Il buio colpisce ancora (Capitolo 7)

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"Ai miei occhi sembravi umano, ma di umano hai solo la facciata. Ora vedo l'alieno che è in te!"

Le mie parole rimbombarono nello stretto cunicolo, tornando indietro come un frisbee, non una parola ricevetti di risposta.

"Tu potrai conoscere anche l'infinità dell'universo, o la più complessa legge fisica ma di noi umani non sai proprio nulla! Ti schieri a favore della terra e dei suoi abitanti, ma tu non ci comprendi. Dunque mi chiedo perché fai tutto questo, perché vieni qui sulla terra? Non mi aspettavo nulla da te, non mi aspetto mai niente da nessuno. Prima di lasciarti andare però ci tengo a dirti che io qualcosa di te l'ho capito: Tu non sai dire addio, tu preferisci scivolare via dalle vite delle persone, perché a un certo punto, diviene tutto troppo doloroso e faticoso, preferisci voltarti di spalle. Ma la differenza tra l'umana Vega e te Dottore, e che io non ho paura di affrontare il mio destino.
Ma non ti trattengo oltre, vai!" aggiungi con fermezza dopo il suo silenzio.

Le ultime parole risalirono con difficoltà la gola e uno spasmo mi attraversò il corpo. Fui io ora a voltarmi di spalle, non volevo vederlo andare via, avevo visto già troppe persone andare via ed io questa volta non volevo assistere. Non volevo ritrovarmi sempre da quel lato della prospettiva, il lato in cui man mano che ci si allontana la figura diviene sempre più piccola. Ora non avrei visto nulla, avrei sentito solo i passi e la prospettiva me la sarei solo immaginata.

Quell'attimo di silenzio mi permise di comprendere come il rumore dei passi non si stavano allontanando da me anzi quei passi si stavano avvicinando, ciò scaturì in me una sensazione piacevole che non avevo mai provato prima. Un calore improvviso scaturito dal tocco dei nostri polpastrelli attanagliò il mio corpo e un sorriso sorse spontaneo sul mio volto.

Non mi volsi.

"Vega, in più di 900 anni non ho mai incontrato nessuno che non fosse importante. Forse hai ragione tu, io non comprendo gli umani, o almeno non totalmente ma ti posso assicurare che ci sto lavorando. È vero non sono umano, e non potrò mai esserlo ma proprio come gli umani sbaglio, soffro, rido, amo e odio. La terra e i suoi abitanti mi sono stati vicini in questo mio lungo viaggio, gli umani per me sono speciali, hanno un modo particolare di vedere le cose, l'universo con loro è sempre nuovo, i loro occhi riescono a cogliere novità che da solo non riuscirei più a cogliere. Ma sai, è difficile lasciarli ad un certo punto. Non puoi portarli con te per sempre. Restano sempre indietro. Nella maggior parte delle volte sono io a soffrirne perché sono io che li metto in pericolo, anche se continuo a pensare, come un bambino cocciuto, che il posto più sicuro nell'universo è proprio accanto a me. Capisco il tuo dispiacere e me ne rammarico, ma ora è tempo di salutarci. Ciao Vega!"

Fui così presa dal suo discorso che non mi accorsi come, con manolesta, circondò il mio polso con quello che successivamente compresi fosse un manipolatore vortex.

Il tempo di un respiro e tutto intorno a me divenne buio

~SPAZIO AUTRICE~
Cari Whovians spero che la storia vi stia piacendo (ovviamente vi chiedo sempre di far sentire la vostra voce in merito, tramite un commento o una stellina), scusate la brevità del capitolo ma sono stata molto impegnata.

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