Cap. 27 - Verso Esgaroth

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Le dispiaceva anche aver lasciato Éowyn: c'era ancora molto che doveva insegnarle, e quella ragazza sarebbe stata un'ottima allieva. Aveva un tale desiderio di farsi valere, che avrebbe assorbito come una spugna marina ogni suo consiglio. Si augurò che trovasse la forza di imporsi in quel mondo patriarcale e gretto.

Su Re Théoden, aveva opinioni contrastanti. Come diceva Gandalf, c'erano buone possibilità che fosse sul serio suo padre, le coincidenze erano troppe e troppo significative per ignorarle.

Ma l'aveva abbandonata. Per quanto si sforzasse di guardare a lui come a un genitore ritrovato, la verità amara e dolorosa era che l'aveva respinta, un mese dopo la sua nascita, quando ancora aveva bisogno di essere allattata da sua madre. Per lui era stata una vergogna da cancellare, un peccato scabroso, un maledetto errore di una notte. E se il suo rampollo Théodred non fosse morto, era probabile che l'avrebbe cacciata via dal regno senza troppi complimenti, dopo la vittoria al Fosso di Helm.

No. Per quel Re anziano non riusciva proprio a provare affetto.
Lei non era Cordelia, l'eroina di quella vecchia romanza che aveva continuato ad amare il padre nonostante questi le avesse dato il benservito.

Lei era davvero simile alla Goneril letteraria, la sorella cattiva e arida, che se ne era infischiata dei legami famigliari e aveva mandato la sorella Regan all'altro mondo con una dose ben calcolata di làudano in un calice di vino.

Una rosa non si trasforma mai in una viola, le aveva detto Amon. La tua natura é quella che é, non puoi cambiare la tua personalità. Puoi solo cercare di arginarla.

Eppure, qualcosa in lei era mutato, e aveva nuovi piani: sarebbe andata a Gran Burrone da sola, dopo essere passata da Esgaroth. Sarebbe andata a prendersi almeno tre sacchi d'oro, del suo oro accumulato negli anni e li avrebbe caricati sul cavallo. E poi...chissà. Il resto, l'avrebbe dato a Elrond. Avrebbe concesso al Signore di Rivendell di avere quel denaro, e disporne come meglio avrebbe creduto.

Se c'era qualcuno di cui Goneril aveva stima in quel mondo, era proprio Elrond. Il nobile Elfo avrebbe di certo trovato il modo di investire quel tesoro in modo costruttivo, lei lo sapeva.

I suoi mercenari, quei luridi porci voltagabbana traditori, con Degarre in testa, potevano tranquillamente andarsene in malora.

Ma prima... prima c'era un affaruccio che doveva sbrigare in un altro piccolo regno dell'Est, che aveva un nome semplice e breve: Dale.

Un regno di Uomini in cui era già stata, e nel quale le era stato proibito entrare dalla regina Sigrid, anni prima.
Ma non sarebbe stata lei la persona che doveva incontrare, questa volta.

C'era un'altra donna, in quel reame di mercanti, a cui aveva molto, molto da raccontare.

Un'anziana donna dalla vita straordinaria.

⚜️⚜️⚜️

"È stata colpa tua!" rinfacciò Éowyn al fratello.

Con un alzata di spalle, Éomer decise di ignorare l'accusa della ragazza.

"Dobbiamo riunire i seimila Rohirrim. Il nostro Re ha dato l'ordine. Smettila di pensare a quella donna. É una fortuna per tutti noi che se ne sia andata." disse il giovane, sistemando la sella sulla groppa del suo cavallo. "Dobbiamo correre in aiuto a Gondor, adesso. I fuochi sono stati accesi, l'allarme è stato dato. Abbiamo altro a cui pensare, Éowyn."

"É nostra cugina. Hai sentito nostro zio, é sua figlia. Ormai lo credo anch'io. Ed é di nuovo dispersa nel mondo." rispose Éowyn. "Se tu non le avessi mostrato una tale ostilità sarebbe rimasta!"

La donna dell'EstWhere stories live. Discover now