Capitolo 14

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"Ma quanto ci vuole?". Saltello su è giù nel bagno di Paola, in attesa della risposta. L'ansia mi sta consumando. "Calmati, Marta!". Paola cerca di tranquillizzarmi, ma so che anche lei è molto nervosa. "Allora? Com'è la linea? Io non ho il coraggio di guardare!". Mi copro gli occhi mentre passo lo stick a Paola. "Allora...linea singola, non incinta. Linea doppia, incinta...Giusto?". Riprende la scatola dove sono scritte le istruzioni per esserne sicura. "Credo che dovresti guardare..." dice a voce bassa. Tolgo le mani dagli occhi molto lentamente e mi avvicino.

 Le linee sono due. Parallele. Rosa brillante.

Sento il mondo crollarmi addosso.

"E' positivo, Paola! Sono incinta!". Mi guarda per un attimo ed i suoi occhi diventano lucidi. Mi getta le braccia al collo ed inizia a singhiozzare.

"Hei! Perché piangi? Dovrei essere io quella in preda alla disperazione!". Tra un singhiozzo e l'altro, con la voce spezzata, riesce a borbottare alcune parole incomprensibili. Qualcosa come: "Non so se piango per la felicità o altro" e "Siamo cresciute troppo in fretta". "Tranquilla Paola. Ora però devo andare". Sento delle voci. Presumo siano rientrati i genitori di Paola.

 Ci ricomponiamo, prima di uscire dal bagno. Saluto la mamma di Paola, mentre lei mi accompagna alla porta. "Ora lo dirai ad Alessandro?" mi chiede, mentre salgo in auto. "No. Per il momento no. Ti chiamo più tardi". Faccio manovra e parto. In quei pochi minuti che separano casa mia da quella di Paola dovrei cercare di tranquillizzarmi. Invece, finisco per scoppiare a piangere ancora una volta. Un bambino in arrivo dovrebbe essere sempre una bella notizia. Lo è. Ma non adesso. Non abbiamo mai affrontato l'argomento e non so nemmeno se Alessandro lo vorrebbe un altro figlio.

Dopo cena, salgo in camera mia, cercando di evitare il più possibile di incrociare i miei. Ho solo voglia di piangere. "Marta, ora che farai?". Paola sospira dall'altra parte della cornetta. Tiro su con il naso. "Non lo so. Per il momento non diciamo niente a nessuno, d'accordo?". So che con lei il mio segreto è al sicuro. "Lo dovrai dire prima o poi. Sempre se vuoi tenerlo". Sospiro. "Certo, Paola. Solo non sono ancora pronta. Prima devo prepararmi mentalmente e devo accettare la cosa!". Mentre parlo al telefono con Paola, rispondo al messaggio di Alessandro, in cui mi chiede come sia andata la giornata. Sarà una settimana molto dura.

**********

"Hei, meine liebe, come mai così pensierosa?". Le sue dita morbide e affusolate si appoggiano sotto il mio mento, sollevandolo. "Sono solo stanca. È stata una settimana piuttosto movimentata in ufficio!". Alzo lo sguardo, e quello che vedo mi piace. Porto la lingua sul labbro inferiore. Inizio ad agitarmi. Alessandro è a torso nudo davanti a me, pronto per entrare nella doccia, mentre io sono seduta sul water. Sorride mentre mi guarda. Inizia a sollevarsi del vapore dalla doccia. L'acqua è calda. "Non entri?" mi chiede, ormai senza più nulla addosso. Faccio segno di no con la testa. La forma del suo corpo resa evanescente dai vetri della doccia è qualcosa di magnifico. Istintivamente accarezzo la mia pancia, pensando a come sarebbe stata la nostra vita in tre. Io, Alessandro e il bambino. Una famiglia. "Mi passi l'asciugamano?". Una voce sensuale mi fa tornare alla realtà. Ritraggo istintivamente la mano dal mio ventre. "Hai da fare stasera?" mi chiede mentre, si veste. Scrollo la testa. "Bene, perché vieni al lavoro con me!". Usciamo dal bagno.

"Che significa?". Alza un sopracciglio. "Semplice. ho la linea 106 delle 21.30 e tu vieni con me". Sorrido. Prende il mazzo di chiavi dal tavolino all'entrata e ci dirigiamo verso la stazione degli autobus, poco lontano. Camminiamo in silenzio, mentre euforia e dubbi combattono dentro di me. È la prima volta che salgo su un autobus di sera. Mentre lui guida, io rimango seduta sulla pedana, al suo fianco. Approfitto della situazione per inviare alcuni messaggi alle ragazze. Ovviamente anche Michela sa della mia gravidanza. Come potevo non dirglielo? Il led del mio cellulare inizia a lampeggiare insistentemente di verde. Un colore che non ho assegnato a nessuno. E chi poteva essere, se non Michael? Leggo il suo messaggio. "Sei libera stasera? Volevo stare un po' con te!". Esito qualche minuto prima di rispondergli che sono già impegnata. Chiudo gli occhi e mi dico mentalmente: "Mi dispiace, ma sono impegnata con il mio amore!". Alessandro mi guarda per una frazione di secondo e sorride. È stato solo un attimo, ma in quell'attimo ha espresso tutto il suo amore per me. È tardi quando torniamo alla stazione degli autobus. "Dai, andiamo!". Mi fa salire nella sua auto. Noto che non ci stiamo dirigendo a casa. "Dove andiamo di bello?". I suoi occhi nocciola guizzano di desiderio. Le sue labbra si curvano in un sorriso, seguite dai suoi baffi.

"Avvisa i tuoi che non torni a casa a dormire". Imbocchiamo l'autostrada verso il mare. La serata è fredda. Alcune stelle fanno capolino dietro alle nuvole. "Perché?" gli chiedo, intuendo dove stiamo andando. Alza le spalle senza rispondere. Dopo quasi due ore arriviamo a Jesolo. Passeggiamo sul lungomare, fino ad arrivare sulla spiaggia. Mi fermo ad osservare il mare. Una distesa nera, agitata dal vento freddo. Alessandro mi abbraccia da dietro. Involontariamente, si è creata l'atmosfera giusta. Forse potrei dirgli, finalmente, che diventerà padre. "Che ci facciamo qui?" chiedo, alzando lo sguardo per guardarlo negli occhi. "Ci deve essere per forza un motivo particolare?". Appoggia il mento sulla mia testa. "Ho visto Michael ieri. Mi sembra cambiato. O per lo meno, sembra ci stia provando" Attendo qualche secondo prima di rispondere. "Non saprei. Continua a non sopportare l'idea di noi due! Ed è ancora innamorato di me!". Non riesco a dirglielo. Non ci riesco. Lo guardo e non ce la faccio ad interrompere questo momento tutto nostro per dirgli una cosa così importante. "Hai visto deve siamo?". Mi fa voltare ed un grido di stupore esce spontaneo.

"La casa della festa! Ma come ha fatto a ricordarti il punto preciso?". Alza le spalle e sorride. "E proprio in questo punto esatto" fa qualche passo avanti "Ti ho baciata quella sera. Il tuo vestito era completamente zuppo. Le tue labbra dolci e il tuo profumo...". Scoppio a ridere, dandogli una gomitata. "E da quando sei diventato così romantico? Perché io sapevo che sei pazzo, ma questa cosa finora mi è sfuggita!". Rimaniamo abbracciati, sulla spiaggia. Con il vento freddo che ci punge la pelle. Assaporandoci ancora una volta. E con una notizia che, a breve, cambierà la nostra vita. Per sempre.

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