Cap. 6 - Fangorn

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Erano partiti qualche ora prima dell'alba, nel momento in cui la luna si preparava a dire addio alle scene per lasciar posto al sole.

Giunti al confine con Fangorn, Goneril rimase in silenzio per un breve istante, quando davanti a lei, dopo che la foschia si fu diradata, comparve la famigerata Foresta.

Nel fitto di quell'immensa trappola di rami, tronchi e fogliame avvizzito per il freddo, non riuscí a scorgere alcun barlume di vita. Né uccelli, né insetti, o un movimento che suggerisse la presenza di esseri animati.

E perfin lei, che ormai aveva sviluppato una corazza invisibile contro la paura, avvertí un brivido alla base del collo.

Lassalle era spaventato a morte, ma si sforzava di mostrarsi impavido in quella sua prima missione ufficiale. Si stava giocando la faccia con il suo Generale, e doveva fare attenzione.

Goneril gli aveva dato ordine di portare con sé diversi oggetti: il suo arco e la faretra colma di frecce, alcune pezze di stoffa tagliate a strisce sottili e una bottiglia di acquavite. Quest'ultima richiesta era parsa bizzarra al ragazzo, che aveva commentato con Hammon: "Dici che vuole ubriacarsi?"

"Ah non so. Non so proprio, Lassalle. Non farmi mai domande sulle sue decisioni." aveva risposto stancamente il capitano.

Erano tutti e tre davanti alla Foresta, immobili sui loro cavalli. Gli animali stessi erano nervosi, non facevano che agitarsi e tentare di impennarsi, tranne Aldair: lo stallone nero mostrava la stessa calma assoluta della padrona.

"A terra, svelti. I cavalli restano qui." ordinò Goneril.

I quattro smontarono e lasciarono i destrieri liberi dalle briglie e dal morso, e questi subito si misero a brucare la poca erba che era spuntata a piccoli mazzetti sul terreno gelido.

"Non scapperanno?" chiese ingenuamente Lassalle.

"Cavalli addestrati da anni dovrebbero scappare? È meglio che riconnetti il cervello alla bocca, rospetto. Che Goneril non ti senta dire queste stupidaggini." gli consigliò sempre Hammon.

Lassalle preferiva rivolgersi al biondo capitano, piuttosto che a Degarre. Era più giovane, e nonostante spesso lo prendesse in giro era anche più disponibile ad aiutarlo.

"Lassalle!" chiamò la donna. "Qui."

Il ragazzetto corse subito da lei.
"Hai portato quello che ti ho chiesto?" volle sapere Goneril.

"S-s-sí, Generale. É tutto qua nella mia sacca. E questo é il tuo arco, con le frecce. L'ho fatto sistemare dal nostro esperto...il flettente non era abbastanza teso, ha detto." rispose Lassalle, girandosi di schiena per mostrarle l'arma che portava a spalla.

Goneril sembrò compiaciuta. "Magnifico. Ora, da' tutto ad Hammon."

Lassalle eseguí l'ordine. Poi si girò di nuovo verso la donna, che gli indicò l'ingresso di quella boscaglia oscura.

"Facci strada, avanti. Noi ti seguiamo a breve distanza." disse lei. I suoi occhi glaciali fissavano il volto slavato del ragazzino, che cominciò a preoccuparsi: conosceva molto bene le voci riguardo alla Foresta e l'idea di inoltrarsi là dentro disarmato non lo faceva proprio impazzire di gioia.

Goneril intuí le sue paure. "Coraggio, ragazzo. So che ci condurrai fuori da quell'intrico. Sei sveglio e hai grande intuito. Per questo ti ho portato con noi." gli disse.
Un fugace sguardo corse fra Degarre e Hammon. Che bugiarda, pensarono entrambi.

La donna dell'EstOù les histoires vivent. Découvrez maintenant