37. Gelosia acuta

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Sono in ritardo, e non è come se fosse una novità. Sfreccio veloce per i corridoi, mentre la borsa mi sbatte su un fianco e vari libri infilati a casaccio minacciano di saltare fuori. Dopo tutto sono la degna figlia di Ron Weasley, e perciò sono in ritardo anche quando sono in orario, quindi non c'è alcuna possibilità che io arrivi a lezione di incantesimi in tempo per accaparrarmi il posto strategicamente migliore per dormire.

Maledico mentalmente le mie compagne di stanza che, naturalmente, non si sono prese la briga di svegliarmi o come minimo lanciarmi qualcosa in faccia prima di uscire. Giusto per assicurarsi che io non rimanessi in catalessi per i seguenti trenta minuti e perdessi la colazione. Cosa che, al momento, il mio stomaco ci tiene a ricordarmi, emettendo un brontolio poco dignitoso.

Entro in aula senza neanche bussare, con il fiato corto ed i capelli rossi scompigliati che non mi conferiscono quell'aura di potente autorità e contegno, che aleggia solitamente attorno alla mia persona.

«Che eleganza, signorina Weasley» esclama Flitwick, in cima alla sua personale e traballante pila di libri, senza scomporsi più di tanto. Lancio una veloce occhiata alla classe, ignorando senza troppi problemi i diligenti Corvonero che mi fissano stralunati — Lorcan escluso, essendo troppo preso a fissare il soffitto con aria sognante — e mi appunto mentalmente di appendere Dominque, la sciagurata che ridacchia apertamente, per le mutande fuori dalla Torre di Astronomia, il prima possibile. «Cinque punti in meno a Grifondoro. Ora, di grazia, si sieda»

Faccio come dice il professore, immaginando che contraddirlo mentre la sua bocca è arricciata in quel modo così particolare, non porti a niente di buono, e mi rassegno raggiungendo affranta il secondo banco.

Lascio cadere la borsa a terra con un tonfo, osservando rapidamente il ragazzo seduto al mio fianco che, nonostante io non sia affatto portata nel ricordare i nomi delle persone, riconosco essere Zhen Chang. «Ehi» lo saluto con enfasi, perché se non posso dormire devo almeno poter chiacchierare animatamente con qualcuno.

«Ciao»

«Ti piace il pollo?»

Evidentemente Zhen non si aspettava che la nostra breve ma intensa conversazione prendesse una piega così inaspettata. Posso capirlo dal lampo di confusione che gli attraversa gli occhi a mandorla, e dal modo pacato in cui stira un sorriso che ha tutta l'aria di essere molto delicato e controllato. Avrei potuto chiedergli del tempo, magari, giusto per metterlo più a suo agio, oppure di Quidditch — argomento gettonato durante i momenti morti o di silenzio imbarazzante — ma non è colpa mia se per me l'informarmi sulle abitudini alimentari altrui, viene prima di qualsiasi altra cosa.

«Sono allergico alla carne bianca, in realtà»

«Ah» è tutto quello che riesco a dire, evitando di puntualizzare sul fatto che se io fossi stata al suo posto, mi sarei già ammazzata «Che vita infelice fratello»

***

Cammino tranquillamente per i corridoi, con il solito fare baldanzoso che mi caratterizza, ammiccando alle ragazze che mi sorridono, per il semplice e puro divertimento di farlo. È esilarante vederle arrossire o distogliere lo sguardo in fretta e furia. Mi piace mettere in soggezione le persone, e siccome farlo con Rose, la mia ragazza, è un vero d proprio suicidio, visto il suo portamento allo schiantesimo facile, tanto vale farlo con delle sconosciute che non attenterebbero mai alla mia vita.

«Scorp» mi richiama Albus, con un tono di voce alquanto drammatico «Vedi anche tu Chang che invade lo spazio personale di mia cugina?»

Per fortuna Cupido mi odia Hikayelerin yaşadığı yer. Şimdi keşfedin