16. Gabriel

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La mattina seguente mi svegliai per via della luce del sole che subentrava dalle fessure delle persiane. Ero rimasto a dormire da lei, mi staccai delicatamente per non svegliarla e mi alzai dal letto, scesi le scale e i miei genitori erano intenti a fare colazione.
"Buongiorno." Dissi grattandomi la nuca.
"Buongiorno tesoro, dormito bene?" Mi domandò mia madre mentre sorseggiava il suo caffè.
"Oh si, ho dormito bene."
"Buongiorno." Sentii la sua voce soave provenire dal salone.Mi paralizzai per un momento.
Mi guardò per pochi secondi per poi prendere una brioche e addentarla. Finì di mangiarla e uscì dalla cucina. Il mio istinto mi portava sempre da lei, la seguii e la fermai come la prima volta , contro il muro del corridoio.
"Lasciami." Disse in modo freddo. Era davvero arrabbiata con me.
"No, non ti lascio." Dissi tenendola ferma dai fianchi.
"Ti ho detto che non devi toccarmi, vai a scoparti la tua amichetta." Disse cercando di andarsene, feci sbattere nuovamente la sua schiena al muro.
"A te cosa importa con chi scopo? Per caso sei gelosa Bambi?" Dissi sottovoce in modo malizioso, provocandola.
"Non dire cazzate." Disse spingendomi con tutta la forza che aveva , per allontanarmi. Salii le scale seguendola , ed entrai  nella sua camera.
"Adesso spiegami perché sei così arrabbiata con me." Dissi facendola girare verso di me. La notte prima  pensavo che avendole chiesto scusa si sarebbe calmata un po' ma non era così. Era arrabbiata per via di Ginevra, non sa però che con lei non ci avevo fatto proprio nulla.

La sera prima
Uscii da quella stanza e scesi giù , presi il viso di Ginevra tra le mani baciandola in modo rude.  Gli morsi il labbro inferiore in modo violento, la misi a novanta e le alzai il vestito e mi abbassai i pantaloni ma prima che potessi fare qualcosa le immagini di Sofia tornarono nella mia mente, di lei nuda e indifesa sotto di me , la sua pelle liscia, le sue lentiggini sul suo naso delicato che accentuava i suoi occhi verdi che mi facevano impazzire, i suoi capelli castani che erano così lunghi da coprirle i seni , le sue labbra carnose , di colore bordeaux, non si truccava mai ma quando lo faceva era stupenda , anche se la preferivo acqua e sapone perché aveva una bellezza naturale che nessuna aveva e che non avrebbe mai avuto.
Mi chiusi nuovamente i pantaloni.
"Che cazzo stai facendo?" Disse Ginevra alzandosi e abbassandosi il vestito verde.
"Mi sono ricordato che devo tornare a casa."
"Non dirmi cazzate , è per quella stronza di Sofia?" Disse alterandosi.
"Bada a come parli. Stronza sarai te." Dissi difendendola.
"Ah bene quella puttana ti ha fottuto il cervello , sei cotto di lei." Guardandomi poteva vedere l'inferno nei miei occhi.
"Ginevra ti ho detto di non farmi incazzare. Tu in quel modo non la chiami e non la difendo perché mi piace ma perché diventerà mia sorella. E ti avviso se le fai qualcosa a scuola e lo vengo a sapere invierò a tutte le università che hai scelto come sei brava a fare un pompino. Non vorrai rimanere senza Università vero?" Dissi minacciandola. Non lo avrei mai fatto ma dovevo spaventarla.
"Non lo faresti mai." Disse spalancando gli occhi.
"Non sfidarmi non sai di cosa io sia capace."
Uscii da quella stanza e mi diressi fuori casa, vidi Sofia nel taxi e decisi di prenderlo insieme a lei.
Fine flashback

Si mise con le braccia conserte guardandomi.
"Sei serio? Cazzo! Prima mi scopi, poi te ne vai e ti vai a scopare Ginevra come se dovessi finire il lavoro. Cos'hai che non va ?"era davvero furiosa, il suo sguardo era cambiato.
"Vuoi saperlo davvero? Diventerai mia sorella cazzo. Tra noi non può succedere mai nulla. Questa attrazione tra di noi è assurda. Non potrei mai provare nulla per una come te." Dissi aspramente anche se subito dopo me ne penti di averglielo detto.
"Ci dovevi pensare prima di provarci con me. Adesso esci da questa cazzo di stanza." Dissi furibonda. Era davvero arrabbiata. Rimasi immobile davanti a lei.
"Vattene via!" Disse spingendomi praticamente fuori dalla porta. Me la chiuse in faccia. Non volevo dirle quelle cose ma era l'unico modo per tenerla lontana da me ad ogni costo.
Tornai in camera mia e dopo essermi fatto una doccia , indossai una felpa nera semplice. E dei pantaloni di jeans. Uscii di casa e mi diressi verso il capannone, dove mi sarei incontrato con i miei amici. Andavamo lì quando volevamo parlare tra di noi. Mandai un messaggio sul gruppo. " codice rosso , incontriamoci al capannone." Dissi bloccando il telefono e avviando l'auto.

Arrivai a destinazione e parcheggiai l'auto. Entrai dentro questo capannone e li vidi seduti già sul divanetto di pelle che avevano trovato per strada. Li salutai con una stretta di mano.
"Amico , allora? Cosa è successo? Perché codice rosso?" Domandò Manuel sistemandosi sul divano.Presi una sedia di legno e la girai. Mi sedetti a cavalcioni , con le braccia appoggiate sullo schienale.
"Io e Sofia lo abbiamo fatto." Dissi comprendo il mio viso.
"Ma che cazzo dici? Avete scopato?" Annuii semplicemente.
"Cazzo ma sarà tua sorella." Disse Theo quasi urlando.
"Pensi che non lo sappia? Per questo mi sono fermato e me ne sono andato."
"Dimmi che hai spiegato a Sofia che non è per il suo aspetto che te ne sei andato." Mi domandò Theo.
"Si ieri sera le ho chiesto scusa ma è ancora arrabbiata con me." Manuel si mise a ridere.
"Grazie al cazzo amico, mentre te la scopi te ne vai e ti scopi Ginevra è normale che se la sia presa." Disse ovvio. Ero stato proprio un coglione. Era anche la sua prima volta.
"Non ho fatto nulla con Ginevra, me ne sono andato subito dopo." Ammisi con il capo basso, mentre giocavo con i lacci della mia felpa.
"E perché non glielo hai detto?"
"Deve continuare a crederlo, devo allontanarmi da lei prima che sia troppo tardi." Alzai il capo.
"Sì amico ti conviene, se vuoi per un po' puoi stare da me." Si offrì Manuel.
Salutai i ragazzi e tornai a casa per prendere le mie cose. Entrai e non c'era nessuno , nemmeno Sofia ed era meglio così. Presi il borsone che avevo e misi i miei vestiti al suo interno. Lasciai un biglietto a mia madre per poi chiudermi quella porta alle spalle. Guardai la mia casa con nostalgia. Non potevo vivere con lei , l'attrazione che provavo per lei era troppo forte e sarebbe stato difficile per me lasciarla andare e dimenticarmi di lei. Era la scelta giusta da fare per entrambi. Lei meritava un ragazzo che sarebbe riuscito ad amarla non un ragazzo come me che non sapeva neanche cosa fosse  più l'amore. Eravamo destinati a distruggerci e non potevo rischiare di farle del male.

L'Ennesimo Errore.Where stories live. Discover now