2. Gabriel

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"Se dobbiamo mostrarle chi è che comanda, dobbiamo essere severi fin dal primo giorno."
- Lilli e il Vagabondo

Non riuscivo a credere a quello che mia madre aveva intenzione di fare? Perché adottare una ragazza? Rimasi a fissare il vuoto dalla mia finestra , ero davvero arrabbiato e non c'entrava nulla la gelosia, io non ero così attaccato ai miei genitori, ne tanto meno a mio padre, non si era mai comportato come tale. Ero arrabbiato perché non mi avevano consultato riguardo quella loro scelta, eravamo una "famiglia" ma ero completamente invisibile e quella cosa mi faceva davvero incazzare. La voce di mia madre mi fece tornare alla triste realtà che mi circondava.
"Gabriel , sei pronto?" Mi domandò urlando dal piano di sotto.
" Si mamma sono pronto." Dissi inserendo la mia maglietta bianca e la mia giacca di pelle nera. Mi sistemai per l'ultima volta il mio ciuffo per poi scendere giù in salotto.
"Non vedo l'ora di vederla di persona sono così emozionata." Alzai gli occhi al cielo per il suo commento.
"Vogliamo andare?" Dissi scocciato, vidi mia  madre si avvicinarsi  a me.
"Gabriel ti prego. Non farti riconoscere. So che abbiamo sbagliato a non parlartene ma lei non c'entra nulla." Inarcai le sopracciglia.
"Io non ho mai dato la colpa a nessuno. La do solo e unicamente a voi ma permettete che mi senta a disagio con una persona estranea in casa?" Cercai di spiegare il mio punto di vista.
"Lo so amore ma cerca di capirmi, ho sempre voluto la figlia femmina e dopo averla persa prima che compisse 4 anni fa male." Risi in modo nervoso.
"E come dovrei sentirmi io? Che di punto e in bianco mi ritrovo una sconosciuta in casa ? Stai cercando di sostituire Jasmine ma non è così semplice. Perché come tu hai perso una figlia io ho perso una sorella, quindi non pensare che il mio dolore sia meno importante del tuo, solo perché eri sua madre." Dissi tutto quello che mi tormentava. Sapevo di averle fatto male ma dovevo liberarmi di quel peso. Uscii di casa , senza darle nemmeno il tempo di rispondere o di reagire, non volevo ascoltarla. Entrai in auto e mi attaccai allo sportello con il capo verso il finestrino.

Arrivammo a destinazione e ci fermammo davanti un cancello nero di un orfanotrofio, una signora dai capelli bianchi, corti, indossava una divisa nera. Ci fece segno di entrare dentro , appena parcheggiammo i miei genitori scesero dall'auto ed io rimasi da solo in auto. Cercai di perdere tempo con il telefono. Iniziai a sentire delle voci provenire da fuori e la vidi da lontano. Capelli castani, pelle chiara, indossava un maglione bianco e una gonna nera che faceva intravedere le sue gambe snelle. Deglutii appena il suo sguardo si posò sull'auto ed io riuscii a vedere il suo viso, era davvero bella. Distolsi lo sguardo, guardando altrove. Iniziai a sentire il rumore dello sportello e la vidi dal finestrino che stava entrando.
Due iridi verdi come lo smeraldo mi guardarono in quel modo intenso che mi fecero venire una scossa per tutta la schiena.
Intravidi le sue lentiggini che si posavano sul suo piccolo naso delicato. Quelle labbra così carnose e rosee che non riuscivo a smettere di guardare.
"Sofia." Dissi timidamente.
"Gabriel." Mi sistemai sul sedile distogliendo lo sguardo dal suo , guardai fuori dal finestrino, per non pensare a nulla. Il tragitto lo passammo completamente in silenzio.

Appena arrivammo davanti al nostro vialetto la osservai bene. Aveva quel luccichio negli occhi appena vide dove avrebbe vissuto.
"Mai visto una casa?" Dissi facendo come al mio solito, quello sarcastico. Mi guardò male per poi aprire lo sportello e uscire dall'auto.
Feci lo stesso e aiutai mio padre a prendere le valige. Entrammo in casa e continuava a guardarsi intorno come se non avesse mai visto qualcosa di così bello.
"Tesoro perché non aiuti Sofia con le valige?" Mi domandò mia madre,  guardandola amorevolmente.
La guardai in malo modo, ignorai totalmente mia madre e andai diretto in camera mia. Secondo lei dovevo pure aiutarla. Aveva due mani e due gambe poteva fare benissimo da sola. Entrai nella mia stanza sbattendo la porta, mi buttai letteralmente sul materasso, con le mie braccia appoggiate sulla mia fronte.
Come potevo accettare tutto questo? Come se non fosse successo nulla.
Arrivata l'ora di pranzare sentii mia madre chiamarmi. Mi alzai sbuffando dal mio letto e scesi le scale che a contatto con le mie scarpe le tegole iniziavano a cigolare. Entrai in cucina e la guardai, era davvero arrabbiata.
"Gabriel , non osare più ignorarmi in quel modo hai capito? Non ti ho educato così. Adesso visto che non l'hai voluta aiutare almeno vai da lei e dille che è pronto." Incrociai le braccia guardando altrove.
"Ma perché devo andare io?" Le dissi irritato.
"Perché si, per come l'hai ignorata prima e adesso muoviti." Disse in modo categorico. Sbuffai a quella richiesta per poi andare diretto in camera sua irritato, non volevo avere niente a che fare con lei. Obbedì a mia madre, e feci quelle scale sbattendo i piedi ad ogni scalino.
Entrai in camera sua affacciandomi e mi guardai intorno, la carta da parati con dei fiori emanava un odore di nuovo, mia madre aveva pensato a tutto , anche a sistemarle la camera.
"Dobbiamo andare a pranzare" dissi poi disinvolto , poggiato sullo stipite della porta. Il mio sguardo cadde sul peluche che aveva posato sul letto.
"E questo cos'è?" dissi prendendola in giro. Era un peluche di un cocker americano, come quello del film Disney "Lilli e il vagabondo."
Si avvicinò a me bruscamente. Alzai il braccio in alto per far in modo che non ci arrivasse. Era molto bassa rispetto a me.
"Lascialo." Disse cercando di tirarmi la manica della mia maglia.
"Lo vuoi? Prendilo allora." Dissi scuotendolo con il braccio ancora alzato.
"Ti ho detto di lasciarlo." Era davvero arrabbiata. Appena vidi che si fosse calmata presi il peluche e glielo strofinai sul viso.
"A Bambi non piace che si tocchino le sue cose?" Le lanciai un sorriso maligno.
"Ma allora sei intelligente? Non pensavo, sei molto intuitivo." Disse strappandomi il peluche dalle mani per poi rimetterlo sul letto, andò verso le scale ma la fermai prendendola dal polso,
"Cosa vuoi?" Mi guardò male, il suo sguardo era così intenso che sembrava mi stesse perforando l'anima.
"Tu a me con quel tono non mi parli." Con lo sguardo minaccioso l' avvisai di non provarci mai più.
"Sennò cosa mi fai? Sei ridicolo" Disse avvicinandosi di più a me.
Feci una risata nervosa. "Bada bene a come parli. Nom sai ancora con chi hai a che fare, adesso vieni a pranzare o dovrò portarti io con la forza." Scesi in cucina ed aiutai mia madre a preparare la tavola per poi sedermi al mio posto. La sua figura si presentò difronte a me. Con i suoi capelli castani  che le sfioravano la pelle. Sì portò due ciocche di capelli dietro l'orecchio per poi sedersi. La guardai attentamente durante tutto il pranzo, giocherellava con la forchetta spostando gli spaghetti da una parte all'altra. Sembrava non gradire il pranzo.
"Non hai fame Bambi?" Dissi guardandola con un ghigno sul volto. Mi accennò uno sguardo quasi fulminante. Potevo intravedere delle fiamme in quegli occhi verdi.
"Gabriel, lasciala stare." Disse mia madre rimproverandomi. Ci mancava solo che la difendesse.
"Non ho molta fame." Disse sorridendo in modo forzato a mia madre.
"Mamma io questa sera devo andare al compleanno di Manuel quindi tornerò tardi."
"Perché non porti anche lei con te? Così conoscerà persone nuove." Disse mia madre facendomi quasi sputare l'acqua dalla bocca.
"Non se ne parla." Dissi pulendomi le labbra con il fazzoletto per poi posarlo nuovamente.
"Invece si lei verrà con te." Sbuffai abbassando il capo sul mio piatto continuando a pranzare.

Arrivata sera decisi di farmi una doccia rilassante , per rilassare i miei muscoli contratti. Iniziai a prepararmi per quella sera. Indossando una semplice maglia bianca accompagnata con una giacca di pelle.
Scesi le scale e di Sofia nessuna traccia, Sofia era ancora nella sua camera. Bussai alla porta per vedere se fosse pronta.
"Allora ? Ti sei preparata?" Dissi appena aprii la porta, la squadrai dalla testa ai piedi, indossava ancora il pigiama.
"Non vengo stai tranquillo, non mi va di andare in un posto dove non sono desiderata." Disse guardandomi.
"Fai come ti pare." Dissi scendendo le scale.
Salutai i miei genitori per poi uscire di casa. Entrai nella mia auto e mi diressi verso il locale, appena arrivai parcheggiai la mia auto e Manuel, mi venne in contro. Lo conoscevo dai tempi dell'asilo , eravamo ottimi amici era un fratello per me
"Amico sei arrivato finalmente."
Lo salutai con una stretta di mano ed entrammo in questo locale. Tutta la serata la passai praticamente a bere, verso fine serata non mi reggevo più in piedi.
"Amico mi sa che devo accompagnarti io , sei completamente ubriaco." Disse Manuel preoccupandosi.
"Ma che stai dicendo sono sobrio." Dissi biascicando qualsiasi parola uscisse dalla mia bocca.
"Sì amico si vede proprio. Dai andiamo, domani ti accompagno a riprendere l'auto." Disse ridendo prima di entrare nella sua di auto. Era una BMV grigia.Mi riportò a casa per poi andarsene. Barcollai fino all'entrata di casa . Aveva ragione Manuel ero completamente ubriaco e non mi reggevo in piedi. Entrai in casa e per poco non mi spaccavo una gamba. Urtai il mobile che si trovava vicino all'ingresso, dove c'era uno specchio. Guardai per pochi secondi il mio riflesso. Notai che la luce della cucina era accesa. Barcollando cercai di andare verso le scale, ma la mia gamba andò a finire contro il il mobile di legno che si trovava accanto al divano.
"Cazzo che male!" Esclamai toccandomi la gamba. Vidi Sofia venire verso di me. Appena sentii il suo profumo chiuso gli occhi sentendo il suo odore. Era buonissimo.

L'Ennesimo Errore.Where stories live. Discover now