Capitolo 17

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Quando mi sedetti da sola, al mio solito posto, nell'aula di chimica ancora vuota, ebbi tempo di pensare a ciò che Ryan mi aveva detto il giorno prima. Era. Amelia era il nome di sua sorella.

Questo significava che era...morta?

La posi più come una domanda a me stessa, visto che lui mi fece richiudere lo sportello e partì sgommando.

L'aula iniziò a riempirsi di persone, ma di Charlotte e Arleen nemmeno la traccia.

La mia testa stava per scoppiare. Non avevo chiuso occhio per tutta la notte ripensando alle sue parole, ma come avrei potuto scoprirlo? In fondo le mie amiche sapevano che dentro di me, c'era quella parte nascosta di Dora l'esploratrice (così la chiamavano) che si risvegliava ogni qualvolta c'era un mistero da scoprire.

Volevo sapere di più su Ryan, ma allo stesso tempo sapevo che mi sarei fatta molto male se avessi osato guardare oltre la punta del mio naso.

Arleen entrò nella classe con il capo alzato da vera regina e senza nemmeno salutarmi, andò a sedersi al suo posto. Proprio dietro di me.

Volevo voltarmi per chiederle che fine avesse fatto Charlotte, ma ci rinunciai, facendomi ancora più piccola.

Quando compresi, ormai a metà lezione che avevo seguito attentamente, che la mia amica non sarebbe venuta a scuola, mi rattristai. Non mi aveva avvisato, forse non stava bene ed io in quel momento ero da sola perché l'altra mia amica mi evitava.

Alla fine della lezione il professore mi diede un bel voto per il mio compito di casa ed io ne fui più che felice.

Arleen mi sfrecciò di fianco come un missile ed io pensai che quel giorno alla mensa mi sarei seduta di fianco a Debby Crux.

Forse avrei dovuto fare io il primo passo, ma ero fermamente convinta che lei avesse esagerato, quindi io non volevo spingermi oltre.

Avevamo dieci minuti di spacco ed io mi strinsi i libri al petto ed attraversai il giardino a testa bassa cercando di non farmi notare da nessuno.

Scorsi in lontananza il solito gruppetto. Scott era stravaccato di fianco a Ryan sulla panca di legno e entrambi avevano i gomiti alzati verso la spalliera. Cody stava parlando animatamente di qualcosa ai ragazzi che ascoltavano con finto interesse. Noah ed Arleen erano appiccicati e quando voltai il viso verso destra, in lontananza vidi una ragazza dal caschetto nero, di spalle, che richiamò al mia attenzione.

Abbassai ancora di più la testa pregando tutti gli dei dell'Olimpo di passare inosservata al tavolo dei miei amici ma fu proprio in quel momento che probabilmente il divino Ares sfidò la mia pazienza.

"Heeey, Athooos" la voce di Cody mi fece vibrare i timpani, ma fino a quando pensava di chiamarmi con il soprannome che mi aveva affibbiato all'inizio della scuola, nessuno si sarebbe accorto della mia presenza.

Ma ovviamente, non fu così.
Camminai più velocemente facendo finta di niente, solo che poi il suo urlo mi fece incollare i piedi al terreno. "Aaaleeexaaaa!" Cody sembrava un bambino che richiamava la sua sorellina più piccola per avergli rubato qualche giocattolo.

Mi voltai verso di loro e guardandomi intorno li raggiunsi. Mi stampai un flebile sorriso sul volto e quando arrivai, Cody che era seduto sul tavolo mi avvolse un braccio sulle spalle e mi tirò verso di lui. "Facevi finta di non sentirmi vero?" Mi punzecchiò ghignando ed io scossi la testa.

Arleen sbuffò ma io ero troppo impegnata a chiedermi quando io e l'idiota fossimo diventati così amici.

"Dov'è Charlotte?" Chiesi in generale, cercando di staccarmi dalla piovra Cody ma non ci riuscii.
"Beh, ha detto di non sentirsi tanto bene ed è rimasta a casa. Tu perché ci stavi ignorando?" Mi rispose la piovra assottigliando le palpebre  verso di me. "Non vi stavo ignorando, Cody" sbuffai alzando gli occhi al cielo.

A weak point Where stories live. Discover now