Cap. 31 - Il Signore del Nord

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"In ginocchio!" ordinò Feren, dando un colpo sulle gambe di Goneril con l'impugnatura della sua frusta. "In ginocchio davanti al nostro Re!"

"Feren, auta hí. Nanwe apa." disse Thranduil. Quella frase significava: va' via di qui. Torna più tardi.

Voleva interrogarla di persona, e questo era già di per sé allarmante, considerato anche che in quel momento il Re Elfo aveva con sé la lunga spada regale: Thranduil la teneva appesa a un fianco, parzialmente nascosta dalla veste color mosto.

La donna era stata trasportata nei quartieri di guarigione, dove un esperto in ferite le aveva chiuso lo sbrego sulla fronte e le aveva offerto una misteriosa, e assai poco gustosa, bevanda per farle recuperare parte delle energie. "Sei il secondo guaritore che incontro nella mia vita..." aveva mormorato, una volta recuperato la lucidità.

L'Elfo non le aveva risposto.

"Che c'é, sei muto? Gli scoiattoli ti hanno rubato la lingua?" lo aveva provocato.

"Non si parla con i prigionieri." aveva infine risposto l'altro. "Specie...con le carogne come te."

"La mia fama mi precede perfin qui." aveva ghignato Goneril. "Sono una celebrità, a quanto pare."

Feren era stato presente per tutto il tempo necessario a curare la donna, e una volta che il guaritore ebbe dato il consenso, l'aveva accompagnata verso il grande antro al centro del regno, ove era posto il trono del Re.

Thranduil l'aveva aspettata in piedi, le mani unite dietro la schiena, con un'espressione solenne e guardinga. Era incuriosito. Ne aveva sentite di ogni sorta sulla guerriera umana. Ne aveva sentite tante, da aver a un certo punto avuto il sospetto che si trattasse di una creatura di Sauron, un orrendo esperimento tanto quanto lo erano gli Uruk-Hai. Una nuova, micidiale arma.

Quando l'aveva vista, era rimasto un po' sorpreso e, forse, deluso.
Quella era una donna umana, nient'altro.

Mentre con Feren si avvicinava al suo trono, nulla aveva colto in lei di straordinario, e nemmeno di un po' interessante.

Una donna umana, come ce n'erano molte a quel mondo. Più attraente di altre, forse, ma niente di eccezionale.

"Eccolo qui, il flagello dell'Est." aveva detto il Re, con un sorriso. "La grande guerriera."

Goneril era stata obbligata a inginocchiarsi. Le mani legate dietro la schiena. Una barra di legno posta dietro i gomiti non le permetteva di muovere le braccia. Le rotule le facevano già male.

Alzò lentamente il viso.

"Eccolo qui, il folletto del Bosco." rispose lei. "Il grande Re senza Regina."

Doveva stare attenta, Goneril.
Doveva stare molto, molto attenta.

Thranduil aveva potere psichico, poteva spiare nei suoi pensieri esattamente come Gandalf. Poteva leggere la sua mente come un libro aperto. Se l'avesse lasciato fare, avrebbe aperto uno a uno i cassetti della sua memoria per trovare le informazioni che gli servivano. Per scoprire il motivo che l'aveva spinta lì, nel suo bosco. Nel suo territorio.

E c'era un cassetto che doveva rimanere chiuso, sigillato. Il Re non doveva scoprire perché la donna si stava dirigendo verso Esgaroth. Non doveva sapere che il suo piano era incontrare Roswehn Monrose. Non doveva sapere che Goneril sapeva.
Dell'esistenza di Roswehn, dell'amore che lo univa ancora a lei, di loro figlio Haldir.

La donna dell'EstDove le storie prendono vita. Scoprilo ora