Capitolo 31.

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L'orologio ticchettava più veloce del solito e, ciò, non faceva altro che accelerare anche i battiti del suo cuore, impegnato a contenere tutte le emozioni che rischiavano di sbocciare all'improvviso. La bambina correva avanti e dietro per la casa, visitando le zone più private. Fu ammaliato dall'innocenza con cui si presentava, ancora e ancora, davanti ai suoi occhi. Con la stessa innocenza poneva domande alla madre, la quale era già stremata dall’aver ritrovato quell'uomo che sperava fosse morto. Seduti sul divano, uno di fronte all'altra, si guardavano solo con la coda dell'occhio. E, appena i loro sguardi osavano scontrarsi, il respiro dell'uomo moriva, accompagnato da un'immensa tristezza, che gli lacerava il cuore. A lei, invece, faceva impazzire. Per un attimo, provarono entrambi la voglia di stringersi e non lasciarsi mai più. «Perché mi hai...» s'interruppe la donna, sul punto di cedere e dire tutto quello che aveva provato, nel rivederlo. Era così felice e così triste. Ma no, non aveva per niente senso. Sistemò i suoi pensieri, in modo che potessero essere chiari anche a sé stessa. Voleva allontanarlo, per il suo bene e quello della figlia. Nonostante ciò, sentiva come una colpa insopportabile cascare sulle sue futili giustificazioni: era giusto che sua figlia avesse un padre.
«Voglio sapere di questa bambina. Tutto.» L'uomo pendeva dalle sue labbra. Aspettava solo che gli dicesse che, in realtà, era sua, e lui avrebbe lasciato al passato tutto quello che era successo. La cosa, però, suonò più come una violenta provocazione. “Non è tua.” avrebbe voluto dirgli. “Moblit era il suo vero padre. Moblit l'ha cresciuta”, ma anche quella era una bugia. Sembrava tutta una menzogna. Credette che lo fosse anche la sua breve avventura con l'uomo che amava. Gli occhi grigi gli si illuminarono quando notò che Hanji cominciava a balbettare. Fatti coraggio, avrebbe voluto dirle. La voce della donna spezzò il tutto: «È tua figlia.»

Strinse la mano in un pugno e si sentì finalmente vivo. Era persino in grado di accettare i suoi sentimenti, come se fosse libero di poterle dire qualsiasi cosa. La situazione dipendeva dalla compostezza del suo tono di voce. Abbassò lo sguardo, facendosi più serio. «E Moblit?» continuava con le domande, sempre più curioso. La donna riuscì a prendere al volo quei pensieri che l'uomo cercava di nascondere; era ben palese che fosse felice di saperlo. «Mi aveva promesso un futuro, ma quando gli ho detto che era tuo, è andato via anche lui.» sospirò, sistemando la benda che nascondeva la ferita più dolorosa della sua vita; non divideva solo la mano a metà, con un enorme squarcio nella pelle, ma anche il suo cuore: la stessa che Levi aveva portato con sé. «Lo ringrazio solo per avermi salvata. Me e mia figlia.»
Levi non rispose, limitandosi ad annuire. «Mi dispiace.» disse, a quel punto, suscitando lo stupore di Hanji. Non lo vedeva da così tanto tempo, che avrebbe giurato di trovarsi di fronte ad una persona totalmente diversa. Era lo stesso uomo che, molto tempo prima, la sgridava per qualsiasi cosa? Impossibile. Persa fra i suoi pensieri, non si rese conto della mano dell'uomo, che si prestava a circondare, con dolcezza, la sua. Stava riunendo le due metà del cuore, quelle che non avrebbe potuto riunire da sola. Aveva così bisogno di lui.
«Mamma!» spezzò la magia, quella vocina acuta e spaventata, e la bimba cadde a terra davanti a loro.

Yo, come state? Spero tutto bene. Niente, dovevo finire questa storia ad agosto, ma dettagli.
Manca poco.

Addio.

~IAmLeviAckerman33

"I Love Her" | levihanWhere stories live. Discover now