XXXVII. Storm.

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"Bene, secondo round, Anna"

Il tragitto vero il Light procede silenzioso. Jordan, dopo qualche domanda incuriosita, ha taciuto, intuendo il mio malumore nel parlare di tale argomento.

Ho paura che mi butterà fuori, per ciò che è successo con i due ragazzi gemelli che guidavano la BMW. Sicuramente lui avrà assistito, e nonostante tutto, sono comunque fiera di ciò che ho fatto; quei ragazzi erano fin troppo sbruffoni per i miei gusti.

Prendo un respiro profondo, quando Ilyà mi viene a bussare sul finestrino facendomi segno di sbrigarmi; sono nervosa, e questo non gioca a mio favore.

-Aspetta qui...-, sussurro a Jordan, che continua ad osservarmi con fare interrogativo, -E prega per me.-

Apro lo sportello, colpendo inavvertitamente il braccio di Ilyà, il quale mi guarda malissimo trattenendo una smorfia. Gli mimo un "Ops".

-Vengo anche io, non se ne parla-, ribatte Jordan, aprendo lo sportello e catapultandosi fuori dalla macchina prima che io possa dirgli qualsiasi cosa.

-Eroe, stai col culo piantato dentro quest'auto e non ti muovere. Non puoi entrare là dentro-, ribatte Ilyà, con fare seccato.

-Vallo a dire all'eroe allora, io mi chiamo Jordan-, continua l'altro, voltandogli le spalle e camminando verso l'entrata del locale, con il biondo dietro.

Un odore di pulito mi colpisce le narici, diffondendosi nei polmoni come aria fresca. Mi guardo intorno, osservando l'ambiente a me circostante: due uomini seduti nelle sedie in pelle rosse, con due bicchieri di vetro nelle mani quasi del tutto vuoti, musica soffusa giunge alle mie orecchie dolcemente, così come un'altra voce che pronuncia il mio nome, facendomi voltare nella sua direzione; il barista.

-Tu dei essere la Black-, mi apostrofa, atteggiamento altezzoso.

-Ti mostro anche la carta d'identità, se non ci credi-, ribatto, indossando la mia maschera di indifferenza.

"Devo abbandonare tutte le mie debolezze appena varco la soglia di questo locale, altrimenti sono morta"

-Mi avevano riferito che avevi una lingua lunga, ma non pensavo fino a questo punto-, si aggiunge un'altra voce alla mia destra, -Anna Black, finalmente.-

-Brian O'Connel, un piacere-, dico voltandomi nella sua direzione.

Horus mi appare davanti alla vista in tutta la sua sbruffonaggine, con un ghigno stampato in volto, gli occhi verdi smeraldo che riflettono la mia espressione dura, come l'acqua limpida di uno stagno, i capelli allo stato brado, reduci di una battaglia con il pettine a capo di mattina.

Si passa una mano sulla maglietta, nel vano tentativo di stirare le pieghe alquanto evidenti su di essa; inarco un sopracciglio.

"Altro che lotta con il pettine... Questo qui ha appena passato una Notte da Leoni"

-Il piacere è tutto mio...-, ribatte, facendo scorrere uno sguardo eloquente sul mio corpo, -Vogliamo accomodarci?-

Dopo qualche secondo di titubanza, annuisco. Mi accomodo nello sgabello al bancone da lui indicato, con la presenza di Ilyà al mio fianco, guardingo e Jordan alle mie spalle.

Fa cenno al barista di portarci qualcosa da bere, e poi concentra la sua attenzione sul mio corpo, trovandolo più interessante della mia faccia. I secondi passano lentamente, al tal punto che mi sembra essere seduta su questo maledetto sgabello da più di un'ora. Brian attende finché il barista non ci porta due spremute di arance e incomincia a parlare: -Il tuo nome è sulle bocche di molti, ti sei fatta una nomea e adesso tutti ti stimano, perché ti sei fatta rispettare, e non hai mollato fino all'ultimo. La sera della gara con i gemelli ti sei fatta notare, ed è stato in quel momento che ho deciso di arruolarti nella Piramide nera, affibbiarti una posizione fissa nella scala.-

L'Incantatrice - Fino alla fineWhere stories live. Discover now