21. Sofia

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Appena Gabriel uscii da casa andai verso Marlene, era devastata.
"L'ho perso per sempre." La strinsi a me.
"Non è vero non lo hai perso, non dire così. È solo scosso per quello che ha scoperto. Con il tempo ti perdonerà." Le lasciai un bacio sulla fronte e salii in camera mia . Non potevo lasciarlo in quelle condizioni. Mi andai a vestire e mi recai verso l'unico posto dove potesse essere, ovvero a casa di Manuel. Parcheggiai la mia auto e bussai alla porta.
"Dov'è?" Domandai entrando in casa.
"È lì , sta davvero male Sofia." Disse dispiaciuto. Lo vidi sul divano che non smetteva di piangere. Mi si stringeva il cuore nel vederlo così. Faceva davvero male vederlo soffrire.
Mi avvicinai lentamente a lui e mi sedetti difronte, seduta sul tavolino di legno. Gli presi le mani e alzò il suo viso per guardarmi.
"Sofia vattene." Strinsi di più le sue mani.
"Io non vado da nessuna parte, insultami, urlami addosso ma io da qui non mi muovo." Gli presi il viso tra le mani. "Non sei solo." Mi strinse forte a lui, improvvisamente. Ricambiai l'abbraccio e gli accarezzai il capo.
"Shhh va tutto bene." Sentivo le sue lacrime cadere sulla mia spalla . Gli baciai il capo.
"Voglio portarti in un posto." Dissi staccandolo da me.
"Dove?" Mi domandò tirando su con il naso.
"Ti porto nel mio posto segreto. Adesso basta piangere però." Dissi asciugando quelle lacrime con entrambe le mie mani. Gli presi la mano stringendola e uscimmo da casa di Manuel, dopo averlo salutato.
Presi le chiavi della mia auto e dopo averla avviata, ci recammo verso il mio posto segreto, dove volevo rimanere sola con i miei pensieri. Quando ero triste andavo sempre lì, mi sdraiavo per terra e guardavo come le nuvole si muovevano. Immaginavo di essere sopra di essa.
Parcheggiai l'auto ed entrammo in questo parco immenso dove c'erano anche  degli alberi di ciliegio e un lago cristallino.
"Wow è stupendo." Disse incantato dal posto.
"Qui ci venivo quando volevo scappare da tutti , per stare da sola con i miei pensieri. Quando il mondo mi crollava addosso,  venivo qui." Dissi sedendomi sotto l'albero , appoggiandomi con la schiena sul tronco. Gabriel fece lo stesso.
"Per questo mi hai portato nel tuo posto?" Girò il capo verso di me.
"Si per donarti un po' di pace da quello  che ti sta capitando . Ti basta sdraiarti sul prato , chiudere gli occhi e respirare aria pulita. Tutto il peso che hai sul petto sparirà." Mi alzai e mi distesi sul prato con le braccia piegate dietro il capo. Fece lo stesso , sdraiandosi accanto a me.
Entrambi chiudemmo gli occhi e respirammo profondamente. All'improvviso sentii il calore delle sue labbra sulla mia guancia. Aprii gli occhi e lo vidi dinanzi a me , mentre osservava ogni mio minimo particolare.
"Sai queste lentiggini ti rendono ancora più bella, insieme ai tuoi bellissimi occhi verdi." Arrossii semplicemente.
"L'aria pulita ti rende sdolcinato?" Dissi ridendo leggermente.
"Sei tu, non l'aria pulita. Quando mi sei vicino io non so cosa mi succede. Mi stai cambiando."
"Spero in meglio." Dissi sedendomi insieme a lui.
"Mi sento molto meglio ed è solo grazie a te." Disse sorridendo dolcemente. Finalmente sorrideva.
"Vogliamo fare un bagno?" Dissi indicando il lago.
"Ora? Ma sarà ghiacciata." Mi alzai dal mio posto.
"Che c'è? Romero hai paura di un po' di acqua fredda?" Dissi sfidandolo . Mi tolsi i vestiti rimanendo in intimo ed entrai in acqua. Appena tornai in superficie portai i miei capelli bagnati indietro. Lo vidi da lontano spogliarsi per poi entrare in acqua. Mi raggiunse e mi prese per i fianchi stringendomi.
"Cazzo tu sei pazza, l'acqua è freddissima" disse lamentandosi.
"Allora ci conviene rimanere vicini per riscaldarci." Dissi avvolgendo le mie braccia al suo collo. Lo baciai e subito dopo sentii la punta della sua lingua picchiettare leggermente le mie labbra. Le schiusi di poco per farla avvolgere alla mia e farla diventare una sola. Le sue labbra erano così morbide! Gli morsi il labbro inferiore, tirandolo lievemente.
Sentii le sue mani stringere il mio sedere. In modo rude. Come solo lui sapeva fare. Ansimai alla sua stretta, sentii le sue labbra baciarmi il collo , facendomi gemere.
"Mi fai impazzire cazzo!" Esclamai ormai eccitata.
"E Alejandro?" Mi domandò continuando a baciarmi.
"In questo momento di lui mi interessa poco e niente." Dissi baciando nuovamente quella sue labbra morbide. Gli morsi il labbro inferiore per poi succhiarlo.
Avvolsi le mie gambe intorno alla sua vita e continuai a baciarlo. Entrambi avevamo bisogno di quel bacio, lui più di tutti. Avrei fatto di tutto per renderlo felice. Era l'unico momento in cui non pensavo a nessuno se non a lui.
"Hai fame? Andiamo al Mc?" Mi domandò dandomi dei leggeri baci sul collo.
"Sì ho un po' fame." Dopo un po' uscimmo dal lago e dopo esserci asciugati e rivestiti ci avviammo verso il McDonald.
"Io vado a ordinare vai pure a prendere posto." Disse sorridendo. Mi andai a sedere e vidi da lontano Alejandro seduto con una ragazza, li vidi che si baciavano, almeno ero sollevata che non credeva fosse qualcosa di serio. Mi sentivo meno in colpa per quello che avevo fatto o detto. Vidi tornare Gabriel con le nostre ordinazioni e iniziammo a mangiare.
"Vuoi parlarne di come ti senti?" Dissi mordendo il mio panino.
"Come mi devo sentire? Mi ha mentito per 22 anni di chi fosse mio padre. Con lei ho chiuso." Disse facendo un sorso della sua Coca-Cola.
"È pur sempre tua madre, magari il tuo vero padre la minacciava ed è per quello che non te lo ha detto, non puoi saperlo. Non le hai dato nemmeno la possibilità di spiegarsi. Sono sicura che non voleva farti soffrire ma proteggerti." Continuai a mangiare e lo vidi annuire.
"Forse hai ragione, sono stato troppo impulsivo."  Inarcai le sopracciglia.
"Gabriel Romero che mi da ragione? Hai la febbre per caso?" Dissi prendendolo in giro.
"Ah ah ah come siamo spiritose." Ridacchiai pulendomi le labbra.
"Sei sporca qui." Dissi posandomi il suo pollice sull'angolo della bocca. D'istinto gli lasciai un leggero bacio sul polpastrello. Entrambi sorridemmo come due ebeti.

Finimmo di pranzare e decidemmo di tornare a casa. Quella stessa sera ci sarebbe stata la festa a sorpresa per il suo compleanno.
Aprii lentamente la porta d'ingresso e vidi Marlene piangere sul divano. Con il capo feci segno a Gabriel di chiederle scusa per come l'aveva risposto. Si avvicinò lentamente a lei e l'abbracciò forte.
"Mi dispiace mamma." Lo strinse a se , senza dire nulla. Pianse tra le braccia di suo figlio. Sorrisi a quella scena, avrei voluto tanto abbracciare mia madre, anche se non la conoscevo.
Appesi il mio giubbotto verde di pelle e salii in camera mia. Ero completamente sazia e per la prima volta ero felice grazie a lui. Avevo scoperto un lato gentile di Gabriel che non aveva mai mostrato a nessuno e mi piaceva davvero tanto. Guardai il soffitto bianco, mordendomi leggermente il labbro inferiore. Sorridendo pensando a lui.

L'Ennesimo Errore.Where stories live. Discover now