•scuole elementari•

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Partiamo dall'inizio di tutto...
Quando la vita sembrava ancora quasi tranquilla, quando ancora la spensieratezza regnava nel mio cuore di una bambina di 6 anni che stava entrando per la prima volta in una scuola elementare, quel piccolo cuore che aveva tanta gioia nonostante tutto, nonostante i problemi circostanti.
Ricordo ancora il profumo di rosa che aveva la prima maestra che accolse me e la mia classe in questa scuola elementare che per me era nuova dato che ero arrivata da poco in questa città e non avevo partecipato all'Open Day e non conoscevo nessuno.
Non parlavo ancora l'Italiano bene.
Facevano tanti discorsi su come ci saremmo trovati bene in classe e su come sarebbe stata bella la nostra vita scolastica.
Ricordo ancora quando sono tornata a casa come ho abbracciato mio padre e l'ho guardato a lungo e pensavo a quanto mi fosse mancato in quelle ore dopotutto era un ambiente nuovo e dovevo abituarmici.
La vita nella scuola elementare era dura, io non parlavo con nessuno e nessuno parlava con me.
Una mattina decisi di andare al bagno per la ricreazione e non era una cosa che facevo di solito e arrivò una compagna di classe che mi guardò dalla testa ai piedi e corse urlando per tutto l'andito e io rimasi sbigottita.
Qualche settimana dopo in classe cominciarono a farmi scherzi e dispetti vari, mi tiravano palline di carta piene di saliva e io scappai dalla classe piangendo e la maestra mi chiese il perché di questo gesto io risposi che in classe mi trattavano irrispettosamente ma lei non volle credermi e si mise a ridere e così chiesi di andare in bagno, cominciai a piangere e a chiedermi il perché di tutto questo e non raccontai nulla a nessuno.
Era un giorno come tanti altri, la TV era accesa dal mattino presto e io mi stavo preparando per andare a scuola e mi stavo preparando psicologicamente alla giornata da passare con i miei compagni.
Passate le 5 ore di lezione mi riaccompagnò come al solito mia zia a casa e mi lasciò sul portone e io entrai a casa e vidi mia madre che preparava la valigia affannosamente e che prendeva tutte le sue cose e guardava l'orologio e si guardava intorno, io le chiesi cosa stesse facendo e lei mi disse che stava partendo per un viaggio dai parenti, e io le dissi di portarmi e lei ribattè che non era la mia baby Sitter e io le dissi che era mia madre e lei più di chiunque altra doveva stare con me ma lei mi guardò con aria disprezzata e sbattè la porta di casa e io cominciai a gridare e chiamarla e cercarla intanto tornò mio padre dal lavoro e mi trovò piangendo disperata intanto che mi preparava il pranzo gli spiegai cosa era successo e così lui cominciò a fare maree di telefonate passando ore al telefono, io parlavo poco con mio fratello perché lui aveva i suoi amici mentre io nemmeno uno.
Fu in quel momento che capii che ero stata abbandonata, che capii che la mia vita sarebbe cambiata.
Dopotutto da un lato ero anche felice perché mi trattava male mi picchiava e pretendeva che io non dicessi nulla, piangevo, me la sognavo di notte e mi svegliavo urlando.
Avevo paura che tornasse a volte...
Poi qualche tempo ho scoperto che si era trasferita nella città capoluogo della regione e che aveva u nuovo compagno sbandato e pazzo ma poco me ne importava.
La vedevo per 5 al massimo 6 giorni all'anno e non mi mancava perché litigavamo.

Erano passati pochi mesi dall'abbandono e mi sentivo triste, quando un giorno mio padre portò una nuova donna a casa io presa dalla felicità mi presentai, ero piccola e non potevo capire subito che persona era, mi sembrava una persona brava però.

Presa di coraggio

Un giorno come tanti più o meno verso l'ora di uscire da scuola 3 compagni di classe mi si piazzarono davanti al cancello e mi guardavano con aria molto stupita e io feci per uscire ma uno mi diete uno spintone e io rimasi immobile, fuori sembravo calma e distaccata ma dentro avevo paura, mio padre parcheggiò la macchina davanti al cancello in quel momento e mi guardò, io mi chiedevo perché non scendesse a difendermi, ma alla fine presi e gli diedi uno spintone fino a rovesciare uno dei tre e l'altro scappò terrorizzato urlando.
Quando sono salita in macchina ho chiesto a mio padre come mai fosse rimasto a guardare e lui mi rispose con testuali parole: "l'ho fatto per insegnarti a mantenere la calma e acquistare coraggio perché io non sarò qui in eterno per proteggerti e dovrai farlo da sola." Da queste parole mi sono quasi commossa e mi sono detta che aveva ragione.
Quando tornammo a casa raccontai tutto a mia zia che il giorno era rimasta a pranzo da noi e lei rimase sbigottita, così come la nuova compagna di mio padre.
Non ricordo tanto della terza elementare probabilmente perché cercai di dimenticare quell'anno, ma questo episodio mi rimase in mente per anni interi.

Arrivò la quarta elementare e io ero ancora sola senza nessuno in classe sempre presa in giro e trattata male da tutti i compagni così un giorno dopo l'ennesimo episodio di bullismo decisi di ribellarmi e di tirare fuori il mio coraggio di un leone che nonostante tutto combatteva ancora.

Arrivò l'estate e mio padre decise di iscrivermi a una ludoteca estiva, i primi giorni erano difficili ero sola ma poi incontrai Roberta e subito fu amicizia e coalizione contro una bambina che ci comandava e così instaurammo un'amicizia così bella che dura ancora adesso dopo tanti anni anche se per un periodo non trattammo molto eravamo amiche nel cuore e lei è sempre stata la mia migliore amica da sempre e per sempre è stata la mia prima amica e occupa il mio cuore da sempre.
Mi ha sempre sostenuta nel bene e nel male.
È unica e non la cambierei nemmeno adesso, a distanza di anni.

Vita Da BullizzataDove le storie prendono vita. Scoprilo ora