•fine non fine•

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Passava il tempo, e arrivarono i giorni dell'esame... Ero tesa e un po' temevo di andare male.
Era il primo giorno d'esame e stavamo facendo l'esame di matematica scritto e io ero in ansia, ma a momenti pensavo al fatto che ne andava del mio futuro, del fatto che volessi uscire da quell'inferno.
Passavano i giorni e mi ritrovai a dover fare l'esame orale con la tesina (ci era voluto un mese circa a prepararla) io non la studiai a memoria perché conoscevo i concetti avendola scritta io. Chi studia a memoria non ha un cervello, non è studio sapere la filastrocca, non è intelligenza.
È intelligenza il silenzio, il non atteggiarsi da persona istruita più del dovuto.
Il silenzio a volte vale più di mille parole.
Io mi ricordo quel giorno dell'esame orale, avevo una maglietta nera dei Metallica, ero determinata. Più che vogliosa di andare via da lì, da quella gabbia di matti. Io sapevo di valere qualcosa e mi fidavo di me stessa.

Mi ricordo che ero la prima della giornata e così arrivai lì alle 8.30 del mattino e mi misi fuori dall'aula ad aspettare che mi facessero entrare alla commissione d'esame, avevo un po' di ansia ma era qualcosa di positivo.
Mi ricordo che cominciai con scienze, parlai e parlai fino allo sfinimento per gli insegnanti così che mi dissero loro di smettere.
Scienze è la mia materia preferita e lo sarà sempre.
Ricordo ancora quegli attimi di ansia mentre parlavo e ricordo benissimo la lacrima che mi scese quando dovetti salutare la mia prof che adoravo di più quella che mi aveva dato coraggio tante volte con i suoi discorsi, l'unica che non mi mandò al diavolo. Ricordo che quando finì la prova orale io feci un respiro profondo e salutai tutti i prof solo che per molti tra me e me pensavo a quanto fossi felice di non vederli più, invece alcuni prof mi sarebbero mancati tantissimo. Ancora adesso mi mancano.
Ricordo che ero molto felice di andarmene da lì, l'inferno era finito e io ne ero uscita vincitrice come in una lotta. Vinsi la guerra e diedi un senso alla mia vita decidendo di andare all'agrario e di farmi valere almeno li.
Avevo fatto una tesina media, circa 21 pagine e mi ricordo di non averla studiata a memoria. Sapevo i concetti alla perfezione.
All'inizio dell'estate mi ricordavo quello che avevo passato, a volte piangevo di gioia perché era tutto finito e mi ero salvata. Avevo vinto anche molte delle mie paure e avevo fatto capire che ero e cosa volevo. Semplicemente volevo vivere. Ho ricominciato a vivere quell'estate per un bel periodo.
•tutto cambiò•
Ricordo che era una giornata calda di luglio, l'8 e io mi ero alzata molto tardi quel giorno.
Quel giorno doveva venire a trovarmi una mia amica insieme a un mio amico. Io sono uscita anche se già non stavo benissimo perché avevo capogiri e debolezza, non avevo voglia di mangiare e mi sentivo strana.
Girammo per circa un paio d'ore e divertimmo ridendo scherzando così passò il tempo.
E poco dopo, come per spezzare la calma, trovai mio padre ad aspettarmi verso casa con aria scossa e mi portò a casa di fretta dopo che salutai gli amici. Ricordo quella giornata quasi ogni giorno.
Mi disse che dovevamo andare al capoluogo di regione per ragioni ben precise e anche molto urgentemente.
Mi preparai molto di fretta e ci precipitammo sul posto, un ospedale abbastanza famoso, avevo passato l'intero viaggio in ansia,volevo capire cosa stesse succedendo, mio padre sembrava scosso e strano io lo ero di riflesso, volevo capire cosa stava succedendo. Salimmo e io chiesi informazioni a una dottoressa dal profumo piacevole molto bella e non tanto alta con degli occhi azzurri mi guardò e mi chiese se ero la figlia della sua paziente, ebbene sì ero io la figlia. Mi disse se potevo andare con lei nel suo studio e io andai.
Mi disse con aria molto triste che era successa una cosa molto brutta, lei si era sparata in testa, era in coma e mi chiese se volessi vederla, io andai con la dottoressa in camera, ricordo che avevo una fitta bruttissima allo stomaco c'era silenzio, c'ero solo io in quella camera, e le presi la mano: la guardai e le dissi che non avrebbe dovuto, che mi stava abbandonando, e che io le volevo bene nonostante tutto, avevo sensi di colpa perché magari se non fossi nata non le sarebbe successo...
Ricordo che era lì distesa, immobile che respirava grazie a delle macchine e che era in condizioni pietose.
Mi ricordo che le accarezzai la fronte, bianca con delle garze e le dissi che mi mancava.
Pochi secondi dopo, iniziò a suonare la macchinetta e capii che era qualcosa di brutto e chiamai l'infermiera che chiamò altri infermieri e successe tutto così infretta, sentivo cose del tipo:"la stiamo perdendo" e poco dopo uscì la dottoressa guardandomi e mi abbracciò. In quel preciso istante ho capito che l'avevo persa per sempre. Lei aveva finito di vivere è stato traumatico. Poco dopo andai ad abbracciare la cugina che era in ospedale con noi e piansi. Piansi tantissimo.
Ricordo che avevo la bocca asciutta dal pianto e gli occhi gonfi, non smettevo di piangere e quasi nom stavo dritta dal dolore mi chinavo e piangevo di nuovo.

Ero rimasta orfana di madre e la mia vita decadeva. Mi aveva abbandonata per la seconda volta, quella volta per sempre. La vita è una sfida, bisogna impegnarsi a superarla.
Passarono 1,2,3 e poi tanti altri giorni... Più vuoti del solito era difficile da superare una cosa del genere. È stato molto difficile andare avanti ma probabilmente era una delle tante prove della vita e la superai tornando quasi alla normalità...
Ricordo quel periodo come un periodo nero all'inizio.. ma poi conobbi una persona. Ne parlerò nel prossimo capitolo.

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Vita Da BullizzataWhere stories live. Discover now