Capitolo 9

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"Sveglia dormiglionaaa, oggi si esce" spalancai le finestre della camera per lasciar entrare un pò di brezza mattutina, mia madre si coprì gli occhi e questa scena mi ricordò, con un dolore al petto, i giorni in cui era lei a svegliarmi ed io mi lamentavo per la luce del sole.

Non ci feci caso più di tanto e mi avvicinai al letto. Le tolsi le coperte di dosso e dopo qualche minuto la vidi riprendersi.

"Che significa: si esce?" Mi chiese stupita con quel filo di voce che le rimaneva. "Che si esce" ripetei ovvia facendo spallucce.

L'aiutai ad alzarsi e a vestirsi, quando fu pronta l'accompagnai di sotto e le cucinai qualcosa, mentre lei mangiava andai a svegliare mio fratello.

Spalancai lentamente la porta e lo trovai rannicchiato nelle coperte.

Mi misi in ginocchio davanti a lui e lo guardai dormire per qualche minuto, mentre gli accarezzavo la guancia con il dorso della mano.

"Hei, occhi belli, svegliati" gli sorrisi e lui goffamente alzò le palpebre regalandomi due biglie blu elettrico.
"Ciao" sorrise stiracchiandosi "Ciao" lo salutai io.
"Andiamo a fare un giro? Che ne dici?" Annuii in un attimo e saltò dal letto correndo in bagno.

"Ti aspetto di sotto" urlai.
Scesi le scale e quando anche Dylan fece lo stesso, lo portai fuori e li feci aspettare in giardino.

Lentamente mi avvicinai al garage e alzai la serranda. Probabilmente feci prima una serie di respiri e poi riuscii ad alzare il telone che ricopriva l'auto.

Rimasi qualche secondo a guardarla, ci girai attorno e la sfiorai con l'indice. Il blu scuro mi rassicurava tanto e mi riportava con la mente al suo colore preferito.

Le mie dita tremavano al contatto con l'acciaio freddo, sembravano tanto piccoli sassolini durante un terremoto.

Aprii lo sportello del conducente e prima di sedermi ammirai anche quello.

Quando mi misi al posto di guida, potei sentire ancora il suo odore nella sua macchina sportiva.
Accarezzai lentamente il cuoio bianco del volante e una volta infilata la chiave, sentii il leggero rumore di un motore sotto di me dopo tanto tempo.

Uno, due, tre battiti persi quando mi accorsi che l'unica vera e propria cosa materiale, che mi restava di mio padre, era proprio questo macchina, a parte qualche piccolo oggetto.

Feci salire mia madre e mio fratello, poi mi diressi verso la spiaggia.

Alzai il volume della radio e mentre loro canticchiavano qualche canzone io ero impegnata a non schiantarci contro qualche muro.

Avevo preso poco tempo prima la patente, ma ricordavo perfettamente i movimenti di mio padre quando era al volante.

Era talmente bravo che non vedevo l'ora di essere come lui, lo guardavo incantata mentre i suoi grandi muscoli si muovevano per riuscire a far muovere anche questo aggeggio.

Ricordavo ancora, però, quando eravamo ad una rotonda e quasi non ci schiantammo contro un'altra auto solo perché stavamo cantando a squarciagola qualche hit di quella estate.

Ricordavo tutto, ma se avessi dovuto ricordare perfettamente, i suoi lineamenti, probabilmente avrei dovuto solo guardarmi allo specchio, perché non ci sarei riuscita.

"Ti sei persa nei pensieri?" Mia madre sorridendo mi risvegliò ed il ricambiai il suo sorriso.
"Non credi faccia un po' troppo freddo per andare al mare?" Mi chiese guardando di fronte a se.
"Mica dobbiamo farci il bagno, l'aria di mare ti farà bene e poi sappiamo entrambe che sulla spiaggia non ci si va solo d'estate" le feci l'occhiolino senza voltarmi del tutto verso di lei.

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