14. I Know What You Feel

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Ore 10:30

Aspettare il quattordici giugno le risultava faticoso, il tempo sembrava non passare più. Avrebbe voluto addormentarsi e risvegliarsi tre giorni dopo.
Era rimasta in giardino a osservare l'acqua ferma della piscina dopo la chiacchierata con Hazel. La ragazza non appoggiava la scelta di Mya a proposito del suo futuro, ma non le importava.
Qualcuno bussò contro la porta finestre, intenzionato a richiamare la sua attenzione, era stata una mano pesante e ferma a battere sul vetro. Sapeva a chi appartenesse quel particolare.

Si girò incontrando lo sguardo della figura di Connor, serio come non mai. Aveva lo sguardo scuro, come tormentato. Non le era mancato per niente quel particolare sul suo volto, anche se era la caratteristica che lo contraddistingueva di più. Il nuovo Connor invece le calmava l'animo, come di riflesso.

Lui affiancò il pollice alll'indice per poi avvicinarli alle labbra, successivamente indicò il cancello principale della villa.
Le stava chiedendo di andare a prendere un caffè, ovvero, parlare.

Si sarebbe volentieri buttata in piscina con tutti i vestiti, pur di evitarlo, ma le tornarono in mente le parole taglienti della dolce Hazel: non era una bambina, non più, doveva affrontare la realtà.

Prima o poi, tanto, avrebbe dovuto parlare con Connor, lui le stava solo offrendo l'occasione.
Annuì in direzione dell'uomo per poi alzarsi e dirigersi verso il cancello. Poco dopo Connor la raggiunse con le chiavi della macchina stretta nel pugno. Entrarono in macchina senza dire una parola.

***

Mikkeller Bar, San Francisco
Ore 11:05

Erano già stati in quel bar, dopo l'interrogatorio al dipartimento di polizia, erano andati con l'intenzione di festeggiare il traguardo che avevano raggiunto quel giorno.
Erano cambiate così tante cose da allora, eppure era passata poco più di una settimana.
A pensarci le vennero i brividi. Se potevano succedere così tante cose in così poco tempo, che fine avrebbe fatto tra sette giorni? Dove si sarebbe trovata? Avrebbero già risolto il caso?

Tutte quelle domande la distraevano sul futuro imminente: Connor.

Ordinarono due caffè per poi sedersi a un tavolo differente dalla scorsa volta, Mya lanciò un'occhiata all'angolo vicino alla vetrata, ecco, lì so erano seduti una settimana prima.

Il telefono le tremò in tasca, in segno dell'arrivo di un messaggio.

«Dobbiamo parlarne, il tuo silenzio stampa.. mi innervosisce parecchio» iniziò Connor distraendola dal cellulare. Lo avrebbe visionato più tardi.

Sì, quelle ore erano state tanto silenziose quanto nervose. Non sapeva come dirgli che era stato tutto un errore, che lei sarebbe rimasta comunque con il suo unico amore. Lucas.
In cuor suo, anche se non dette a voce, quelle parole sapeva che lo avrebbero ucciso, così come avrebbero ferito lei. Trovava un qualcosa di sbagliato in quel pensiero che la faceva ammattire.
«Hai ragione, scusa» era stato imbarazzante staccarsi da quel bacio, aveva distolto lo sguardo per poi tornare dentro il bar qualche attimo dopo, lasciando Connor da solo in balia della confusione. Non gli aveva più rivolto parola durante tutta la serata, né lo aveva guardato. Aveva capito subito di aver sbagliato. «È stato bello, Connor, davvero, ma..» aveva detto la verità, anzi forse aveva tralasciato qualche particolare: quel bacio era stato più che bello, non aveva mai provato così tante emozioni travolgenti in un colpo solo. Quel bacio l'aveva stordita, l'aveva alzata da terra facendola fluttuare in aria, quando si erano allontanati, poi, era ricaduta in terra prendendo una bella botta.
Quel "ma" che aveva pronunciato il quale annunciava notizie negative per Connor lo aveva messo in guardia, la sua espressione era cambiata in un baleno. Si era scurito ancor di più in volto e aveva abbassato lo sguardo, come capendo le intenzioni di Mya, sapendo che mai lo avrebbe rifatto. Quella reazione precoce le squarciò il cuore. Dentro di sé continuava a ripetere che non se lo meritava, che Connor aveva già sofferto troppo nella vita e che il suo rifiuto sarebbe stato l'ennesimo calcio nello stomaco.
Lo trovava sbagliato e corretto allo stesso tempo. Cercava solamente di fare la cosa giusta.
«Ma amo Lucas, non posso lasciarlo.»

Burn SlowWhere stories live. Discover now