Non sono silenziosa, semplicemente non mi va di conoscerti.

Pensò il mio subconscio.
-"Strano, mi succede soltanto con gli estranei"- decisi di abboccare, di stare al suo gioco. Non volevo di certo farmi cogliere impreparata. Robert mi aveva "preparata" bene, creato in me un enorme corazza che soltanto io e nessun altro potevamo abbattere.
-"Be' conosciamoci allora, così non sarò più un estraneo"- mi schioccò un occhiolino, ed io sollevai gli occhi al cielo.
-"Cosa fai nella vita Nina?"- arrivarono le nostre birre, e lui ne fece un lungo sorso.
-"Lavoro come maestra in un asilo"- risposi in tono distaccato guardando oltre e sorseggiando la mia bevanda.
-"Cavolo dev'essere davvero una rottura di palle"- disse, scoppiandomi a ridere in viso. Il che mi diede praticamente troppo fastidio, non solo non conosceva le buoni maniere, ma aveva anche il coraggio di giudicare il lavoro degli altri.
-"E sentiamo tu invece che lavoro fai?"- posai i gomiti sul tavolo, e presi a guardarlo con un tono di sfida. Prima di rispondere, si guardò intorno ed ingoió la birra che aveva trattenuto per qualche seconda in bocca.
-"Nessuno"- non mi guardò in viso, sembrò deluso e infastidito dalla sua risposta, ma decisi di fargliela pagare ugualmente.
-"E quindi "nessuno" sarebbe meglio di una maestra d'asilo?"- storsi il naso iniziando ad innervosirmi.
-"Certo che si! Sai come si dice? Chi non mira in alto, insegna"- ridacchiò diabolicamente, a mia discolpa.
-"Oh.. be' i nullafacenti invece sono i classici figli di papà, vivono sulle loro spalle"- lo colpì come lui aveva colpito me, mi sembrò un po eccessivo ma infondo non lo conoscevo e non mi importò più di tanto. Megan e Jason presero a guardarci straniti della nostra discussione.
-"Sei soltanto una maestra del cazzo, non sai niente della mia vita"- sbottò egli, mi alzai e mi protesi verso di lui afferrando il boccale di birra e rivesciandoglielo sul viso fino a fargli diventare fradicia la t-shirt e i pantaloni.
-"Stronzo!"- escalami, ed uscì dal locale.

Un'ora dopo..

-"Si può sapere perché hai tratto così quel poveretto?"- esclamò la mia amica, mentre eravamo in auto con l'intenzione di tornare a casa.
-"Ma hai sentito quello che mi ha detto?"- non risposi, bensì le feci un'altra domanda.
-"Non rispondermi con un'altra domanda Nina. E poi, scusa hai sentito così gli hai detto tu?"-  storse il naso.
-"È uno stronzo"- tagliai corto, Megan sollevó gli occhi al cielo ormai non era praticamente la prima volta che mi vedeva trattar male un ragazzo povero e indifeso. A mia discolpa, quel tizio non era per niente indifeso e nemmeno povero. La conversazione per fortuna finí lì e in men che non si dica arrivano nel vialetto di casa mia, gliene fui grata per avermi accompagnata a casa così presto e che la serata fosse terminata perché probabilmente ero così stanca da non tenere neanche un minuto di più gli occhi aperti. Spese il motore, quando fummo di fronte alla scalinata di casa.
-"Devi chiedergli scusa"- urló Meg cacciando fuori la testa dal finestrino, io ero già uscita e in risposta le sollevai un dito medio, la sentì ridere a fior di labbra. Quando chiusi la porta alle mie spalle ero sfinita, avevo lavorato tutto il giorno, cucito almeno cinque abiti dopo il turno all'asilo, quindi l'unica cosa sana e intelligente da fare era dormire.
-"Mi spieghi cosa significa questo?"- mia madre era piazzata in salotto, con le braccia conserte e il viso contorto per non parlare della sua camicia da notte poco sobria. Stetti per salire le scale in legno marrone quando ella con la sua voce ancora assonata mi fece bloccare di sasso.
-"Volevo dirtelo, sul serio.."- mi giustificai, avvicinandomi.
-"Dirmi cosa?? Che ti sei licenziata dall'asilo? Che da oggi in poi non vedremo più un soldo? Sai bene che non lavoro"- sbraitó.
-"Mi dispiace mamma ma è ora che le cose cambino. Io.. io ho intenzione di andarmene"- confessai.
-"Andartene? E dove?"- i suoi occhi si riempirono di lacrime, ma sapevo benissimo che in realtà le sarebbero mancati di più miei soldi anziché sua figlia in carne ed ossa.
-"Non lo so.. e non so quando, sto cercando un altro lavoro"- tenni la testa bassa e misi le braccia conserte. La donna inaspettatamente mi venne incontro e mi racchiuse in un fievole abbraccio che malgrado non ricambiai.
-"Tesoro siamo rimaste sole.. lo so che vuoi continuare a fare la tua vita ma vorrei tanto che tu restassi qui con me"- quelle lacrime uscirono allo scoperto bagnandole completamente le gote. Gliele asciugai, d'altronde la volevo bene e quando era sobria riuscivo ad apprezzare quelle piccole e minuscole qualità che possedeva.
-"Non preoccuparti mamma, andrà tutto bene"- la rassicurai, poi a passo spedito mi recai in camera con l'intenzione di andare direttamente a dormire senza neanche spogliarmi, ero troppo stanca. Quando adagiai finalmente il capo sul guanciale, per uno strano e insolito secondo pensai a quei capelli corvini e a quegli occhi penetranti. "Tanto bello, quanto odioso" pensó il mio subconscio, poi però il tutto fece spazio alla rabbia e al ribrezzo, il solo pensare al suo viso mi fece percepire un cumulo di nervosismo pronto ad esplodere da un momento all'altro. Tirai il cuscino al di sotto del mio capo e lo premetti più volte sul mio viso per cancellare quell'immagine disgustosa e soave allo stesso tempo. Dopo pochi minuti, mi addormentai.

Il mattino dopo lo passai interamente al computer nella speranza che viaggiare su internet m'aprisse qualche porta soprattutto nel modo del gossip e della moda, ma forse quello non era per niente il mio giorno fortunato. Nel pomeriggio decisi di uscire e di portare con me un album e una matita. Per fortuna riuscì a sgattaiolare via di casa senza che mia madre se ne accorgesse, di solito nel pomeriggio beveva sempre qualche bicchierino di troppo e non riuscivo per niente a tollerarla. Presi velocemente le chiavi della mia Juls, una Fiat rossa un po' malconcia che ero riuscita a comprarmi mettendo via qualche risparmio. Con mio padre c'ho passato pochissimo tempo nella mia vita, non ricordavo quasi nulla quando avevo sei anni scappò con un'altra donna, dimenticandosi completamente della mia esistenza. Accesi il motore, e così mi recai nell'unico posto nel quale fin da bambina mi metteva tranquillità e pace, una collina dove il tramonto lo si poteva scorgere perfettamente, un parco tranquillo e solitario.
Era passato un po', da quando mi ero accomodata sulla panchina in metallo verde e avevo preso a disegnare ciò che vedevo di fronte. Sospirai, osservando quella grande bolla gialla e arancio che man man scompariva dietro un panorama scuro e rosso. Un vento violento improvviso mi scompiglió i capelli e fece finire sull'asfalto il mio album da disegno. Quando mi calai per poterlo recuperare scorsi al di sotto un volantino:

"Maison Cartier: alla ricerca di giovani talenti un concorso che amplierà il nostro team, iscriviti a questo indirizzo se lavorerà nella moda è sempre stato il tuo sogno"

Il cuore quasi mi balzó dal petto, recuperai il pezzetto di carta con le mani tremanti e lo adagiai sulle ginocchia. Nel piedi pagina c'erano due numeri di telefono ed una mail da cui poterli contattare. Respirai a pieni polmoni e sorrisi come mai mi era successo, forse quella bolla giallo arancio avvolta nel panorama rosso e scuro stava calando per far vita ad una sfera più luminosa e più grande.




#ANGOLOAUTRICE

Bene, cosa ne pensate di questo inizio? Può andare? Vediamo cosa succederà nel prossimo capitolo se siete curiosi vi invito a passare subito al prossimo!

Miss Adams❤️

IL CORAGGIO DI RESTARE (In corso)Место, где живут истории. Откройте их для себя