XIX. Sua Maestà.

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Due ore dopo...
Siamo riusciti a tornare a casa, anche se fradici dalla testa ai piedi. Appena entrati, con un gesto della mano ho indicato a Ilyà la strada per il bagno e lui, con altrettanto mutismo, si è rinchiuso dentro esso e adesso è lì da almeno un'ora.

"Ma che diavolo sta combinando?!" Penso incuriosita quando sento altri rumori provenire dal bagno al piano superiore.

Sbuffo, mi alzo e raggiungo il bagno, accostando l'orecchio alla porta. Sento varie imprecazioni da parte del biondo in inglese e altri rumori.

Picchio una mano sulla porta e ironica domando:-Ilyà, sei per caso caduto dentro il water o cosa?-.

I rumori smettono di colpo e il silenzio totale mi avvolge per qualche secondo, finchè sento la maniglia della porta scattare e rivelare un Ilyà appena uscito dalla doccia, con solo un'asciugamano alla vita e la sua solita espressione truce.

Cerco di mantenere un'espressione neutrale, ma a dire la verità ho il cuore che scoppia.

"Anna ricordati che sei fidanzata..." Mi ripeto in testa più volte.

Eppure il mio occhio cade sul suo torace luccicante, grazie alle gocce d'acqua che tracciano linee sottili, fino all'inizio dell'asciugamano. Noto una cicatrice bianca all'altezza del cuore, a cui non avevo mai fatto caso.

"Chissà come se l'è fatta" penso incuriosita.

Scuoto la testa, dandomi della stupida. Lo sto fissando come un'ebete e ho una nuova mala figura da aggiungere alla mia lista. Meglio di così non potrebbe andare...

-Finiscila di fissarmi come un'idiota-dice velenoso.

Alzo gli occhi al cielo e risvegliandomi, dico:-Vedo, con molto rammarico, che non sei caduto dentro il water. Adesso, se sua Maestà lo permette, vorrei sapere qual è il motivo di tutto questo trambusto che stava producendo, interrompendo la mia seduta di poltronaggio in soggiorno-.

Mi fulmina con un'occhiataccia e sibila:-Ragazzina, stai giocando col fuoco-.

Mi porto una mano sul cuore, fintamente sconvolta.

-Sua Maestà, ma di cosa mi sta accusando! Lei sta vaneggiando. Solo lei potrebbe insinuare il fatto che io stia giocando col fuoco, quando io in realtà sia una donna cresciuta e compiuta. E comunque lei non mi sembra sia fatto di fuoco, ma di carne e ossa, quindi adesso, se non le dispiace, le ribadisco la richiesta di spiegarmi il motivo di tanto trambusto-ironizzo, divertita dalle mie stesse parole.

-Tu sei tutta fusa-ammette esasperato, poggiando la fronte sulla porta.

-Consapevole del fatto di esserlo-dico facendo un mezzo inchino.

-Ho bisogno di vestiti puliti, i miei sono bagnati- rivela, continuando a tenere la fronte appoggiata alla porta e gli occhi chiusi dall'esasperazione.

Inarco un sopracciglio scettica. Tutto questo trambusto per cercare dei vestiti? Per di più nel bagno? Non ho parole...

-Non ti capirò mai, giuro-scuoto la testa sconsolata. Mi allontano dalla porta, dirigendomi nella stanza da letto di mio padre e spalanco la porta in cerca dell'armadio. La stanza è molto spaziosa, le pareti di un grigio chiaro, un letto matrimoniale al centro ricoperto da trapunte pesanti color pesca, due piccoli comodini con qualche cianfrusaglia sopra ai lati del letto, una finestra sopra la testiera trapuntata del letto e due cabine armadio incassate nel muro.

Vado verso quella nera, convinta del fatto che sia quella di mio padre. La spalanco e subito vengo sormontata da una marea di abiti eleganti.

- Ma che cazz...-bisbiglio cercando di uscire fuori da quell'ammasso di vestiti.

L'Incantatrice - Fino alla fineWhere stories live. Discover now