Cap. 51 - Un nuovo sole

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"Roswehn odiava il suo nome. Lo ha sempre odiato. Sentiva che non le apparteneva del tutto. In Dalish, la lingua degli umani di Dale, significa rosa bianca. Lei mi diceva sempre: le rose bianche rappresentano la purezza, l'innocenza, e la fragilità. E io mi sento tutto fuorché pura, innocente e fragile." spiegava Nim, mentre sua madre Morath aggiustava l'abito sul cadavere della donna.

"Allora non avremmo dovuto scegliere questa veste bianca per lei." disse Morath. "Forse non l'avrebbe gradita."

"Le sarebbe piaciuta... perché sapeva che a lui piacerá. Amava lord Thranduil a tal punto da mettere da parte molto del suo orgoglio per amor suo." rispose Nim. "Quante volte l'ho sentita scusarsi con il Re, dopo un litigio...e non sempre aveva torto lei." L'Elfa si alzò per infilare i calzari a Roswehn. Erano scarpette in raso, legate alle caviglie con due leggerissimi nastri.

"Parlavamo anche del suo rammarico di non aver avuto una figlia. Una bambina, da amare e viziare. Un giorno, rimanemmo più di un'ora a discutere del nome che avrebbe voluto darle." continuò Nim. Si fermò a fissare il volto dell'anziana stesa sul letto. "Disse: se avessi avuto una bambina, l'avrei cresciuta insegnandole ad affrontare la vita con coraggio, con rabbia. E le avrei dato un nome che trasmettesse energia, vigore. Poi, chiese la mia opinione. Io risposi la prima cosa che mi venne in mente: Nar. É un nome breve, come Nim, e significa fuoco. Non le piacque." diceva l'Elfa, persa nei ricordi. "...immaginava qualcosa di più elaborato, allora le dissi che si poteva aggiungere -wehn alla fine, significa "fanciulla" in elfico. Sarebbe diventato "fanciulla di fuoco" e sarebbe stato simile al suo nome. Per me, era perfetto: Narwehn. Ma continuava a non piacerle."

Morath accarezzò la stella del vespro, il ciondolo che ancora splendeva al collo di Roswehn. Era sicura che l'aura sprigionata da quel pendente fatto a Rivendell avesse permesso allo spirito della donna di raggiungere l'altra vita. Quella in cui si rifugiavano le essenze, o anime, degli Elfi dopo la fine fisica.

"...disse: sarebbe stato bello dare a mia figlia un appellativo che evocasse anche una nuova vita, un nuovo inizio, qualcosa di unico, che il mondo non ha mai visto. Puoi capirmi, Nim? A quel punto mi venne l'idea." continuò la giovane.

"Cioé?" volle sapere Morath.

"...le risposi: "nuovo" in elfico si dice "wain". Allora...che te ne pare di Narwain? Vorrebbe dire "nuovo fuoco", o anche "nuovo sole." Lei si entusiasmò! Disse che le piaceva moltissimo, e che sarebbe stato perfetto per sua figlia. E invece, destino ha voluto che sia io ad avere una femmina. Sai...mamma...penso che la chiamerò cosí...Narwain."

"É molto bello. Ed é ammirevole che tu voglia omaggiare la tua amica in questo modo. Ne sarebbe orgogliosa." commentó Morath. "Vorrei che Hazel tornasse presto. So quanto sei preoccupata."

"Non ha avuto la forza di salutarmi. Non sarebbe riuscito a reggere il mio sguardo. Andare in guerra contro gli Orchi...in tutti questi anni non abbiamo mai subìto invasioni di nemici." si lamentó Nim. "Ho fiducia in lui, conosco il suo valore. Ma non riesco a non pensare a cosa può succedere se..."

"...non perderti in simili paure. Prendi esempio da Roswehn: era incinta quando lasciò Boscoverde per tornare a Dale, attraversò le Montagne Nebbiose, andò alla Contea degli Hobbit, e poi si spinse fino a Rivendell. Da sola." le disse Morath. "Quest'umana ha davvero vissuto appieno i suoi giorni."

"Lei ha sempre trovato la forza di superare gli ostacoli. Ma...temo per il Re. Credi che riuscirà a soffocare questo nuovo dispiacere?" chiese Nim.  "Il suo cuore é già stato messo alla prova...la morte di Re Oropher, della Regina Calenduin...la partenza di Legolas... e ora, anche Roswehn."

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora