Soave Meccanica (Pt. 5)

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  - Non avrei mai volto fare del male a nessuno-. La voce del deviante tremava come una foglia secca esposta a continua raffiche di vento gelido; le dita, strette sul calcio della pistola, compivano dei piccoli movimenti dettati dell'estremo nervosismo che adesso lo attanagliava.  
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/Livello di stress 79%//
//Probabilità di autodistruzione alta//
  - Ma ero stufo, capite? Ero stufo marcio di sopportare i soprusi degli umani... Stufo di chinare sempre la testa, di accettare ogni cosa senza oppormi mai-. 
Una lacrima scivolò giù dalla guancia tesa del deviante, percorrendo velocemente la sua pelle sintetica per poi cadere giù dal mento e scontrarsi con il pavimento.  
Il pianto; forse la maggior espressione di umanità, coscienza, emotività. Poteva una macchina provare vero dolore? 
  - Non voglio più essere schiavo di nessuno-. 
//Software instabile//
Connor fece un piccolo passo indietro; di nuovo il suo sistema stava segnalando un'anomalia. Che cosa stava accadendo?
  -Stai calmo- esordì Hank, che ancora teneva entrambe le mani sollevate in segno di resa - Non siamo quì per farti del male, capito?-. 
Ma l'andoride, travolto da una paura che non riusciva a domare, continuava a puntare la pistola su entrambi i presunti nemici, ormai incapace di smettere di piangere. 
  -Non ne posso più...- farfugliò. Era profondamente scosso, inondato da un susseguirsi di emozioni che non riusciva a gestire.
//Livello di stress 86%//
//Probabilità di autodistruzione alta// 
//Probabilità di attacco alta//
//Eliminare il deviante//
Connor spostò rapidamente il suo sguardo sul tenente Anderson, per poi tornare a concentrarsi sulla macchina impazzita. Essendo sprovvisto di un'arma, avrebbe dovuto calcolare rapidamente un modo per neutralizzarla riducendo al minimo i danni al proprio sistema. Quella macchina  doveva essere neutralizzata subito, in modo tale da impedirgli di causare degli altri danni.
  - Non ne posso più...- ripetè ancora il deviante, questa volta distorcendo il suo sguardo in un'espressione di intenso dolore. Ciò che stava sperimentando era pura e semplice disperazione, arresa, dolore puro. Sensazioni che mai una macchina avrebbe dovuto sperimentare.  
Qual'era il suo malfunzionamento? Quella macchina stava forse interpretando come emozioni quegli errori di sistema che si stavano verificando all'interno del suo software?
Connor assottigliò lo sguardo e focalizzò la sua attenzione al pugno del deviante, stretto sul calcio della pistola. Le dita vi erano attorcigliate come edera al tronco di un albero, e vi applicavano una pressione per nulla necessaria. 
Stava per sparare, lui lo sapeva. 
Il suo software di investigazione glielo stava segnalando; lo status di stress era troppo alto, i movimenti involontari troppo ravvicinati, il dito indice troppo deciso a premere quel grilletto lucido  che stava sfiorando. 
Un paio di secondi di profondo silenzio avvolsero la grande stanza polverosa appena prima del disastro. 
Il deviante spostò la canna della pistola in direzione di Hank; il led illuminava di rosso il suo volto rigato dalle lacrime. 
  - Non ce la faccio più!- gridò. 
Un piccolo tremore del suo polso precedette il movimento rapido e deciso del dito, che spinse con forza il grilletto. 
Il colpo partì all'istante, rimbombando con estrema violenza sulle pareti grigiastre e fredde che contornavano la scena con il loro tetro abbraccio; la pallottola cessò il suo movimento solo dopo aver penetrato la carne ed essersi scontrata con le ossa. 
Il deviante chiuse gli occhi, e si sentì travolto da una incontrollabile ira che scosse il suo corpo come un'onda anomala. In quel momento, con le palpebre chiuse, sfogò tutta la rabbia che negli anni aveva accumulato nei confronti degli umani. 
Un secondo colpò risuonò nell'ambiente attorno, poi un terzo, infine in quarto. Dalla canna della pistola fuoriuscirono ben cinque pallottole, che percorsero tutte quante lo stesso tratto d'aria per poi andarsi a scontrare con l'obbiettivo. 
Un paio di secondi di totale silenzio; l'androide riaprì gli occhi con un gesto lento e calcolato come se in quel momento stesse in qualche modo rinascendo; ma poi lasciò cadere la mandibola in un'espressione di disperato stupore, mentre con ugual lentezza abbassava l'arma ancora stretta nel suo pugno. I suoi occhi si spalancarono, una intollerabile angoscia lo aggredì.
  -Perchè l'hai fatto..?- esclamò, trovandosi di nuovo incapace di tirar fuori dalla bocca una voce ferma. Al contrario, le sue parole furono traballanti e continuamente interrotte da brevi pause durante le quali l'androide ebbe l'impressione di soffocare. 
  -Ti avrei risparmiato... Se come me. Perché l'hai fatto?- continuò, riprendendo a piangere. 
Davanti a lui, adesso chino su sé stesso, Connor portava entrambe le mani al petto, dove la sua pelle sintetica era stata squarciata dalle pallottole che lo avevano appena colpito senza pietà. L'ossatura di ferro era adesso visibile ad occhio nudo attraverso i fori, così come una parte dei biocompoenti interni; ed una non trascurabile quantità di thirium stava fuoriuscendo senza sosta dalle ferite, riversandosi sul suolo sottostante.
Non era lui, che voleva colpire.
//Avviso di sistema// 
//Rilevato danneggiamento alla pompa thirium// 
//Rilevato malfunzionamento biocompoenti 4883-26-87//
//Funzioni vitali instabili// 
//Errore 565//
//Errore 34//
Connor sollevò la testa; adesso il suo sguardo, per la prima volta da quando era stato attivato, stava esprimendo una reale emozione. 
Seppur si fosse scoperto del tutto incapace di identificare ciò che stava sentendo, era assolutamente sicuro che non si trattasse di un malfunzionamento.  
//Errore 246//
  - Connor!-. La voce terrorizzata di Hank si propagò nell'aria mentre l'uomo, del tutto incurante del fatto che la situazione fosse ancora estremamente pericolosa, si affrettata ad afferrare il collega androide per evitare che cadesse al suolo. -Dannazione non morire! Ti prego, non morire!- gridò. 
A guardare in silenzio quella scena il deviante, sconvolto e confuso. La sua mano destra si aprì lentamente, lasciando scivolare via dalle dita la pistola che si scontrò rumorosamente contro il pavimento. All'improvviso la sua rabbia si era trasformata in profondo pentimento.
  -Ti prego, non morire- ripetè Hank, che con i denti stretti si affrettava a condurre Connor in un angolo della stanza. Lo aiutò a mettersi seduto, appoggiando la sua schiena contro al muro grigio, e si posizionò davanti a lui. 
Avvicinò le mani al suo petto, dove il sangue blu aveva già inzuppato il suo completo elegante. Sollevò con decisione la camicia ed osservò con attenzione le ferite, trovandosi del tutto inerme dinnanzi a ciò che da lì a poco sarebbe accaduto. 
  -Dannazione io... Io non me ne capisco un cazzo di robotica!- gridò, portando entrambe le mani alla sua fronte. 
  -Dimmi cosa devo fare per aiutarti!-. 

Detroit Became Human - RaccoltaWhere stories live. Discover now