Cap. 17 - Alleanze

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La notizia travolse Éowyn come una folata di gelido vento invernale. Per un attimo, fu incapace di pensare.

Il Nano aveva esitato prima di rivelarle la cruda verità, consapevole del dolore che avrebbe dato a quella giovane delicata come un giglio. Ma era successo. Aragorn se n'era andato, e stavolta non per perdersi in qualche radura desolata, ma se ne era andato proprio dalla faccia della Terra. Un Dunèdain, una razza di Uomini baciata dalla grazia della lunga vita, ucciso da un branco di squallidi orchetti.

Goneril era risalita dai sotterrannei e con fatica si era fatta largo in quella massa di gente lamentosa. Andavano condotti tutti giù, sotto le fondamenta della fortezza, che nel frattempo si erano  riscaldate.

Cercò Èowyn con lo sguardo, mentre rifletteva su come avrebbe potuto trascinare Aldair attraverso quel cunicolo. Il suo prezioso cavallo avrebbe dovuto piegare il collo per tutto il tempo verso il basso, e Goneril non era sicura che ce l'avrebbe fatta. Inoltre, le sporgenze delle pareti rocciose avrebbero potuto ferirlo.

"Ma dov'é quella ragazza, dove si caccia sempre quando c'é bisogno di lei... voi laggiù!" urlò a un gruppo di soldati. "...iniziate a scortare queste persone nei sotterranei." Con malcelato fastidio, i soldati obbedirono. Uno osò protestare: "Noi obbediamo al nostro Re."
Goneril si girò a guardarlo: le ricordava Aran, il fiero guerriero della sua legione, al quale lei un giorno aveva sfigurato il viso per punizione. Sai, quella cicatrice ti dà un'aria più mascolina...dovresti rimgraziarmi, gli aveva detto per prenderlo in giro. Aran aveva avuto abbastanza sale in zucca da non replicare, quella volta. Si trovò anche a pensare che in quella situazione i suoi uomini sarebbero stati molto utili.

"Il tuo Re non é qui adesso. La tua principessa, invece, vi ha detto qualche minuto fa che dovete ascoltarmi e fare ciò che dico... perciò... fa quello che dico." Un tempo, se qualcuno dei suoi legionari avesse mostrato un simile atteggiamento sarebbe finito ai ceppi per almeno un giorno intero. Le proteste nella sua compagine erano tollerate quanto le zanzare d'estate.

"Il Re é appena tornato. Ha varcato la porta qualche istante fa." disse seccamente un altro soldato. Goneril volse lo sguardo verso le grandi mura all'ingresso del Fosso.

Vide infatti Théoden, che stava smontando da cavallo. Si affrettò in direzione del manipolo di soldati appena rientrati. "Cosa é successo, dove sono tutti gli altri?" chiese a Legolas, che sembrava essere stato colpito da un fulmine.

"Aragorn è caduto." mormorò l'Elfo. Goneril notò in lui la tipica espressione confusa degli Elfi quando si trovavano ad elaborare il concetto di morte. Non lo comprendevano fino in fondo. Non faceva parte della loro natura. O meglio, non nel senso che intendevano gli Uomini.

Era più che certa che il principe di Boscoverde in quel momento stesse provando a convincersi che non avrebbe mai più rivisto il suo amico. Quello, era il suo modo di intendere la morte. Mai più si sarebbero parlati, nemmeno in un'altra vita, perché per i mortali, un'altra vita semplicemente non esisteva.

Quando il suo sguardo incrociò quello della principessa di Rohan, capí che invece per lei l'idea del trapasso era ben chiara. Éowyn sembrava essersi trasformata in una statua di pietra. Avrebbe dovuto essere felice che suo zio era sopravvissuto e tornato quasi incolume, invece pareva una donna appena informata di essere diventata vedova.

Goneril lo trovava ridicolo, se non patetico. Ma cosa si era messa in testa, quella ragazza, di avere un futuro come consorte di Aragorn? Insomma, aveva sentito anche lei della sua relazione con Arwen figlia di Elrond, casomai era quest'ultima a doversi disperare. E lo avrebbe fatto di sicuro, una volta che la notizia sarebbe arrivata a Rivendell. Era anzi probabile che l'Elfa si sarebbe lentamente spenta per il dolore, secondo la natura degli Eldar.

La donna dell'EstWhere stories live. Discover now