39. Ciò che di me resta

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{ Vi lascio con un nuovo capitolo!
Buona giornata! }

***

Mi sveglio dolorante qualche ora dopo.
Non ricordo molto di quello che è successo qualche ora fa. So che mi ha intrappolato sotto il suo corpo e ha fatto cose che se ci penso mi viene da vomitare. Sento la mia intimità bruciare e gli occhi mi si inondano di lacrime per i ricordi che stanno giungendo alla mia mente ma devo reagire, non posso buttarmi giù. Guardandomi attorno vedo Lorenzo dormire sdraiato accanto a me con un sorriso beffardo sulle labbra. Mi accerto che sia addormentato profondamente e faccio una cosa che non avrei mai pensato di fare.
Sentire la voce di Piero ha fatto suscitare in me la ribellione.
Guardo giù dalla finestra e mi maledico per la stupenda idea che mi è balenata per la mente. È molto alto ma è l'unica occasione per salvarmi. Non penso che qualcuno mi troverà in questo posto sperduto.
Scendo saltando dal cornicione della finestra, cadendo di sotto, anche se è abbastanza alto, ma riesco ad atterrare sulle gambe. Mi alzo sulle gambe che mi tremano, probabilmente per l'adrenalina e inizio a correre più in fretta che posso, sono stanca, le gambe mi fanno male e ho come l'impressione di stare per svenire da un momento all'altro, ma continuo a correre per scappare da Lorenzo e da quel posto orribile.

Qualcosa, all'improvviso, mi trascina all'indietro senza che io, paralizzata dalla paura, riesca a opporre resistenza.
La prima cosa che avverto è il senso di gelo sul collo. Mi ci vuole un attimo per realizzare che quello che si è appoggiato alla mia gola non è solo una cosa fredda ma anche rigida, tagliente: è la lama di un coltello.
Sono incollata a lui e il contatto con il suo corpo mi dà il voltastomaco. Dal contatto tra il suo pube e le mie natiche ho come l'impressione che si stia eccitando.
Come un incubo, l'immagine dello stupro ritorna.
Sento in lontananza la sirena della polizia. Lorenzo abbassa istintivamente il coltello dal mio collo.
"Piero...!" Sussurro sottovoce.
"Stai zitta, stupida!" Mi strattona e mi rifila un calcio che mi fa gemere dal dolore, ormai il mio corpo è una mappa che percorre questi giorni orribili, con i segni di calci e di pugni che mi ha dato.

"Non vi avvicinate o la uccido, lo faccio!" intima Lorenzo agli agenti. Appena Lorenzo vede Piero, si irrigidisce e punta il coltello sul mio collo spingendolo più a fondo.
I poliziotti ci hanno accerchiati.
"Posi quel coltello, altrimenti sparo. Spetta a lei decidere!" Urla un poliziotto.
Chiudo gli occhi e sento le gambe diventare gelatina e a poco a poco iniziano a cedere.
Ma Lorenzo, prima che io cada per terra, mi strattona nuovamente facendomi atterrare sul fianco destro e inizia a correre.

Sento i passi di Piero che corre a perdifiato nella mia direzione, finché due mani fredde si posano sulle guance e due braccia mi sollevano. L'ossigeno mi invade i polmoni, permettendomi di respirare più a fondo.
"Amore mio, coraggio, apri gli occhi" fa una pausa e il suo corpo rabbrividisce.
"Ti prego piccola, apri gli occhi" ripete.
Sento le palpebre pesanti ma riesco ad aprire di poco gli occhi riducendoli a due fessure e lo osservo lentamente incontrando i suoi occhi scuri e preoccupati.
"Piero..." sibilo.
"Eccoti, stai qui con me, non mi lasciare"
Le sue labbra si muovono, ma le parole che escono dalla sua bocca non hanno senso, tutto questo non ha senso.
Attorno a me c'è solo il buio.

*

Mi sveglio in una stanza bianca che odora di disinfettante. Dalla finestra entra troppa luce che con il bianco di questa stanza riflette e mi dà fastidio.
Cerco di fare largo nella mente, ma tutto ciò che ricordo è che appena prima di chiudere gli occhi ho incontrato gli occhi preoccupati di Piero. Non ricordo affatto come e quando sono arrivata qui.
Mi guardo attorno spaventata e a dire il vero, un po' impaurita.
Poco dopo sento la porta aprirsi ed entra un dottore sulla cinquantina che si avvicina al letto e mi spiega brevemente tutto.
Ho una lieve commozione cerebrale che fortunatamente è rientrata quasi subito e vari ematomi sul corpo, ma niente di grave, per il resto sto bene.
Per fortuna, la violenza che ho subito non ha riportato cattive conseguenze.
"Ti chiamo il ragazzo che è stato tutta la notte qui?" So già che si tratta di Piero.
"Si grazie" dico tossicchiando.
Entra Piero, seguito da mia mamma.
"Ludo.. mamma mia" dice lei entrando velocemente e correndo verso il letto agganciando la sua mano alla mia.
Guardo Piero che è rimasto in disparte.
"Tutto bene.. sto bene" dico sorridendo.
Mia mamma si siede accanto a me e mi stringe la mano.
Faccio fatica a respirare, mi sento molto indebolita e ho dolori ovunque.
"Dovevi dirmelo, dovevi dirmelo, Ludovica. Perché non hai detto niente?"
"È tutto finito, mamma, non voglio più parlarne" dico e sento già che le lacrime mi stanno salendo.

Parliamo ancora un po' finché mia madre si dilegua e ci lascia soli.
Piero si siede e sposta la sedia più vicino al letto.
"Amore.." dice guardandomi negli occhi.
"Quando mi portava via, ho avuto seriamente paura di non rivederti più" sussurro con le lacrime agli occhi.
"Anche io ho avuto una paura fottuta di perderti." Si siede accanto a me sul letto e mi prende tra le sue braccia. "Sono qui amore mio, ora che quello stronzo è in carcere noi staremo bene e tranquilli, te lo prometto. Nessuno ti farà più del male" dice baciandomi la fronte.
"Ti amo Pie e grazie per avermi salvata"
"ti amo tanto anche io, tantissimo"
Mi riaddormento poco dopo cullata dal lento oscillare delle sue braccia. Mi stringe forte e finalmente dopo molto tempo riesco a sentirmi protetta e al sicuro da tutto.
Non ho bisogno di nient'altro.

*

Mi hanno appena dimesso e sto aspettando che il mio ragazzo venga a prendermi. Sono stata due giorni qui dentro e a poco a poco ho incominciato a sentirmi al sicuro all'interno di queste mura e ora che 'finalmente' posso uscire ho paura. Ho paura di cosa possa trovare là fuori e mi rendo sempre più conto che ho rischiato parecchio in questi giorni e che sono stata fortunata per come si siano concluse le cose.
Vado in bagno e per la prima volta dopo giorni, mi guardo allo specchio. Il viso è contornato da lividi e da piccoli taglietti che ho sullo zigomo. Come le gambe, anche le braccia sono praticamente viola.
Le lacrime scorrono veloci sul mio viso, bagnando la maglia che indosso.

Che cosa ho fatto per meritarmi tutto questo?
Che cosa ho fatto di male?
Domande che sono destinate a restare senza risposta per sempre.

Mi sciacquo la faccia con acqua gelida e poi mi siedo sul letto mentre aspetto Piero.
"Buongiorno piccolina, come stai?" Mi chiede Piero appena entra, camminando veloce verso di me e stampandomi un bacio sulla fronte.
"Meglio." Sorrido dolcemente e gli accarezzo una guancia. È così bello!
"Andiamo?"
Annuisco. Lui prende il borsone e con l'altra mano intreccia le dita alle mie, e mi conduce fuori dall'ospedale.
Appena arrivo fuori, mi guardo attorno e faccio un lungo respiro. Non mi sono resa conto che sono stata in apnea fino ad adesso.

So far but close ~ Il Volo {Piero Barone}Όπου ζουν οι ιστορίες. Ανακάλυψε τώρα