Capitolo 25.1, bonus

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Incinta di Moblit. Deglutì la rabbia e quasi non gli si bloccò in gola. Lasciò cadere lo sguardo sulla terra umidiccia, mentre sentì sparire il bisogno di mantenersi in piedi. Ritornò a guardarla in volto, nello stesso momento in cui le ginocchia toccarono il suolo. Si sentì mancare il fiato, quasi svenire. Aveva dato tutto per lei; anche quando fu lei a compiere errori, era stato lui ad aver sistemato la situazione. Si ricordò di quella volta in cui la trovò a creare una specie di dolce, che pareva tutto fuorché, appunto, un dolce. Gli ingredienti erano sparsi sul pavimento, un po' sul tavolo e un altro po' sulle sedie. Nonostante la rabbia fosse ingestibile, fu la prima volta che rise di gusto. Soprattutto per quella testa mora coperta di farina. In quel momento, si chiese se quei momenti sarebbero morti per sempre. Fu sul punto di scoppiare a piangere, fregandosene delle persone che erano lì, pronte a giudicarlo. Moblit s'era alzato, tenendosi il labbro rotto dalle nocche del corvino. Lanciò uno sguardo (l'ennesimo) ad Hanji e mostrò un cuore più affranto dell'altro. Lei era devastata: non lo aveva mai visto mostrare quella faccia; ma come la si poteva non biasimare? Non aveva nemmeno notato quanto lui la amasse, dal profondo del cuore. E nemmeno lui l'aveva capito, in quella stessa cucina, quando la aiutò a preparare anche dei biscotti. Accusò la "coincidenza" per aver messo la mano su quella della mora, invece di ammettere che aveva cercato un contatto fisico. Le sorrise, probabilmente per la prima volta. Come poteva non averlo notato? Forse era proprio Levi la vittima. Vittima di un sentimento cieco, per la persona sbagliata. E ora?, si chiese il corvino. Vai via dalla mia vita, come se questo non contasse assolutamente niente?

«Ti chiedo scusa» la voce proveniva proprio da lui? Hanji ne restò sorpresa «Scusa per tutto. So che sembra egoista, ma io...» boccheggiò. Era davvero quello che voleva, soffrire ancora per lei? Si domandò se Qualcuno avesse dei piani migliori per lui. Ma Levi era certo di quello che desiderava. Non era un capriccio, era amore. Allora si alzò, sentendo un'enorme energia dentro di sé. «Voglio sapere se è mio figlio. Voglio la possibilità di poter stare ancora con te. Ho sbagliato e me ne rendo conto»

Hanji rimase paralizzata, sentendosi oppressa da un grosso senso di colpa. Era davvero quello che voleva, soffrire per lui? Si domandò se Qualcuno avesse piani migliori per lei. Ma Hanji non era certa di quello che desiderava. Non lo so... Non lo so... Cominciava a mormorare, spezzando in due il cuore del corvino, che intanto le aveva preso la mano. «Dammi una possibilità per dimostrarti che ho capito di aver sbagliato, cambierò» Dopo, silenzio. Cambiato. Era cambiato davvero. Non lo so... E lui perse ancora. E la perse ancora. Moblit si mise in mezzo, rompendo il contatto fra i due. «Ehi, basta... Non vuole più sentirti»

Non vuole più sentirmi.

Allora cosa sono?

Cosa sono, Hanji?

Levi non staccò gli occhi da lei. «È figlio mio, non è vero?» Hanji restò in silenzio; sì, avrebbe voluto rispondere. Strinse i pugni, ferendosi i palmi con le unghie. Sì, è figlio tuo. Ma cosa disse fu tutt'altro: «Per me, sei solo un estraneo, va'»

 Per Moblit quello bastò ad allontanare il pretendente, intimandolo ad andarsene. Cadde a terra, come risposta dall'altro. Un altro pugno ben assestato in volto. Le lacrime cominciarono a cadere dai suoi occhi grigi pieni di rancore, acide come il peggior veleno, sporcandogli le guance. La mora singhiozzò assieme a lui, ma mise su una falsa espressione: ferma e sicura di sé. Se Levi non fosse stato accecato dalla rabbia, lo avrebbe notato, quanto lei lo amasse, in quel momento. Ma era già troppo tardi, che lui andò via.

"I Love Her" | levihanDove le storie prendono vita. Scoprilo ora