17. E le paure sbattono in faccia

441 12 2
                                    

"Cavolo, Michi, non capisci!" Sbotto continuando a camminare avanti e indietro per la stanza.
Ho i nervi a fior di pelle e questa partenza non mi aiuta per niente.
Sono euforica, sì, per questa occasione, che è l'occasione della mia vita ma stare dall'altra parte del mondo senza nessuno che mi voglia bene accanto mi spaventava parecchio.
"Mi rendo conto che sono stata molto fortunata ma io ho bisogno di avere qualcuno accanto che mi ama, mi spaventa andare lontano da voi, da Piero"
"Ma noi ci siamo!"
"Lo so, lo so perfettamente ma mi fa paura lo stesso" Mi fermo e mi lascio cadere sul letto prendendo un cuscino e stringendolo al petto.
Michela si sdraia accanto a me e restiamo in silenzio.

"Perché non raggiungi Piero qualche giorno? siamo in prossimità del primo novembre, sicuramente il bar chiude.." Chiede la mamma mentre ceniamo.
"Non voglio farlo preoccupare inutilmente!" Rispondo mentre pilucchio l'insalata che mi sono preparata.
"Guarda che a lui farà solo piacere passare un po' di tempo con te.." sorride lei.
Sorrido anche io.

Sono le undici di sera, come al solito i pensieri non mi fanno dormire perciò senza fare rumore, indosso rapidamente un paio di pantaloni comodi, una felpa molto spessa, delle scarpe da ginnastica e infilo dentro una sacca un quaderno, una biro, il mio fidato e amato Mp3 e una tavoletta di cioccolata.
Chiudo la porta alle mie spalle e inizio a camminare dapprima lentamente poi sempre più veloce.
È questo il modo in cui mi stacco dalla realtà ed entro in un mondo tutto mio.
Con la voce di Bruno Mars che risuona a tutto volume nelle cuffie, mi allontano dalla città andando verso la periferia circondata dalla natura.
Tutto è avvolto nel silenzio della notte, non c'è un rumore, non c'è nessuna macchina che sfreccia sulla strada. Si sente solo l'eco dei miei passi che risuonano ovattati.
Mi fermo appena arrivo davanti alla mia meta, un parco dove si erge una quercia enorme.
Vengo sempre qui quando ho bisogno di stare da sola.
Mi siedo, appoggio la schiena sul tronco dell'albero e chiudo gli occhi.

In fondo la mia decisione l'ho già presa.

***
Sono passati tre giorni dal quasi attacco di panico. Sono appena tornata dal turno al bar ed sono esausta. È sabato sera ma non ho voglia di alzare neanche un dito per uscire.
"Sento le tue rotelle pensare dalla soglia di casa!" Dice una voce che mi fa sussultare.
Mi volto e vedo Piero appoggiato sullo stipite della porta.
"Il vizio di arrivare di soppiatto non te lo toglie nessuno!" Sorrido e corro ad abbracciarlo. "Aspetta ma come sei entrato?" Chiedo poi staccandomi di poco dalle sue braccia.
"Ho chiesto a tua madre di darmi le chiavi del tuo appartamento"

"Lo sai che so tutto.." Sussurra Piero all'orecchio e mi abbraccia da dietro. Adoro quando lo fa.
Lo guardo senza capire a cosa si riferisca.
"Per la proposta di Chicago" spiega lui.

"Michela?" Chiedo, solo lei lo sapeva.
"No, Ignazio!" Giusto, Michela dice tutto a Ignazio che riferisce il tutto a Piero.

Un grande classico.

"Non so se accettare!" Confesso io allora.
"Ludovica!" Piero mi rimprovera ma tenendo un tono dolce.
"Sentiamo, perché dovresti rinunciare?" Dice marcando il suo accento siculo.
Sospiro. " un anno, Pié.." butto lì, perché non voglio che sappia il vero motivo per cui avrei rinunciato, ovvero lui.
"Non è una scusa sufficiente" dice convinto. "Quell'orchestra ti sta offrendo un lavoro importante, a livello internazionale. Non si può rifiutare!"
"Oh certo che si può.." dico e faccio per uscire dalla stanza ma lui mi ferma con un braccio, mi fa girare e mi trae a sé baciandomi inaspettatamente.
Mi accarezza il collo mentre le nostre bocche si scontrano.
"Accetta!" dice affannato per via del bacio passionale e pieno di desiderio che ci siamo appena scambiati.
Lo guardo negli occhi. "Ma si parla di un anno di lavoro, 12 mesi. Chi ci sta tutto questo tempo senza di te?" Dico ormai a cuore aperto.
"Ah ecco qual è il vero motivo! E poi mi sento dire che l'amore non esiste. Sei la dimostrazione di quello che desidero!" Dice Piero con la faccia da tenero.
"Non cambiare discorso, Piero!" Rispondo anche se mi sento avvampare dentro.
"Sì ritornando al discorso di prima, tu ci vai!"
"Riuscirò mai a sviare da una tua ramanzina?"
"Sai che ho ragione.."
"Sì lo so!"
Mi bacia e mi abbraccia stretta.

***
"Tesoro, devi chiamarmi almeno tre volte al giorno e messaggiarmi ogni volta che puoi.."
Dice Piero. Siamo sdraiati avvolti soltanto dal lenzuolo bianco dopo aver fatto l'amore.
"Addirittura tre volte?" Ridacchio.
"Non ridere, signorina. Mi manchi anche se siamo lontani da cinque minuti, figurati per un anno" Piero sgrana gli occhi, rendendosi into di quello che ha appena detto. "Cavolo, un anno!"
"Già, sarà lunghissimo! Ma ti verrò a trovare tutte le volte che posso"
"Mi mancherà la tua parlantina" sospiro tragica.
"A me mancherà la mia ragazza" Sorride lui dandomi un bacio sul naso.
***
È arrivato venerdì, il giorno della mia partenza per l'America.
Le paure non sono svanite del tutto, ma una sensazione di curiosità ed euforia si è fatta largo in me.

"Il gate per il volo Bologna/Londra è aperto. Vi preghiamo di dirigersi verso i controlli" risuona la voce metallica dell'autoparlante dell'aeroporto.
Ho deciso di partire da Bologna in modo da stare ancora qualche giorno con i ragazzi, manca solo Francesca che è in Sicilia per lavoro.
Una volta arrivata a Londra farò scalo per Chicago. Starò stata in viaggio tutto la notte, Piero sbuffa leggermente e mi guarda triste.

È arrivato il momento di salutarsi, speravo che quel momento non arrivasse mai.

Michela si asciuga una lacrima.
"Michy, non vado mica in guerra, chiudi i rubinetti" le ordino con tono scherzoso.
Tira su col naso e mi abbraccia talmente forte, mi sta stritolando nel vero senso della parola.
"Come faccio senza di te?"
"Esistono i cellulari, i pc. Potete chiamarmi sempre e quando potrò verrò a trovarvi!"

"Tienimi d'occhio Barone" dico abbracciando Gianluca.
"Questo e altro, Ludo, buon viaggio!"

"Gnoma, buon viaggio!" Mi sussurra Ignazio alzandomi leggermente da terra.
"Ehi, come mi hai chiamato?" Sorrido.
"Ma vedi tu, per abbracciarti devo sollevarti. Come ti devo chiamare, Gigante?"
È l'unico che riesce a sollevare l'atmosfera anche in questi momenti tristi.

Piero mi guarda tenendo il mio zaino in una mano.
Non ce la posso fare, è questa la parte più difficile.
Ci guardiamo negli occhi per un po' fino a che non ci abbracciamo di scatto.
Siamo davvero dipendenti dai nostri abbracci, dai nostri occhi, l'uno dall'altra.
Gli accarezzo il viso dolcemente mentre lui mi osserva con gli occhi lucidi.

L'autoparlante dell'aeroporto risuona di nuovo e lui mi lascia un ultimo e dolce bacio sulle labbra.

"Ti amo" dico cercando di trattenere le lacrime che minacciano di solcarmi le guance.
"Anche io ti amo, tanto" Sussurra Piero..

"Devo andare"
Piero mi porge lo zaino"Fai attenzione, ti prego."
"Ti chiamo appena atterro"
Mi lascia un'ultima carezza sul viso e sciolse l'intreccio delle nostre mani.

"A presto" dico Ludovica mentre mi avvio verso il gate.

I ragazzi e Michela mi salutano con la mano.
Mando giù il boccone amaro e mi volto dirigendomi verso l'imbarco.

È difficile separarsi dalle persone con cui ho condiviso tutto.

Sono la mia famiglia.

So far but close ~ Il Volo {Piero Barone}Where stories live. Discover now