Sam da accidentalmente fuoco a tutto

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- Io sono Donovan, capo della casa di Apollo. Benvenuto al Campo Mezzosangue! Vieni, Chirone e il Signor D ci stanno aspettando alla Casa Grande. Ti verrà spiegato tutto-



Quando finalmente Tony fu al sicuro nelle mani di Chirone, Sam decise di andare a dormire, ma non chiuse occhio, pensando al disastro che aveva combinato sulla collina. Si rigirò nel letto per ore, poi, quando vide spuntare l'alba, decise di alzarsi e uscire, facendo due passi. Fortuna volle che incontrò esattamente la persona che voleva vedere sulla spiaggia.

- Eeemi!- belò felice, trottando verso la figlia di Ade.

Emeraude sorrise e lo salutò con un gesto della mano. Era cambiata, da quando era diventata l'Oracolo, sembrava più felice, più serena e sorrideva spesso.

- Sam, sei mattiniero! Ho sentito che ieri hai portato qui sano e salvo un altro semidio, che bravo!-

Invece di gioire, Sam sospirò e si mise a raccontarle il suo penoso tentativo di salvare lui e Tony dalle due creature sputafuoco. Emeraude lo ascoltò e, alla fine, rise divertita.

- Emi non ridere- brontolò Sam, le orecchie che si arrossavano.

- Scusa, ma deve essere stato divertente- disse Emeraude, sorridendo- in ogni caso, che ti importa? Lo hai portato qui, è al sicuro, il tuo lavoro lo hai fatto! Sei troppo duro con te stesso, Sam-

Non molto convinto, Sam lasciò uscire un belato sconfortato.

- Che tipo è il ragazzo nuovo?-

- Sembra uno a posto. Usa un sacco di parole in spagnolo! Ma è simpatico-

- Chissà di chi è figlio...-

- Ah, bella domanda! Per ora starà nella casa Undici come tutti quelli che non sanno dove andare. Matt ne sarà felice, sono sovraffollati come al solito-

Emeraude lo prese sottobraccio e cercò di confortarlo mentre passeggiavano, raccontandogli cose divertenti o facendosi dire come aveva passato quelle settimane in Messico. Alla fine arrivò ora di colazione e si recarono alla mensa. Come Sam aveva presupposto, Tony sedeva al tavolo della casa di Ermes, ma era certo che presto sarebbe stato riconosciuto. A volte gli dei non sapevano di avere dei figli mortali, se ne rendevano conto dopo parecchio e non sempre mantenevano la loro promessa fatta a Percy Jackson.

Mentre salutava alcuni amici ninfe e satiri, Sam notò qualcosa di insolito al tavolo di Ecate. La maggior parte delle ragazze se ne stava stretta attorno alla piccola Michaela, che pareva sull'orlo delle lacrime. Istintivamente, Sam ruotò la testa verso il tavolo di Efesto e notò l'assenza di Ian Magnussen. Oltre ad essere il capo della sua casa, Ian era un ragazzone alto e robusto, impossibile non vederlo. Le sue budella si torsero: Ian non c'era, Michaela sembrava molto preoccupata, non è che era successo qualcosa? Invece di raggiungere gli altri satiri, si avvicinò a Donovan.

- Don, come mai Ian non c'è?- chiese a bassa voce.

I ragazzi e le ragazze di Apollo lo guardarono storto, si era quasi intromesso in mezzo a loro senza permesso, ma Donovan si limitò a voltarsi verso la casa di Efesto.

- Già- fece, notando solo ora la sua assenza- bella domanda davvero!-

- Vuoi dire che non lo avevi notato?-

- No. Ian doveva rientrare ieri, in effetti-

Sam si diede una pacca sulla fronte. Aveva scordato che Ian adesso studiava all'università e andava e veniva dal campo ogni volta che poteva. Ma avrebbe dovuto rientrare e di solito, quando lui diceva una data, era di parola.

- Forse un ritardo del treno- ipotizzò il satiro, cercando di sorridere.

- Ian non farebbe mai preoccupare i suoi amici- fece Donovan, notando però la faccia scura di Michaela- tantomeno Michaela... sono sicuro che arriverà da un momento all'altro-

Si scambiarono un'occhiata, ma nessuno dei due sembrava molto convinto. Annuendo, Sam si spostò, pensieroso. Mancava solo una settimana e poi sarebbero iniziate le vacanze di natale e molti semidei avrebbero fatto ritorno, tra cui Riley, Billy e Adam. Magari Ian era davvero solo un po' in ritardo, il mondo mortale poteva essere terribilmente fastidioso, a volte, con i suoi mezzi in ritardo e l'impossibilità di combattere i mostri con tranquillità.

Nel pomeriggio, mentre i semidei si allenavano nelle attività quotidiane, Sam stava girovagando per i campi di fragole, quando notò Amelia da sola al laghetto delle canoe. Stava per salutarla, ma vide che aveva un'aria molto triste e fissava la superficie dell'acqua. Che succedeva alla casa di Ecate?

- Emh, Amelia, ciao- le disse timidamente, temendo di disturbarla.

La ragazza si riscosse e, quando lo vide, imbastì un sorriso.

- Ciao- rispose- sei stato davvero bravo ieri! Tony sembra molto simpatico-

- Beh, non ho fatto nulla... ma stai bene? Sta mattina Michaela e ora tu, sembrate così tristi!-

Amelia scosse il capo.

- Michaela è solo preoccupata per Ian e la capisco- rispose- ma sono sicura che non è successo nulla-

- E tu?-

Prima di rispondere, Amelia gli porse quello che stringeva tra le mani: era un pezzettino di carta con pochi scarabocchi. Sam riconobbe la calligrafia.

- Me lo ha dato Adam prima di fine estate- disse Amelia, tristemente- lei... lei mi voleva bene e io non lo sapevo... non sapevo nemmeno che esistesse! Ero così presa da me stessa e dal mio amore impossibile che mi sono preclusa tutto. Avrei voluto conoscerla meglio, ma ora lei non c'è più e io non saprò mai cosa provava davvero per me, non glielo sentirò mai dire-

Tornando a guardare il foglietto in cui Sylvia aveva abbozzato velocemente i propri sentimenti per Amelia, Sam tirò su col naso. Sì, era davvero una cosa triste. Le restituì il foglio, incapace di dire qualcosa che le fosse di conforto.

Alla fine pensò fosse meglio lasciarla sola, così si allontanò, osservando la figura curva di Amelia che stringeva tra le mani il suo prezioso foglietto. 

Riley Jackson e gli Dei dell'Olimpo - Il Seme della Follia [CONCLUSA]Where stories live. Discover now