L'inizio 1

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Non ricordo quando è stata l'ultima volta che non ho pianto. Piangere per me e come andare in bagno tutti i giorni. Tranne per il fatto che non mi esce pipì. L'unica maniera per sopravvivere è godersela come se fosse l'ultimo. Per non parlare che ogni fottuta sera faccio lo stesso sogno. Come se non bastasse da quel momento non c'e stata una volta sola che io sia riuscita a dormire serena. Ecco perchè devo prendere delle stupide pasticche. Beh se mia madre pensa che aiutino, allora le lascio credere di si.
Perchè?! Perchè devo soffrire?Perchè devo vivere tutto questo da sola? Perchè nessuno cerca di capire quanto io stia male dentro?
Ovviamente non poteva mancare la ciliegina sulla torta. Si ritorna a scuola. L'ultimo anno più importante e che mi permetterà di andarmene via da tutti.

Mi alzo dal letto con la mia tanta pigrizia che ho in corpo e mi rinchiudo in bagno. Guardo lo stupido riflesso davanti a me.
-Sembro proprio uno zombi-. Quanto odio avere le occhiaie e oltretutto la mia bella acconciatura da strega degli anni 70.
Dopo una rapida doccia, mi guardo un ultima volta allo specchio.
-Si comincia-. Dico come se mi potesse aiutare. Noto dietro di me la scrivania piena di roba è il volantino della mia nuova scuola.

Se ci faccio caso cambiare istituto è un sogno quasi per la maggior parte degli adolescenti,solitamente per gli studenti che non si trovano bene con i propri compagni o per altri situazioni. Io non mi lamento,anche perchè ero vista male da tutti dal luogo in cui mi trovavo prima, quindi la miglior scelta fatta da mia madre fu di trasferirci in un altra città. Lo definisce tuttora "un cambiamento radicale".New York.
Che felicità! Sono così felice che mi butterei da un ponte..la mia ironia è pessima!

Per l'outfit ci avevo pensato ieri. Per non perdere tanto e non far infuriare mia madre. Un paio di jeans e una maglietta a maniche corte, mi trucco con un semplice mascara, mi asciugo i capelli e li liscio, per non sembrare un leone ed essere confusa per Simba "il re leone" ,mi piaceva quel cartone,che dico,è ancora il mio preferito.Potersi sentire liberi da tutti,ma in fondo sappiamo che è solo finzione. Fanno credere ai bambini che gli animali hanno la capacità di interagire con le parole ..come se i leoni sapessero parlare! Invece nella vita vera attaccano per sopravvivere perchè è la loro natura. Se vuoi sopravvivere, devi uccidere.

Scendo, faccio colazione.
Un bicchiere di succo e un cornetto con sopra goccie di cioccolato.
Dopo aver terminato la mia deliziosa colazione,prendo lo zaino che ha al suo interno un semplice quaderno è una penna è saluto mia madre,che intanto è seduta sul divano ha guardare la TV,siccome oggi non lavora,se fossi in lei sarei ancora a letto ha dormire.
Prendo l'autobus con la mia tanta voglia di vivere è appena scendo, premetto a me stessa di andare a piedi a scuola,invece che venire schiacciata come una polpetta.

Cammino per altri 5 minuti e mi ritrovo di fronte a un gigantesco edificio con manifesti di ogni tipo,ragazze cheerleader che saltano di qua e di là,persone a caso che ti salutano,altri che fumano,quelle che piangono,ragazzi con lo skateboard che ti passano a fianco,persone con molti libri in mano, manco fosse un esame è sopratutto ragazzi che improvvisamente si tolgono la maglietta gridando"siamo i migliori,siamo i migliori", e prof che li rincorrono per cercare di fermarli.Resto per un attimo sbalordita ma,mi riprendo subito.Entro e noto che le pareti sono di colore azzurro,mentre alcune porte sono di colore rosso,giallo è verde! Cammino dritta sperando di trovare la segreteria,ma questa scuola è così enorme che solo adesso mi ricordo di non saper assolutamente in quale direzione andare.
-Perfetto mi sono persa come una grande scema, brava Nicole- dico a me stessa,mentre alcune ragazze che mi passano affianco mi guardano storto senza alcun motivo. Mi rigiro per ritornare alla retta via e ad un tratto vedo venire verso di me una ragazza alta, con i capelli neri come la pece e occhi di un color verde vestita com dei jeans blu scuri è una maglietta del medesimo colore con in mano una borsa grigia è con l'altra il cellulare e in faccia stampato un sorriso. La mia vocina ordina di scappare,ma poi mi prenderebbero per pazza. Si pone di fronte a me con faccia autoritaria.
- Ehi ciao, ti serve una mano? vedo che sei in difficoltà, il mio nome e payton Anderson e il tuo?" Mi porge la mano è la stringo. Sono più confusa dal fatto che mi parli sapendo che non mi conosce affatto è che mi voglia aiutare.
-Sono Evans, cioè Nicole e sì, mi sono persa a quanto pare.È il mio primo giorno e non conosco nessuno ed d'altronde da poco mi sono traslocata-
-Adesso ci sono io, seguimi- gira verso destra è faccio come dice
-Grazie-
-Comunque posso assicurarti che ti farai dei nuovi amici, cominciando da me- questa ragazza mi convince. Spero che il mio istinto non si stia sbagliando.

Mi accompagna in segreteria,è incontriamo una signora anziana mangiare una caramella è con uno sguardo divertita da un video che sta vedendo dal suo cellulare,ci nota è ci sorride. Dopo averle chiesto il foglio degli orari scolastici e dopo essersi presentata a me dicendomi il suo nome. Monica. Mi è apparsa una signora per bene è gentile.
Arriviamo di fronte alla classe.
- Eccoci. Siamo arrivati. Per fortunata saremo in classe insieme- afferma con serenità. Non so a cosa si riferisse. Prima che potessi chiedere, lei apre la porta ed la prima cosa che noto sono gli occhi puntati su di me,mentre il prof,alquanto privo di capelli,mi fa segno con la mano di andare da lui. La mia nuova amica si siede e mi fa l'occhiolino.
Dovete presentarmi davanti a tutti per il volere del prof. Mezz'ora dopo mi dice di fermarmi e si mette al centro della stanza.

-Grazie per la sua presentazione signorina Evans. Le diamo il benvenuto nella nostra scuola,spero che si troverà bene e a proprio agio- dice -La prego di sedersi dietro alla signorina Anderson- aggiunge.

Finite le lezione successive. Cercai di trovare la mensa della scuola nel quale io e payton ci eravamo organizzati. So riconoscere che è stata una sorpresa averla incontrata, non posso dirlo per gli altri studenti. Sopratutto una certa ragazza che non smetteva di fulminarmi senza alcun motivo.
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-Sarà la direzione giusta?- questa scuola è parecchio grande. La mensa non dovrebbe essere così lontana.

Cammino un altro po',insultando colui che ha costruito questo edificio,fino a quando sento un peso corporeo sbattermi a terra.
Perfetto,ci mancava il tocco di classe!!
Mi rialzo da terra tutta arrabbiata e vedo che un ragazzo di fronte a me ridendo come un ebete con i suo amici, senza neanche aiutarmi e degnarmi di uno sguardo.

-Ma che cavolo ti prende! guarda dove cammini- sono queste tipi di persone che avrei voluto mai incontrare per una volta nella vita. Ma dio da sempre delle sfide. Incrocio le braccia è il ragazzo in questione mi guarda storto. Siamo sicuri che non abbia il ciclo. Non mi sorprenderei della risposta.

-Sei caduta e non è problema mio,tu che non guardi dove vai. Non rompere le palle e non ti permettere di parlarmi in questo modo se no finisce male per te, capito? O no? Scema- fa un passo avanti a me mentre si tocca i capelli. Ma chi si crede di essere? Se voleva fare il figo davanti hai suoi amicizia ha scelto la vittima sbagliata.
-Scema a tua madre!- Scandisco bene le parole e me ne vado,mentre il suo gruppetto ride verso l'amico,non mi farò insultare da nessun pagliaccio.
Credo di essermi fatta un nuovo nemico il mio primo giorno.
Che fortuna, come al solito!

Noi e nessun altro (IN REVISIONE)Where stories live. Discover now