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Derek si alzò di scatto dal suo posto, quasi ribaltando il tavolo e facendo sussultare Scott, che sembrò notare solo in quel momento la presenza di una quarta persona in quella cucina.

-Come sarebbe a dire sparito?!-sbottò Derek, afferrando il ragazzino per le spalle e piantando gli occhi nei suoi.

-N-non è in camera e da nessuna parte di sopra.-farfugliò Scott. Derek lo ascoltò appena, precipitandosi al piano di sopra e, dopo aver constatato che in effetti Stiles non si trovava da nessuna parte, uscendo di casa per setacciare il giardino. Quando rientrò, non aveva il minimo indizio di dove potesse essere il più piccolo e aveva solo voglia di tornare a casa e non pensare più a quel lavoro che, lo sapeva, non avrebbe dovuto accettare.
Ethan si era attaccato al telefono, mentre Scott gli dettava i numeri degli amici di Stiles, e Aiden era seduto al tavolo della cucina con un'espressione a metà tra l'esasperato, il furioso e il pensoso.

-Ci sono!-esclamò alla fine, attirando su di sé l'attenzione di tutti.-Lui e il signor Stilinski vanno sempre al cimitero in questo giorno. Può darsi che ci sia andato da solo.- 

-Dove si trova questo cimitero?-chiese immediatamente Derek, tirando fuori le chiavi della macchina.

-È appena fuori città, a circa 15 chilometri da qui. Non so se Stiles avrebbe potuto arrivarci da solo, a piedi.-riflettè.

-Dammi l'indirizzo, io vado a controllare lì e voi rimanete qui nel caso tornasse o fosse da un amico.-ordinò Derek, facendosi scrivere l'indirizzo da Aiden ed uscendo di casa come un fulmine.
Il suo primo incarico si stava rivelando una spina nel fianco.

                            *****

Il cimitero dove era sepolta la madre di Stiles sembrava spoglio e freddo a quell'ora del mattino. Derek lo attraversò quasi di corsa, spostando furiosamente lo sguardo da una tomba all'altra nel tentativo di individuare Stiles.
Fu quando era sul punto di perdere le speranze di trovarlo lì che individuò un fagottino di vestiti appoggiato contro una lapide, appena visibile dietro la statua di angelo bambino.

-Stiles!-urlò, vedendo la piccola figura tremante sussultare e girarsi di scatto,  rannicchiandosi, se possibile, ancora di più su sè stessa.

Derek ci mise un attimo ad arrivargli di fronte e ad inginocchiarsi fino alla sua altezza, allungando le mani per tirarlo via dalla lapide e verificare che non fosse ferito.

-Dico sei impazzito?!-sbottò, quando si rese conto che, eccetto per il freddo che doveva star patendo e per gli occhi arrossati dalle lacrime, non aveva alcuna ferita evidente.- Il mio lavoro è tenerti al sicuro, ma come posso farlo se scappi di casa già il primo giorno?-

-Io non ho mai detto di volere una guardia del corpo.-si imbronciò Stiles, staccandosi dalla presa di Derek e tirando su con il naso.

-Hai fatto preoccupare tutti.-sospirò il più grande, decidendo di ignorare la sua asserzione e di tirarlo su, iniziando a trascinarlo verso l'auto.-Vieni in macchina prima di morire congelato.-sbuffò.

-Aspetta!-si divincolò Stiles, tornando di fronte alla tomba.-Non l'ho ancora salutata.-chiarì, quando Derek gli rivolse uno sguardo seccato.

-Scusalo, mamma.-lo sentì mormorare.-Pensa di poter fare il bullo perchè è un energumeno.-borbottò, contornando l'asserzione con uno sternuto. Derek alzò gli occhi al cielo.

-Mi manchi tanto.-aggiunse Stiles, a voce più bassa.-Quest'anno papà non è venuto e io mi sento solo mamma.-sussurrò, e Derek sentì distintamente un singhiozzo. Per la prima volta, si soffermò a guardare davvero Stiles. Osservò la sua piccola figura avvolta in un cappotto pesante tremare per i singhiozzi che cercava di trattenere, il capo affondato nella sciarpa che portava al collo e il viso ostinatamente girato così da non mostrare le sue lacrime. Gli ricordò tanto una piccola versione di sè stesso, quando si ritrovava a piangere davanti alle tombe dei suoi familiari. E pensò che, forse, non erano poi così diversi.
Fu questo pensiero che lo spinse ad abbandonare il suo cipiglio e l'irritazione che lo aveva colto quella mattina e ad appoggiare una mano sulla spalla di Stiles, che sussultò ma non si scostò, attendendo ancora qualche istante prima di asciugarsi in fretta il viso e seguire Derek fino alla macchina.

Il viaggio di ritorno a casa fu silenzioso. Derek avrebbe voluto dire qualcosa, fargli capire che ci era passato anche lui e che sapeva come si sentiva. Non perchè volesse stabilire un legame, ovviamente. Stiles era solo lavoro, e affezionarsi gli avrebbe solo fatto perdere di vista l'obiettivo principale. Voleva solo fargli sapere che avevano qualcosa in comune, un punto di contatto su cui basare una relazione lavorativa solida, che gli avrebbe evitato inconvenienti come quello di alzarsi la mattina e non trovarlo nel suo letto. Al tempo stesso, però, sentiva di non potersi intromettere nel dolore di quel ragazzo. E quel rispetto del suo silenzio, per quanto non se ne rendesse conto, era il primo passo verso qualcosa di diverso da un mero rapporto lavorativo.

Bodyguard ~ SterekWhere stories live. Discover now