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-Non so bene da dove cominciare.-sospirò Derek. Si sistemò meglio contro la spalliera del letto, imitato quasi immediatamente da Stiles, che si raggomitolò dal suo lato e sembrò valutare se lasciar andare la mano del più grande, che stringeva ancora saldamente. Derek lo tolse di impaccio dando una stretta rassicurante e Stiles accennò un sorriso.

-Non ricordo nei dettagli il sogno che ho fatto.-esordì Derek dopo lunghi minuti passati a raccogliere le idee.-Ma...so bene di cosa si trattava. È un incubo ricorrente, che faccio da quando...da quando avevo quindici anni. Possono cambiare i dettagli, ma il sogno è sempre lo stesso.-

-E...che tipo di sogno è?-domandò Stiles con cautela, osservando attentamente il viso del più grande e vedendolo quasi immediatamente contrarsi in una smorfia.

-Sono ricordi. Ricordi e...immagini. Sono un prodotto della mia mente, certo, ma sembrano così reali che io...-prese un profondo respiro, chiudendo gli occhi. Nel buco nero in cui gli sembrava di star sprofondando la mano calda di Stiles, saldamente ancorata alla sua, era l'unico punto fermo.

-Quando avevo quindici anni ci fu un incendio a casa mia. Io e mia sorella maggiore, Laura, eravamo a scuola ma tutti gli altri...-

-Derek...-fece per dire Stiles, rafforzando la stretta sulla sua mano.

-L'incendio è scoppiato poco dopo che io e Laura eravamo usciti. Avevamo entrambi le attività del club sportivo e dovevamo uscire presto per gli allenamenti mattutini. I miei genitori erano ancora in casa, così come la mia sorellina Cora. Loro non sono riusciti a...non c'è stato niente da fare.-

-Derek, mi dispiace così tanto.-mormorò Stiles.

-Io penso sempre che se quel giorno non avessimo avuto gli allenamenti, se fossimo rimasti a casa anche solo un'ora in più...mi chiedo sempre cosa abbiano provato, come sia stato. E nei miei incubi mi sembra di sentire tutto. Il dolore, le urla, l'odore di fumo...è tutto così dannatamente reale che io...-la voce di Derek si spezzò a metà della frase, e Stiles non dovette pensarci un secondo di più prima di sporgersi verso di lui e circondargli il collo con le braccia, tirandolo contro di sè. Era un abbraccio un po' impacciato, ma non sembrava importare a nessuno dei due. 
Derek si aggrappò alle spalle di Stiles come a volersi ancorare ad esse e seppellì il viso nell'incavo del suo collo. Profumava del bagnoschiuma alla vaniglia che usava sempre e per lunghi istanti fu tentato di baciare la pelle morbida che sentiva sotto le sue labbra, di imprimervi un marchio. Fu tentato di risalire fino alle sue labbra, così carnose e invitanti, e catturarle con le proprie. Per un attimo pensò che lo avrebbe fatto davvero e si chiese se Stiles lo avrebbe fermato. Gli ci volle un lungo momento per calmarsi del tutto, per scacciare via le ultime tracce di turbamento dovute all'incubo e a ciò che aveva raccontato al più piccolo e a tutti quei pensieri che lo avevano assalito improvvisamente. Ma erano davvero così improvvisi? Certo, era la prima volta che li formulava in maniera così esplicita, e probabilmente era in parte dovuto al tumulto di emozioni che stava provando in quel frangente, ma non poteva dire che Stiles gli fosse indifferente prima di quel momento. Gli era entrato dentro poco a poco e non sapeva nemmeno bene quando o come fosse successo. Forse era iniziato quella mattina al cimitero, quando aveva visto nel suo dolore qualcosa di familiare, qualcosa che gli ricordava sè stesso, o forse era stato in seguito. Forse era stato il suo modo di cucinare, il suo sorriso accattivante, la sua risata genuina, il modo in cui si preoccupava per suo padre, il modo in cui si imbarazzava ogni volta che stavano troppo vicini, il modo in cui lo stava consolando in quel momento. O forse era un misto di tutto o magari niente di tutto ciò, Derek non ne aveva idea. Non ne aveva idea, così come non aveva idea di cosa farsene di quelle emozioni. Non sapeva come classificarle, non sapeva come agire. L'unica cosa di cui era certo era che avrebbe voluto addormentarsi stringendolo tra le braccia e svegliarsi con i suoi capelli a solleticargli il collo.

-Torniamo a dormire.-sussurrò, allentando leggermente la presa su Stiles ma non lasciandolo del tutto. Il più piccolo annuì leggermente, scivolando sotto le coperte e trascinandolo giù con sè senza mai districarsi dalla sua stretta.

-Buonanotte.-mormorò Derek, quando fu sicuro che entrambi fossero sistemati.

-Buonanotte.-rispose Stiles, la voce leggermente spezzata dal groppo che si sentiva in gola. Le sue braccia circondavano le spalle del più grande e per la prima volta Derek non gli sembrò soltanto una persona solida, affidabile, misteriosa. Per la prima volta lo vide come qualcuno che aveva sofferto quanto lui, forse più di lui. Vide qualcuno che capiva il suo dolore e allo stesso tempo qualcuno da proteggere da altro dolore. Avrebbe voluto che la sua stretta spremesse via ogni goccia di quei ricordi, di quelle immagini terribili, di quel passato che tornava a visitarlo la notte. Quell'ondata di emozioni che lo travolse lo lasciò spiazzato, senza difese e con il cuore che batteva all'impazzata. Non ne capiva il significato, ma le temeva. Aveva una paura folle che Derek potesse sentire il battito del suo cuore -che potesse capire qualcosa che lui stesso ancora non capiva pienamente- e allontanarsi.
C'era una sola cosa da fare: sopprimere tutte quelle emozioni prima ancora che emergessero.

Bodyguard ~ SterekWhere stories live. Discover now