Capitolo 19.

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La luce penetrò nella stanza, infiltrandosi negli spazi più angusti della camera, giungendo agli occhi stanchi di Hanji. Li aprì leggermente, tastando con mano una chioma, poggiata sul suo petto nudo. Ripiombò nel buio, cercando di ricordare esattamente cosa fosse successo la sera prima.

Moblit era entrato, spalancando totalmente la porta, quando Hanji cercava di richiuderla, per tornare ai suoi studi. Ma la sua forza non riusciva a contrastare quella del ragazzo; si ritrovò di fronte a lui, senza nulla da dire.
E a lui, bastò un'occhiata. Un battito di ciglia, per avere l'opportunità di custodire il suo cuore spezzato fra le sue braccia. Come se si fossero voluti da sempre; come se non avessero pensato a nient'altro che a quell'incontro, prima di trovarsi e restare insieme, almeno per una notte.
Non c'era nulla che potesse fare, per fuggire da quella realtà. E anche se avesse potuto, non avrebbe avuto il coraggio di restare ancora sola.
Dopo tutto quel tempo che aveva trascorso nella sua autocommiserazione di non essere abbastanza per stare con Levi, Moblit sembrò regalarle tutto ciò che aveva desiderato in quelle notti. Non sapeva bene quanto tempo fosse passato, prima di Moblit: probabilmente qualche settimana. Aveva aspettato a lungo l'arrivo del corvino, ma, nella testa di Hanji, c'erano già mille ragioni per cui Levi non sarebbe mai tornato da lei. Tutti quegli anni passati al suo fianco, svanirono nel nulla in quelle poche ore che passò con Moblit. A cosa serviva fidarsi l'un dell'altra, per poi rifiutarsi a vicenda per un banale errore reciproco?
E poi ci fu la svolta, quella dove Hanji pensava di averlo costretto. Che non l'avesse mai amata o che il pensiero di avere in pugno una donna che non si cura del proprio aspetto fisico, gli facesse ribrezzo.
Poi tutto scomparve. E servì solo la calda voce di Moblit, che sussurrava dei dolci "Ti amo", a farla risvegliare da quell'incubo, ormai diventato quotidiano. La sua testa andò letteralmente in tilt, e poi, come una gelida folata di vento, tutto cambiò, con dei piacevoli brividi che le percorrevano il corpo.

I capelli sparsi sul cuscino, vennero strofinati sulla superficie di questo, quando Hanji tentò di mettersi seduta sul letto. Lo sguardo le scivolò sulla schiena del ragazzo, che mugolava qualcosa nel sonno. Gli coprì il corpo con lenzuolo, tentando di raggiungere il reggiseno lanciato ai piedi del letto.
Si protese sull'oggetto, afferrandolo con le dita, silenziosamente, mentre lanciava occhiate veloci al giovane affianco a lei.
Riuscì ad alzarsi e a vestirsi, lasciando che i suoi capelli sembrassero ancora intrisi di sudore. Si limitò a portare delle ciocche dietro le orecchie, guardandosi allo specchio, appeso al muro.
Sospirò, girandosi verso Moblit, temendo di averlo risvegliato dal suo sonno, all'apparenza, tranquillo. Così non fu e si accinse ad uscire dalla sua camera, dopo tutto quel tempo trascorso all'interno di quella.
Inizialmente, non riusciva a camminare normalmente; le gambe parevano barcollare in una specie di folle e buffa danza. Appoggiò una mano sul freddo muro accanto a lei, guardando, davanti a sé, la porta che la separava dalla cucina, mentre tutto il resto era offuscato da una nube densa.
La strana sensazione dei giorni precedenti, tornò a farsi sentire. Come un enorme masso nello stomaco; una sensazione che non riusciva ad ignorare.
Tentò di calmarsi, respirando lentamente e lasciando cadere l'altra mano sul grembo, quasi istintivamente.
Qualcosa, non andava in lei e sembrava averlo capito.
E in quel momento, si accorse di quanto fosse sbagliato tutto quello che aveva fatto. Aveva ferito Levi; aveva preso in giro Moblit; e in quel preciso istante, qualcosa le entrò nel cervello. La risposta a quello che sentiva, era spaventosa, ma non poté fare a meno di accettarla per quella che era.
E mentre pensava, non si accorse delle lacrime che le scendevano lentamente lungo il viso.

"I Love Her" | levihanWhere stories live. Discover now