XL. Spezzata.

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"Ho appena perso una parte di me, e non me lo perdonerei mai. Morirei, piuttosto"

-Anna...-, sussurra Jordan, al mio orecchio, stringendomi in un forte abbraccio.

Cerco di ribellarmi, in preda alla lacrime, ma non ho la forza neanche per proferire parola. Una parte di me è morta con lui, in mezzo a quelle fiamme che riverberavano nel buio intorno a me.

Si mettevano in mostra, con una danza ipnotica, attirandoti, facendoti credere che se le avessi toccate non ti saresti fatta nulla, quando invece avresti preso fuoco. Esattamente come il corpo di mio zio, sfracellato tra le lamiere della sua amata TT, a cui avevo messo mano pure io.

-Lo ricordo come se fosse ieri... Il nostro saluto, battendo tre volte un pugno sul tettuccio... Il suo occhiolino di incoraggiamento e tutti i sorrisi affettuosi che mi regalava ogni qualvolta che io tornavo a casa in lacrime, dopo che qualche mio compagno di classe mi prendeva in giro o mi insultava... "L'importante è che tu stai bene con te stessa"-, incomincio a straparlare, tra le lacrime che scuotono il mio amino, facendolo traballare vistosamente. Una nuova presenza alla mia sinistra si fa viva, avvolgendomi nel tepore del suo abbraccio.

"Ilyà"

Lo riconosco dal suo odore, di menta e legna fresca, che mi investe infettando ogni singola cellula del mio misero corpo, nel quale sembra albergare un terremoto. -Sfogati-, sussurra al mio orecchio, con fare protettivo.

Mi intrufolo nel suo petto, mentre le braccia di Jordan mi lasciano andare.

-Gli volevo bene... Tanto. Era il padre che non ho mai avuto, mi aiutava a fare i compiti, a disegnare... Dio, i suoi dipinti. Chissà che fine hanno fatto... Glielo avevo sempre detto che era portato per fare il pittore, e avrebbe dovuto lasciare la meccanica come hobby. Aveva talento da vendere... Riusciva ad immaginare paesaggi mozzafiato, tirandoli fuori dalla sua testa come per magia e buttandoli sulla tela, sulla quale creava dei capolavori. Mancavano di tecnica, certo... Ma erano qualcosa di davvero straordinario. È stato lui ad avermi infettato con le sue passioni: le auto e il disegno. Ero una bambina imbranata, che si rinchiudeva nel suo mondo adatto al suo modo di fare e pensare. Non seguivo la massa, cercavo sempre di distinguermi... Non voglio essere una delle tante pedine della società; della società in cui non mi rispecchio perché non sento mia-, continuo il mio sproloquio, parlando più con me stessa, che con i ragazzi accanto a me.

-Non ho mai avuto molti amici, a causa del mio carattere introverso ma testardo e, a volte, anche acido. Era un modo per mettere alla prova le persone: se riuscivano ad andare oltre ciò che vedevano, io gli permettevo di entrare nel mio piccolo mondo, altrimenti li scartavo. Le uniche persone erano Giammarco, Giulio e mio zio, che, nonostante fosse mio parente, riusciva a capirmi meglio di chiunque altro. Riuscivo a parlare senza filtri, dicendo chiaramente ciò che pensavo di ciò che mi circondava. Senza essere presa per pazza. Intavolavano discorsi interessanti, sui quali dibattevamo a volte magari perché avevamo idee diverse. Era un modo come un altro, per passare tempo mentre riparavamo le auto, tra il grasso e l'olio delle vetture che ci imbrattavano dalla testa ai piedi. Tutti mi prendevano per strana, ma non lui. E non riuscirò mai a ringraziarlo abbastanza.-

Un singhiozzo esce prepotentemente dalla mia bocca, mal trattenuto. Sento ogni fibra del mio corpo leggera, ma allo stesso tempo malinconica.

-Dopo la sua morte mi ero smarrita, non riuscivo più a concepire ciò che mi circondava. Tutto mi passava davanti, come un film visto e rivisto, senza farmi più effetto. Mi scivolava addosso, mentre non mi rendevo conto che stavo sprecando tempo a guardare un punto fisso nella mia stanza, perché tanto mio zio non sarebbe mai ricomparso dalla porta della mia stanza consolandomi, e dicendo che era stato solo un brutto sogno. Al suo funerale non piansi... Dopo che vidi la macchina prendere a fuoco, piansi fino a prosciugare tutte le riserve d'acqua che avevo in corpo. Da quel giorno non piansi mai più, o almeno, così mi ero ripromessa. Tutto mi scivolava addosso, e me lo facevo andare bene. Mi sento una tale sciocca... Mi ha aiutato durante la separazione dei miei genitori, e ripeto, non lo ringrazierò mai abbastanza per ciò che ha fatto per me-, sospiro le ultime parole, tirando sul col naso, mentre le lacrime smettono di scendere, gli occhi ancora chiusi.

L'Incantatrice - Fino alla fineDove le storie prendono vita. Scoprilo ora