4. Gabriel

1.2K 47 7
                                    

"Sulla pelle uno sguardo che hai lasciato
dentro di me."
-Rkomi

Il giorno dopo mi svegliai con un dolore atroce alla testa. Con due dita mi massaggiai le tempie. Ieri avevo davvero esagerato ma avevo bisogno di staccare la mente e in quel momento alcol era l'unico che sarebbe riuscito a farmi dimenticare anche solo per un secondo , della mia vita incasinata. Che non riguardava solo Sofia ma tutta la mia intera vita.Mi sedetti ai bordi del letto e vidi sul pavimento un bracciale. In quell'esatto momento mi vennero dei flashback di Sofia nella mia stanza. Delle mie mani che avvolgevano il suo esile corpo, del profumo dei suoi capelli che mi inebriava le narici, delle mie labbra sopra il suo collo. Cazzo se non se ne fosse andata , sicuro me la sarei scopata per quanto io avessi bevuto. Presi quel bracciale da terra e uscii dalla mia stanza assonnato. Ero così stanco che arrivai in cucina senza maglia, con solo un pantalone grigio della tuta.
"Buongiorno." Dissi grattandomi la nuca. C'era anche Sofia che beveva il suo caffè. Appena mi vide il suo viso divenne rosso per l'imbarazzo.
"Gabriel sei allergico al tessuto per caso?" Mi chiese mia madre in modo ironico.
"No perché?" Domandai senza capire.
"Sei a petto nudo." Disse facendo notare l'evidenza.
"Non penso che Sofia si scandalizzi più di tanto no?" Mi avvicinai alla macchinetta del caffè.
"Dico bene Bambi?" Dissi in modo quasi malizioso, ormai avevo capito come farla arrabbiare ed ero sicuro che sarebbe diventato il mio passatempo preferito.
Mi guardò male per poi allontanarsi dal bancone. Risi a quella sua reazione.
"Vado a prepararmi." Mentre si allontanava i miei occhi scivolarono sulle sue curve e su quel culo perfettamente sodo. Solo in quel momento mi accorsi del corpo da urlo che aveva. A riportarmi alla realtà era la voce di mia madre.
"Allora cosa farai oggi?" Mi sedetti a tavola nel mentre mi porgeva il piatto con la mia colazione.
"Non lo so penso che mi incontrerò con i ragazzi." Dissi mangiando il mio pancake.
"Potresti accompagnare Sofia al primo giorno di scuola?" Ruotai gli occhi in modo infastidito.
"Perché devo farlo io? Esiste lo scuolabus." Dissi con il boccone ancora tra i denti.
"Smettila di avere questo atteggiamento. Deve sentirsi a casa e tu non l'aiuti" mi guardò con uno sguardo severo.
"E tu smettila di fingere che sia tutto ok." Dissi alzandomi da tavola, mia madre aveva una capacità di rovinarmi l'umore che era impressionante, salii le scale e prima di entrare in camera mia , dovevo ridare il braccialetto a Sofia. Bussai alla sua porta e aprii in modo brusco come se sapesse già chi ci fosse stato dietro alla porta.
"Ti serve qualcosa?" Mi domandò quasi seccata.
"Tieni lo hai perso ieri sera." Dissi porgendole il bracciale.
"Grazie ora puoi andare." Disse invitandomi ad allontanarmi dalla porta.
"Io me ne vado solo quando ne ho voglia , ricordatelo." Dissi stringendole leggermente il mento per poi allontanarmi da lei.
Entrai nella mia camera e dopo essermi fatto una doccia iniziai a vestirmi, indossando una felpa nera , jeans strappato e Vans nere. Uscii dalla mia stanza e scesi giù , aspettando Sofia,
la vidi scendere e indossava una semplice maglietta nera con delle linee bianche e una giacca sopra. I capelli lunghi le cadevano sulla spalla.
"Ti accompagnerà Gabriel a scuola va bene?"  Presi le mie chiavi dell'auto e Sofia annuì semplicemente senza controbattere.
"Andiamo." Dissi in modo secco.
Entrammo in auto e ci dirigemmo verso la sua scuola.
"Mi dispiace per tua sorella." Mi paralizzai appena la nominò.
"E tu come fai a saperlo?" Dissi guardando la strada.
"Tua madre me lo ha detto questa mattina. Adesso capisco perché ce l'hai con me." Girai per due secondi il mio sguardo verso di lei,giocherellava con le sue dita e aveva il capo basso.
"Io non ce l'ho con te ma con i miei." Ripresi a guardare la strada.
"Allora perché mi rispondi sempre male." Disse sistemandosi sul sedile. Non risposi a quella sua domanda perché nemmeno io sapevo la risposta.

Arrivati a destinazione parcheggiai l'auto e  aspettai che scendesse. Mia madre mi raccomandò di aspettare che entrasse a scuola nel caso succedesse qualcosa. Ma cavolo! Aveva 19 anni dovevo ancora badare a lei come un babysitter? Mi avvicinai al cancello nero e la vidi parlare con delle ragazze. Una delle due era Ginevra.Continuai a scrutarle cercando di capire cosa le stessero dicendo ma non riuscivo a capire un granché.
Dopo un po' vidi Sofia allontanarsi da loro ma stava uscendo dal cortile. Se ne stava andando. Cazzo! Presi l'auto e la seguii per capire dove potesse andare. Non potevo lasciarla andare in giro da sola o mia madre mi avrebbe ucciso. La affiancai con l'auto mentre camminava con le braccia conserte.
"Che stai facendo? Torna a scuola. Non voglio altri problemi." Dissi urlando dal finestrino per farmi sentire.
"Ma vuoi lasciarmi in pace?" Mi guardò male.
"Non ti lascerò in pace. Sai perché ? Perché sono responsabile per te. Quindi adesso entri in auto e ti accompagno a scuola. Di corsa." Dissi categorico. Non mi dava ascolto. Parcheggiai l'auto e andai verso di lei. La presi per un braccio.
"Ma che stai facendo ? Lasciami!" Aprii la portiera per poi farla sedere e chiuderla subito dopo. Entrai anche io e misi le sicure per non farla uscire.
Feci retromarcia e tornai nuovamente verso la scuola.
"Che ti hanno detto quelle ragazze per farti scappare così?" Cercai di capire la sua reazione , mentre continuavo a guidare.
"Non credo siano fatti tuoi?" Mi disse guardando fuori dal finestrino.
"Dimmi cosa ti hanno detto forza." Dissi incitandola.
"Per farmi prendere ancora per il culo da te? No grazie." Parcheggiai l'auto.
"Ma chi ti prende per il culo. Dai dimmi cosa ti hanno detto?" La vidi incupirsi, abbassando il capo.
"Che i miei genitori sono morti per colpa mia."
"Tutto qui?" Dissi guardandola .
Fece una risata nervosa " È solo il secondo giorno e ti sei già dimostrato per quello che sei." Stava per uscire dall'auto ma la fermai.
"Ti ho detto che devi badare a come parli,tu non mi conosci." La guardai in modo serio.
"Tu mi stai giudicando dal primo momento, quindi si scusami se sto iniziando a pensare che tu sia uno stronzo." le afferrai delicatamente il collo, avvicinandomi al suo orecchio
"Bambi, stai giocando con il fuoco." Dissi sussurrando
"Che c'è non ti piace essere chiamato stronzo?"
"Continua e vedrai di cosa sono capace." Dissi lasciando la presa sul suo collo. Finalmente uscii dalla mia auto e la vidi entrare a scuola. Quella ragazza stava mettendo alla prova la mia pazienza. Missi in moto la mia auto e mi diressi verso casa di Manuel il mio migliore amico. Ci conoscevamo dai tempi dell'asilo. Per me era il fratello che non avevo mai avuto. C'era sempre per me.

Parcheggiai l'auto davanti alla sua casa e andai verso la porta d'ingresso. Dopo aver bussato la sua folta chioma marrone spuntò dalla porta, aveva gli occhi socchiusi. Segno che si fosse appena svegliato.
"Sei serio? Ti sei svegliato solo ora?" Domandai ridendo.
"Amico abbiamo fatto serata ieri cosa ti aspettavi? Io ho sonno. Ero andato anche a riprendere la tua auto." Mi fece entrare e mi fece segno di entrare in cucina, mi sedetti sullo sgabello, appoggiando le braccia sul bancone.
"Allora i tuoi ancora non tornano?" Domandai vedendo che fosse solo.
"Per fortuna si , sono da mia nonna in Brasile." Disse prendendo il cartone del latte  per poi versarlo nella sua tazza della Marvel, con al loro interno i cereali.
"Sta di nuovo male ?" Domandai bevendo il caffè uscito poco fa.
"Si ha pur sempre 90 anni, non è più quella di una volta." Disse portandosi un cucchiaio di cereali in bocca, masticando.
"Immagino, hai sentito Theo in questi giorni?" Controllai il mio telefono per vedere se ci fosse un suo messaggio ma nulla.
"L'ultima volta è stato ieri sera, ha litigato non so con chi e se ne andato. Ora dovrebbe essere a scuola con Amanda. Ma parliamo di te. I tuoi hanno preso in affido la ragazza?" Sorseggiai il mio caffè, guardando altrove.
"Si, si chiama Sofia. È davvero insopportabile."
"Almeno è sexy?" Disse in modo malizioso mentre riponeva nel lavandino la sua tazza ormai vuota.
"Sai di essere un porco?" Dissi ridendo. "Comunque si è dannatamente sexy." Ammisi , ed era vero, per quanto mi stesse sul cazzo era davvero bella e c'erano cose di lei che mi attraevano ma ancora non sapevo cosa.
"Amico attenzione, è la tua sorellastra. Non ti vedrà mai in quel modo." Disse sfidandomi.
"Manuel non sfidarmi, mi ci vuole poco per farla cadere ai miei piedi." Mi porse la mano invitandomi ad accettare.
"Facciamo una scommessa, io dico che non ci riuscirai." Non sapevo se accettare o meno ma strinsi ugualmente la sua mano.
"Ci sto." Lo guardai fisso negli occhi sapevo che era una cosa meschina ma quando qualcuno mi sfidava, cercavo sempre di dimostrare il contrario.

L'Ennesimo Errore.Where stories live. Discover now