•una diagnosi•

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Dopo un anno passato come una bambina sottomessa alle cattiverie dei miei compagni arrivò l'estate che dopo essere volata come un filo di vento mi catapultò al secondo anno di elementari e ricominciò la tortura di maestre che mi facevano stare male perché difendevano i miei compagni e io passavo sempre dalla parte del torto e insulti e tentativi di aggressioni ogni giorno fuori da scuola.
La seconda elementare fu un anno veramente duro da sopportare è stato lì l'inizio delle vere insidie.
Un giorno iniziai a sentire le mani che bruciavano nei dorsi e quando mi controllai le vidi sanguinanti, ricordo che era un giorno freddo di gennaio e quando andai da mia madre che era tornata per 2 giorni per dirglielo lei mi mandò a quel paese con tanto di schiaffo dicendo che ero una stupida e che non erano quelli i problemi della vita, io me ne andai in camera a piangere, mi ricordo che avevo una camera piccola ma accogliente con due letti perché la condividevo con mio fratello quando non era in ospedale, a quel tempo la camera era tinteggiata tutta di verde perché era il colore preferito di mio fratello che era un anno più piccolo di me.
Mio padre era in viaggio per lavoro e tornò dopo 3 giorni e io corsi subito ad abbracciarlo e gli misi le braccia al collo e gli diedi un bacio nella sua calda guancia sempre rossa e con un poco di barba di un giorno, il fuoco era acceso e il pollo era in forno e per la prima volta dopo tanto tempo cenammo tutti insieme senza litigare e io lo chiamai da parte e gli feci vedere le mani e lui mi promise che il giorno dopo mi avrebbe portata da una dermatologa brava per farmi visitare.
Io quella notte non accennai a dormire e avevo dei pensieri in testa e delle paure, avevo paura di avere qualcosa di grave e intanto pregavo Gesù (ero ancora credente) a quei tempi avevo fiducia nei santi e negli dei in generale.
Finalmente mi addormentai ma poche ore dopo suonò la sveglia e mi toccò alzarmi, mi preparai a dovere per andare dalla dottoressa, intanto pensavo ai possibili risultati e mi preparavo psicologicamente a tutto.
In quel giorno di gennaio freddo e ventoso io avevo tanti pensieri per la testa, arrivò l'ora di salire in macchina per andare all'ambulatorio e cominciò l'ansia a salire nel mio corpo fino al cervello e mi saliva una sorta di adrenalina e di ansia al momento stesso che io stessa dicevo a me stessa di calmarmi.
Arrivò il momento di sedermi in sala d'attesa affianco a me c'erano i miei genitori ancora tutti e due insieme, non potevo sapere cosa sarebbe successo.
Ricordo il silenzio di tomba che c'era in quella stanza, non ci guardavano neppure e sospirano guardando il vuoto eravamo solo noi tre in quel momento e dopo circa una mezz'oretta uscì la dottoressa chiamando il mio cognome ed entrammo, mi fece qualche domanda per sapere se avessi avuto altri problemi in passato e cose del genere e io risposi con quel filo di voce un po' rauca e ansiosa perché ero una bambina timida e avevo paura di mostrarmi alle altre persone, avevo paura di sbagliare qualche parola e di fare figuracce mi trovavo bene raramente da questo punto di vista.
La dottoressa mi guardò e mi prese le mani e utilizzò uno strano attrezzo un po' come un microscopio digitale e intanto guardava il computer e salvava fotogrammi della mia pelle, poi mi disse se potevo uscire un attimo che doveva parlare con i miei genitori e lì mi venne un colpo al cuore e fu come un colpo nello stomaco e io dopo aver annuito andai nella sala d'attesa a sedermi e a pensare e riflettere pensando a che cosa potevano essersi detti.
Arrivò il momento di tornare a casa e mio padre non voleva dirmi cosa si fossero detti e così chiesi a mia madre e lei mi disse con tono scontroso e molto irritato che avevo la psoriasi e io non capendo cosa fosse chiesi a mio padre che cosa significava e lui mi spiegò che era una malattia della pelle potenzialmente rischiosa e io iniziai a piangere ma poi mi calmai e mi misi a dormire. Passò un altro giorno e così ne passarono altri e altri ancora e io ogni giorno ero sempre più triste anche se non lo davo a vedere.

Vita Da BullizzataWhere stories live. Discover now