Capitolo 14.

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L'orologio si ostinava a battere ogni secondo, ricordando ad Hanji che mancavano un paio di ore, prima di poter rivedere il suo adorato Levi. Quella mattina era passata in tranquillità. Per quel che ne sapeva, avrebbe dovuto avere dolori fisici, causati dal forte stress dovuto alla nuova sensazione provata la sera precedente, quindi non si stupì granché, quando, la mattina, dovette fare i conti con uno sgradevole dolore nelle parti intime e un mal di testa nauseante. Per sua grande sfortuna, guardandosi allo specchio, vide quelli che Levi considerava essere marchi. Era sua. Soltanto sua. Ogni uomo che avesse soltanto provato ad avvicinarsi, comportandosi come un cane furioso e possessivo, sarebbero stati cacciati via tutti, tenuti lontani da Levi, che proteggeva quella persona che gli apparteneva.
La cosa sembrò turbarla parecchio. Non voleva assolutamente che qualcuno se ne accorgesse. Ne avrebbero parlato tutti, prendendolo in giro per aver scelto una donna così poco dotata, rispetto a tutte le altre, che andavano fiere delle loro magnifiche curve. Ma lui, da quello che le aveva detto, stringendola a sé, ancora stesi sullo scomodo divano in pelle, coperti da una semplice coperta di lana, ammise di non fregarsene un bel niente di quello che la gente avrebbe pensato, vedendoli insieme. Il destino aveva deciso. Il futuro, soprattutto, era stato scritto.
Sistemò la coda alta, pulendo gli occhiali appannati dal suo respiro e rimettendoli sulla testa, pronta per un nuovo giorno, benché avesse gli occhi cerchiati dalle occhiaie e le gambe tremolanti. Doveva, però, concentrarsi. Non poteva di certo far sì che tutto il duro lavoro, frutto di grande studio e preparazione, andasse in fumo per via della sua nottata con il nanetto. Infatti, il giorno dopo, avrebbe dovuto assolutamente mettere da parte ogni sentimento e concentrarsi sul lavoro. Quella, secondo lei, era una piccola pausa dallo stress quotidiano.
Ben vestita, canticchiando una canzoncina sentita per le strade del paesino, si accomodò sulla sedia, lanciando un altro sguardo al vecchio orologio in legno, appeso al freddo muro.
La porta si aprì con un cigolio lungo e debole, mentre Hanji accavallava le gambe, guardando dritta davanti a sé. Si aspettò di vedere Levi, invece l'uomo che si trovò davanti non era proprio il corvino basso, a cui voleva parlare.
«Ciao, Moblit» lo salutò, lei, con il solito cenno del capo e un sorriso caloroso, sistemandosi gli occhiali sopra la testa e coprendo il collo con i capelli, ora sciolti.
«Oh, Hanji» rispose velocemente, impacciato com'era.
Ci fu un breve silenzio imbarazzante, finché, Hanji non notò lo sguardo incuriosito di Moblit, che si muoveva velocemente, seguendo le linee del vestito blu, dove l'orlo della lunga gonna era poggiato ai lati della sedia, lasciando intravedere la nuda gamba.
«Sei bellissima» disse lui, arrossendo, mentre lei distoglieva l'attenzione dal suo volto sorridente.
Annuì, ridacchiando quasi nervosamente. Quel complimento non le aveva dato fastidio, bensì, era decisamente imbarazzante. Eppure ne era davvero felice. Avrebbe voluto, comunque, che fosse stato Levi a dirglielo.
Il suo pensiero, a quel punto, cadde sulle labbra del corvino, che nella sua mente, le ripeteva di prepararsi, poiché avrebbe voluto portarla in un posto, per poter passare assieme una serata diversa; e nonostante Levi non avesse mai ammesso di amarla o cose del genere, era comunque molto felice. Moblit se n'era accorto, per cui, con un gesto fulmineo, salutò la donna e tornò in camera.

Mi ci sono voluti anni per scrivere un capitolo così povero e mi dispiace, non avevo molte idee, inoltre, lo studio mi ha tenuto impegnato.
-Levi Ackerman


"I Love Her" | levihanWhere stories live. Discover now