«Mya?!» Leah la richiamò a gran voce. La detective si avvicinò alla recinzione trovando Leah ad aspettarla dall'altra parte. «Trovato qualcosa?»

Mya scosse il capo. «Solo cose di tutti i giorni che avrebbero potuto tranquillamente lasciare chi lavora qui dentro. Tu?»

«Hai dei guanti e una busta?»

Non molto lontano dal parcheggio recintato Leah aveva trovato un qualcosa che aveva lasciato Mya non poco interdetta, ma che d'altro canto rese i presentimenti di Leah realistici.

«Un proiettile?» chiese Mya dovendo esprimere a voce ciò a cui non credeva.

Il sorriso di Leah la inquietò. «Già. Lo sapevo.»

Era un classico proiettile di all'incirca quattordici millimetri che, però, avrebbe potuto aprire un'altra indagine, oltre alla corsa di macchine illegali e lo spaccio di droga.

«Però non è detto che c'entri con le corse clandestine e lo spaccio di droga, insomma siamo a San Francisco.»

Leah storse il naso. «Infatti non lo sappiamo, è ancora intatto questo proiettile, sarà sicuramente caduto di sprovvista o una cosa del genere, portiamolo comunque ad analizzare.»

Mya aprì la borsa passando dei fazzoletti a Leah. «Mi sono scordata di prendere il necessario. Usa questi, scusami.»

Leah prese un fazzoletto avvolgendosi le dita per poi prendere il proiettile da terra e avvolgerlo nel morbido tessuto bianco. «Un po' sbadato da parte tua ma.. va bene così. Mettilo in una tasca sicura, più tardi lo porteremo alla villa.»

Mya raddrizzò le orecchie. «Più tardi?» pensava non ci fosse altro da ispezionare, era tutto assolutamente normale, a parte le sgommate in terra, la spazzatura per terra, i cancelli rotti e i suoi pantaloni bucati.

Leah le passò il fazzoletto contenente il proiettile e lo mise in borsa, in una tasca interna sicura.
«Sì, adesso ho in mente altro, se sei d'accordo.»
Leah le lanciò uno sguardo complice, sogghignando. «Andiamo a bere?»

***

The San Francisco Athletic Club, San Francisco
Ore 22:24

Aveva tentennato prima di rispondere. D'altronde avevano una prova alquanto importante dentro la borsa e non avrebbe rischiato di perderla per nulla al mondo, ma Leah non sembrava preoccupata. Aveva anche mille preoccupazioni nella testa che avrebbe voluto rigettare dentro un bicchiere di superalcolico, giusto per distrarsi un po'.

Quindi aveva accettato e, una decina di minuti dopo, si ritrovarono seduti al bancone dell'Athletic Bar, non molto lontano dalla villa.
Aveva ordinato un Black Russian - vodka e liquore al caffè - mentre Leah aveva optato per un Logan Island Ice Tea, vodka, gin e altro dieci ingredienti che Mya si era dimenticata appena usciti dalla bocca del barman.

Mai avrebbe pensato di passare una serata a bere con Leah, ma non avrebbe dovuto stupirsi, da quando era arrivata a San Francisco le cose erano cambiate: il suo odio più grande era diventato solo un bene inspiegabile, per una persona che poi nella vita non gli aveva dato così tanto, il suo matrimonio era stato anticipato al primo luglio, stava per diventare il capo Bureau e aveva risposto a Lucas in un modo così freddo che non credeva possibile si potesse rivolgere così a una persona che presto sarebbe diventata suo marito.

«Qualcosa ti tormenta, Scheggia?» chiese Leah con un sorriso sghembo.

«Scheggia

«Che c'è? Ti calza a pennello!» il barman servì velocemente i due cocktail. «Siccome muori dalla voglia di risolvere al più presto questo caso per tornare dal tuo maritino.»

Burn SlowWhere stories live. Discover now