Capitolo 3

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Il tempo passa velocemente. È già metà settembre. Domani è il mio primo giorno di lavoro presso una nota azienda di trasporti della zona. Chissà come sarà l'ambiente di lavoro. Intanto, mi godo questa tranquilla serata con Paola e Michela, tra film e popcorn. Il led del mio cellulare inizia a lampeggiare di bianco. Il colore che ho scelto per Alessandro. Lo prendo e leggo il messaggio: "Buona fortuna per domani. Fagli vedere chi sei!". Sorrido e gli rispondo con una faccina sorridente. "Scommetto che era Alessandro!". Annuisco. "Sì. Mi fa gli auguri per domani". "Che carino!" esclamano contemporaneamente Michela e Paola. "Zitte!" rispondo.

È mattina. Mi alzo prima che suoni la sveglia. Devo essere in ufficio alle 9.00, ma è meglio partire con un po' di anticipo. Non devo fare molta strada. L'ufficio si trova a pochi chilometri da casa mia, ma prendo ugualmente l'auto. Arrivo con qualche minuto di anticipo. Dò un'ultima occhiata al mio aspetto attraverso lo specchietto retrovisore e finisco di ascoltare qualche canzone per rilassarmi. "Devo fare buona impressione" penso, mentre scendo dall'auto. Mi assicuro che il cellulare sia impostato silenzioso prima di chiuderlo nella borsa. Non vorrei fare una figuraccia perché il telefono suona. Entro nell'ufficio insieme ad altre due ragazze che incontro all'entrata.

Scambiando due chiacchiere, scopro che una di loro ha frequentato la mia stessa scuola. Questo spiega perché il suo viso mi fosse subito apparso familiare. "Tranquilla. Non ti devi preoccupare del boss. Vuole sembrare un duro, ma è un tenerone!" mi dice, appena saliamo le scale. "Ah, bene!" dico sorridendo. "Ha solo un piccolo difetto: è uno ricco snob" sussurra. Mi accomodo alla scrivania che era stata preparata per me. Saluto altre colleghe che arrivano qualche minuto dopo, notando che la scrivania di fronte alla mia rimane vuota, nonostante sia normalmente occupata da qualcuno, data la presenza di un PC e di vari oggetti. "Sarà assente qualche collega" penso, mentre inizio ad eseguire un calcolo. Alzo lo sguardo per prendere una matita dal portapenne all'angolo della scrivania.

I miei occhi ne incontrano subito un paio di scuri. Quasi svengo. "Tu devi essere Marta, quella nuova". Un uomo alto, con barba e capelli neri, è in piedi davanti a me. Mi alzo per non sembrare scortese e gli stringo la mano. "Io sono Matteo. O, come mi chiamano qui, il boss". Dopo aver preso un caffè, si siede alla sua scrivania. Proprio quella di fronte alla mia. Resto di sasso. Ma il capo non dovrebbe avere un ufficio tutto suo? Certo è strano. Finisco con fatica il lavoro che stavo svolgendo, perché avverto una sensazione strana.

 Mi sento osservata.

Alzo lo sguardo e incrocio di nuovo quegli occhi scuri. Due pozze nere che mi stanno guardando. Dopo un paio d'ore, mi alzo per fare una pausa e ne approfitto per andare in bagno e per prendere un caffè. Scendo le scale per raggiungere il distributore di caffè, che si trova vicino all'entrata. "Allora? La tua prima impressione?" mi sento chiedere da una voce che ho già riconosciuto. Mi ha fatto prendere un colpo. Non si arriva di soppiatto alle spalle di una persona. "Beh, non è male" rispondo, mentre frugo nelle mie tasche in cerca di una moneta. "Lascia stare. Offro io". "Ma, veramente...". Lascio in sospeso la frase. "Va bene. Grazie". Inserisce la sua chiavetta e preme il pulsante per un caffè macchiato. "Ma il prossimo lo offro io, OK?" dico, mentre prendo il bicchiere. "Che fai nella vita, Marta? Oltre la stagista qui da noi, intendo...". Sorride e mette le mani in tasca. Sono contenta che sia una persona con cui si possono scambiare due chiacchiere. A dire la verità, mi aspettavo un classico capo burbero, che impartisce ordini seduto sulla sua poltrona e che è troppo occupato anche per ricordarsi il nome dei suoi dipendenti. "Beh, non c'è molto da dire su di me, se ha letto il mio curriculum...". "Tranquilla. Puoi darmi del tu". Sorride. "Questa è la mia prima esperienza lavorativa. Ho finito la scuola quest'anno". Finisco il mio caffè e mi avvio verso le scale. Ormai presumo che la pausa sia finita. "Aspetta". Mi blocca prendendomi per un braccio. Il suo tocco mi provoca una strana sensazione e credo che anche per lui sia qualcosa di particolare. Ritrae immediatamente la mano, come quando si prende una leggera scossa. "Devo andare" balbetto. Cosa è appena successo? La giornata passa senza che me ne renda conto. Assorta nel mio lavoro, non ho nemmeno notato che Matteo non è più in ufficio. Non vedo l'ora di raccontare tutto alle ragazze e di sentire la voce di Alessandro. Faccio una doccia. Poi, mentre mi asciugo, parlo con le ragazze su Skype. "Ragazze! Vi devo raccontare com'è andata!". "Certo, Marta. Mi pare il minimo!".


Terminata la conversazione, spengo il PC e mi stendo sul letto. Sono sfinita. Ripenso a Matteo e ai suoi occhi. Due pozze nere come la pece. E alla strana reazione al contatto della nostra pelle. Assorta come sono nei miei pensieri, non mi accorgo che il mio cellulare sta vibrando. Non faccio in tempo a rispondere che sento mia madre che mi chiama. "Marta! C'è Alessandro!". "Arrivo!". Scendo le scale di corsa e me lo trovo davanti, in tutta la sua bellezza. "Portala in ufficio in orario, mi raccomando!" dice mia madre prima di allontanarsi. Gli salto in braccio e assaporo il suo profumo. "Certo. Non preoccuparti" risponde, mentre chiude la porta. "È così che si rapisce qualcuno? Chiedendo il permesso ai genitori?" dico, scoppiando a ridere. "Ti amo" mi dice, mentre saliamo in macchina.

N/A

Ciao a tutti..  ci siamo! questo era il primo giorno di lavoro per la nostra Marta; e si è subito "scontrata" con un paio di occhi al dir poco intriganti.  Come gestirà questo capo che si rivelerà subito attratto da lei?

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