Cap. 34 - Dale

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I massi di cui parlava Haldir erano pietre laviche.

Tonde, nere e porose. Il principe le aveva disseminate lungo tutto il percorso dal confine del Reame Boscoso all'entrata nel territorio di Esgaroth. Goneril si complimentò mentalmente con l'Elfo per la pensata: il reame di Thranduil era stato costruito su un vulcano inattivo, e la lava solidificata aveva lasciato residui un po' dappertutto. Quei sassi neri come la pece erano molto diversi dalla bianca roccia calcarea presente nei boschi e nelle vallate. Fu facile per la donna individuarli e seguirli.

Una volta giunta all'inizio di quella che decenni prima era nota come Pontelagolungo, o Esgaroth, Goneril si fermò.

Scrutò il cielo notturno, e vide un'ombra grigiastra elevarsi in lontanaza. Fumo, il fumo denso di un camino.

Corse fino al punto da dove sembrava uscire, e trovò una cascina. Era stata costruita sulle sponde del lago, proprio a qualche metro dal lunga passerella in legno che collegava Esgaroth alla terraferma. Goneril immaginò che, anni addietro, doveva essere stata la dimora del guardiano di quel villaggio lacustre, ormai quasi completamente disabitato.

In quel cascinale viveva della gente. I suoi proprietari dormivano di certo, poiché nessuna luce proveniva dall'interno. Avevano lasciato acceso solo il camino.

La donna vide subito quello che le interessava: su alcune corde attaccate alla bell'e meglio a due colonne della veranda, erano stesi dei panni ad asciugare. Vide che c'erano, fra di essi, anche indumenti femminili: una blusa di pesante lana e un'ampia gonna di telaccia bianca.

Goneril afferrò in fretta i due pezzi, umidi, e rubò anche un fazzoletto. Corse dietro alle stalle annesse alla costruzione, e col favore dell'oscurità si cambiò. Tolse l'armatura, ma tenne i calzari, che potevano essere coperti dalla gonna. Nascose il pugnale dietro la schiena. Si raccolse i capelli e li coprí col fazzoletto, proprio come avrebbe fatto una serva, a mo' di cuffietta.

La spada era in effetti un problema. Poteva far affondare l'armatura nelle acque del lago, ma la sua costosissima spada no.

Provò a sistemarsela sotto alla gonna, consapevole che camminare con quell'aggeggio infagottato lí sotto sarebbe stato difficile. Si rassegnó.

Il mantello di Éowyn venne messo sulle corde, al posto degli indumenti rubati. "Oggi hai fatto un grande affare, sconosciuta signora. Hai perso quattro stracci, e hai guadagnato il mantello di una principessa." mormorò Goneril, prima di avviarsi verso Dale. Quella misteriosa donna o ragazza, una volta uscita di casa dopo il risveglio, avrebbe strabuzzato gli occhi e magari avrebbe pensato che il regalo inatteso doveva essere stato lasciato lí da qualche spirito dei boschi.

Ragionava sulle frottole che avrebbe dovuto raccontare alle guardie, una volta giunta alla soglia del reame. Intanto, una timida luce oltre le colline annunciava l'alba imminente.

Ecco, io vengo da Rohan. Sono fuggita dopo che il nostro regno é stato attaccato dagli Orchi. É stato terribile, spaventoso. Ho preso un cavallo e sono scappata attraverso le Terre Brune e poi ho visto il fiume e  ho risalito il suo corso. Si sforzò di immaginare come una giovane domestica si sarebbe comportata. Devo sembrare disperata , pensò, disperata e disposta a fare qualsiasi lavoro. Dirò che non mangio da giorni. Chiederò alle guardie di indicarmi le case degli abitanti più facoltosi di Dale, dove poter prestare servizio. Magari mi porteranno loro a casa Monrose.

Mentre procedeva lungo il percorso che conduceva a Dale, in lontanaza vide la grande muraglia, di cui le aveva parlato Haldir. Vide anche la Montagna dei Nani, e la maestà di Erebor.  Il sole adesso aveva mostrato il suo primo spicchio, e le alte mura, con le torri di osservazione ai quattro angoli, erano pienamente visibili.

La donna dell'EstWhere stories live. Discover now