l'amicizia salva chiunque

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Dopo il gesto compiuto per disperazione mi ripresi e tornai a scuola. Per qualche giorno non venni torturata ne considerata più di tanto dagli altri. Andavo avanti di piccole cose, dovevo sorbire i discorsi moralisti dei prof che parlavano ininterrottamente della gravità di questo fatto.

Continuavo ad avere diverse paure dal punto di vista morale, avevo paura di essere etichettata come una ragazza debole, spesso avevo nostalgia dei tempi passati, di quando stavo bene.

Un giorno stanca di vedere tutte queste vittime di bullismo come me, decisi di aprire una pagina su Instagram per aiutare quelli come me ad uscirne, spesso un amico può salvare la vita.

Si rivolsero a me alcune persone, ma uno in particolare mi rimase impresso, aveva la mia stessa età e il mio stesso nome ma al maschile.

Rimasi colpita dal fatto che fosse metallaro e decisi di essergli ancora più amica e di stargli vicina perché era simile a me e gli volevo bene.

Ora la nostra amicizia è stata compromessa ma io nonostante tutto gli voglio ancora bene è stato il mio primo amico maschio, mi ha fatto capire che i maschi non sono tutti come li immaginavo vedendo i chiari esempi dei miei compagni.

A volte scorro nelle foto più vecchie nella galleria di Google (punto da dove non spariscono le foto) e ritrovo vecchi selfie anche con lui e spesso mi scende una lacrima, vorrei tornare indietro ma non posso.

So che il tempo passa, passa e non ritorna. Il tempo non ha pietà e i ricordi rimangono. Ma io sarò sempre qui a ricordare sempre.
La vita è un gioco di parti, il cattivo, il buono, il pazzo, il dolce.... Ci sono tante parti nella vita perciò non disperate, ognuno di noi ha la sua parte.
La fortuna spesso gira, in altri momenti gira attorno senza raggiungerci ma prima o poi lo farà.
Poco tempo dopo arrivò il compleanno di mia madre, io decisi di porre fine alle liti con lei provando ad andare a casa sua e affrontando anche il lungo viaggio. Il giorno prima preparai una grande torta con una scritta "auguri" e la misi in una busta della spesa riutilizzabile, e decisi di andare in stazione e mettermi in viaggio.
Il viaggio era lungo intanto guardavo il paesaggio e pensavo alla sua reazione ero un po' in ansia, ero strana, forse un po' mi mancava, forse poteva mancarmi il suo trattarmi male, o forse mi mancava la sua presenza e basta... Mi mancava avere una mamma. Ero vicino alla stazione, stavo per arrivare quando ad un certo punto l'ansia andava alle stelle, io scendendo dal bus presi la strada più breve per andare a casa sua e misi le cuffiette per tutto il tragitto. Arrivai vicino al suo palazzo e non ebbi nemmeno bisogno di suonare era già aperto, entrai e andai verso l'ascensore intanto non era solo l'ascensore a salire, ma anche la mia ansia.
Arrivai alla sua porta e la guardai prima di cercare il tasto per suonare. Al primo colpo sbagliai e accedi la luce, ma al secondo suonai. Sentì un rumore (probabilmente aveva scostato lo spioncino) e poi un'altro probabilmente era il rumore della maniglia che si apriva. Io ero lì che avevo la busta in una mano e trattenevo il fiato. La porta cominciò ad aprirsi lentamente finché apparve lei, aveva una vestaglia e tre bigodini in testa gli altri probabilmente erano caduti e i capelli tutti disordinati. Ricordo che aveva delle pantofole molto strane, io me la ricordavo più alta, non la vedevo da circa due anni. Era dimagrita, le si vedevano le costole, io ero stupita.
Aveva un volto scuro, non so se era la luce o il trucco che era colato. Aveva gli occhi rossi, non so se dal pianto o dall'alcool. Era strana, diversa e probabilmente stava andando alla deriva.
Ci guardammo per degli attimi, io guardavo i suoi occhi azzurri come il mare in piena estate, lei guardava i miei occhi marroni. Ci guardammo, ma alla fine parlammo.
-lei: <<cosa sei venuta a fare?>>
-io: <<sono venuta per farti gli auguri, e per ricordarti che hai una figlia che nonostante tutto ti vuole ancora bene.>>
-lei: << io non ho una figlia.>>
Io la guardai e mi cadde la busta per terra me ne andai dalle scale e per tutto il tragitto verso la stazione mi lacrimavano gli occhi. Tentavo di nasconderlo ma non ci riuscivo. Avevo paura di farmi vedere piangendo. Arrivai nell'autostazione e aspettai il mezzo per ritornare a casa. Dopo un'altro lungo viaggio arrivai nella mia cittadina e tornai a casa. La mia casa non distava tanto dall'autostazione, era un tragitto fattibile.
Quando arrivai a casa trovai mio fratello che giocava col PC e intanto rideva per conto suo, io mi misi a piangere, ero un po' sconvolta, avevo paura di essere un errore e di aver sbagliato qualcosa.
Mi sentivo male, mi sentivo un errore da cancellare. Cosa potevo aver fatto per meritarmi questo?
- Non lo so... Probabilmente non lo saprò mai e la mia vita rimarrà sempre con questa lacuna.
È brutto sentire la mancanza di una figura materna, è brutto avere persone attorno che non mi capiscono, che pensano che io sia felice solo perché fingo di esserlo. Pensano che io sia forte solo perché lo sembro, ma in realtà avrei bisogno di essere sorretta e amata al punto giusto.
Menomale c'era la mia migliore amica a sorreggermi in quel periodo e a darmi tanto amore.
Un'amico può salvare la vita in qualunque modo o situazione.

Vita Da BullizzataWhere stories live. Discover now