Cap. 35 - La cittá fantasma

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Hammon osservava quello che un tempo era stato un piccolo paradiso in terra, e che d'un tratto sembrava essersi tramutato in una città fantasma.

Era giunto a cavallo fino alla valle di Imladris, dove il suo istinto lo aveva portato dopo il litigio con Degarre.

Aveva avvertito il bisogno di confrontarsi con l'unico individuo che poteva confortarlo e dargli delle risposte. L'unico abitante di Arda a cui perfino Goneril aveva sempre rivolto pensieri di stima.

Elrond, forse, sapeva meglio di tutti cosa stava capitando in quel mondo improvvisamente impazzito. In quel mondo in cui gli Uomini si stavano mettendo gli uni contro gli altri.

La visione di quelle dimore elfiche vuote, senza vita all'interno, e oscurate dai nuvoloni grigi in cielo, lo gettarono nel totale sconforto.

La valle di Imladris.

"Il deserto di Imladris, piuttosto..." mormoró fra sé, mentre spronava il cavallo ad attraverare il ponticello in pietra che conduceva all'ingresso del regno di Lord Elrond.

Quel regno era spento, morto.
Non si vedeva un Elfo in giro. L'unico movimento che Hammon colse fu quello delle foglie secche e accartocciate, che giravano trascinate dai piccoli mulinelli formati dalla brezza invernale.

Una volta passato sotto un arco in muratura pieno di edera rampicante gelata dal freddo, il soldato arrestó il cavallo. Smontó, e con passo incerto si diresse verso il centro di quella piazzuola che un tempo doveva essere stata il patio di Elrond. Era proprio di fronte a una grande dimora, anch'essa disabitata.

"Ma cos'é successo, anche qui..." si chiese, mentre un senso di angoscia già si faceva largo in lui.

Gli Elfi stavano lasciando la Terra di Mezzo, questo lo sapeva. Erano ormai consapevoli che quel continente non aveva più niente di puro, di spirituale, di affine alla loro natura. Si imbarcavano dai Porti Grigi, ad Ovest, e non li si vedeva più. Erano diretti a Valinor, la verde terra oltre i confini del mare, la dimora dei Valar, dove avrebbero vissuto in pace la loro vita immortale. Non era un aldilà, era un continente vero e proprio, come la Terra di Mezzo, solo, privo di entità malvagie e di tutte le negatività tipiche dei territori popolati dai mortali, Uomini, Nani, Hobbit che fossero. Un luogo pacifico dove a spiriti maledetti come Morgoth e Sauron non era concesso nemmeno avvicinarsi.

"Elrond!" gridó allora. "Elrond! Dove siete!"

Il giovane capitano si portó le mani alle tempie. Cosa avrebbe fatto, a quel punto? Poteva solo andare al nascondiglio dell'oro, posto in una caverna lì vicino, e prendersi la massima quantità trasportabile dal suo cavallo. Sì, ma con che scopo? A cosa sarebbe servita la ricchezza, in un mondo dominato da Sauron? In che futuro poteva sperare, ormai?

"Hai ragione. Sarebbe inutile." disse una voce.

Hammon sobbalzó.
Si guardó attorno, e notó una figura in piedi sulla sommità della scalinata. Un signore elfico lo stava osservando. Aveva sul viso un'espressione seria, triste, e totalmente rassegnata.

"Lord Elrond...siete voi?" chiese il soldato.

"In passato saresti stato accolto dalle nostre guardie. Ora qui non c'é più nessuno. Solo dolore." rispose mestamente l'Elfo, scendendo lentamente verso di lui. "E porti anche tu cattive notizie."

Hammon chinó il capo, in un gesto di rispetto verso uno degli Elfi più gloriosi della storia di Arda. E sovrano di quel luogo. "Purtroppo sì, mio signore."

"Lo so. So quello che sta per succedere a Gondor. E se cerchi parole di conforto da me, sarai grandemente deluso. Io ho già il mio inferno da affrontare, qui." rispose Elrond. Poi guardó in alto, verso la sua grande casa.

La donna dell'EstWhere stories live. Discover now