Capitolo 13.

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Attenzione: scene spinte, se non volete leggerle, chiudete l'applicazione e andate a confessarvi. Amen.


Hanji si rifiutò di guardarlo negli occhi, dopo quel bacio così improvviso e fugace. Cosa gli era saltato in testa?
Scosse il capo e si tirò un pizzicotto sul braccio, mentre Levi sghignazzava silenziosamente, avendo davanti la confusione fatta donna. D'altronde, anche lui sapeva d'essere stato davvero crudele, ad averlo fatto senza precedere la cosa con, almeno, un semplice sguardo malizioso, per avvertirla. Invece, era stato veloce, in modo che Hanji potesse goderlo di più, in qualche modo. Il bacio era stato troppo breve, a parere della donna, che emise un piccolo gemito strozzato, stringendo le gambe e trattenendo il tepore nel basso ventre, cominciato dopo aver avvertito una pulsazione nei pantaloni di Levi, appena sotto la mano, che aveva appoggiato proprio lì, per non cadere, a causa del bacio improvviso di Levi, che aveva avvicinato il viso di Hanji al suo con l'altra mano, finendo, poi, in quella maledetta posizione.
Sembrava quasi che lo stesse facendo apposta. Forse, voleva solo che Hanji finisse per toccarlo, così da dare una certa soddisfazione all'uomo, probabilmente stufo di farlo sempre da solo, chiuso in bagno.
Fu proprio quello che fece. Istintivamente, cominciò a muovere la mano sul rigonfiamento dei pantaloni, ricevendo, come risposta, un gemito da parte di Levi.
Lui, però, doveva assolutamente contenersi. Non voleva di certo che finisse tutto con dei bambini correre per casa. Di certo non voleva impegnarsi con lei. Era troppo presto per entrambi.
Ma la situazione era diventata travolgente per Levi ed Hanji, che gemevano insieme, toccandosi ed esplorandosi. Lui, infilò le fredde mani sotto la camicia bianca, sfiorando la pelle della donna che si contraeva al suo fragile tocco.
Le mani arrivarono dritte al minuto seno e la donna, inarcando la schiena, gemette di nuovo, pervasa dall'eccitazione, ormai preda di essa, che le stava lentamente bruciando ogni singolo pensiero contrario a quello che stava succedendo.

Le baciò il collo, mordendone avidamente la pelle, lasciando vari succhiotti su quello, scendendo, con una lentezza disarmante, al petto, ora scoperto. Quei umidi baci riempivano il vuoto delle parole che Levi non le aveva mai pronunciato. Tutti quei "ti amo" mai detti, le sembrarono inutili. Bastava uno di quei baci per smorzarle il respiro. Ne bastava uno per renderla felice. Quello che credeva essere l'unico uomo in grado di farla sentire in quel modo, le si stava, praticamente, infilando fra le gambe. Avrebbe portato via con sé la sua verginità, sperando di non riceverne, in cambio, un moccioso. Per lei, però, andava bene comunque. Sapeva che supplicarlo di fermarsi avrebbe solo provocato un enorme disagio, che sarebbe andato a distruggere quel che Hanji e Levi stavano costruendo in quel momento. Chissà se quell'avventura li avrebbe uniti, rendendoli inseparabili. Sicuramente, ogni pensiero legato al matrimonio, nella loro mente, era negato. Ed Hanji non sembrò preoccuparsi neanche quando Levi alzò lo sguardo verso di lei, che stringeva gli occhi, aspettando il momento in cui lui sarebbe entrato dentro di lei. Tremava, spaventata ma sicura che Levi sarebbe stato buono con lei, almeno la prima volta.
Il tempo sì fermò e ripartì, mentre il corvino circondava il corpo, grondante di sudore, di Hanji, con le possenti braccia, dandole dei piccoli baci sulla guancia e all'angolo della bocca, sfiorando appena il labbro inferiore, che la donna mordeva con forza.
E in un istante, si trovarono a gemere, ancora, rumorosamente, con le gambe divaricate e le unghia che tracciavano vari segni sulla nuda schiena dell'uomo, che si sforzava di rimanere concentrato, guardando il viso, distrutto dalle lacrime, della donna che cominciava a piacergli. Un'ultima spinta e i due vennero, con un soave orgasmo, oppresso dai loro respiri, diventati irregolari e concitati.
Si guardarono negli occhi, mentre un sorriso le si dipingeva sul volto, fra le varie lacrime cadute sul palmo della mano di Levi, che le accarezzava dolcemente le guance, liberandola da tutte le preoccupazioni, volate via, in una folata gelida di vento.


Mi sono trattenuto dal massimizzare la scena, per non sfociare nella volgarità. :')
Che brav'uomo.

-Levi Ackerman

"I Love Her" | levihanWhere stories live. Discover now