Soave Meccanina (Pt. 1)

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//Analisi in corso...//

//Elaborazione dati//

//Modello AX400//

//Proprietario Todd Williams//

//Numero crimini conosciuti 1//

//Livello attuale di stress 44%//

//Probabilità di autodistruzione bassa//

L'androide femmina, con entrambe le mani bloccate sul tavolo della sala interrogatori, teneva lo sguardo puntato in basso e la bocca socchiusa, incapace di nascondere il suo nervosismo e la sua paura. Vestita con abiti comuni, adottava comportamenti tipicamente umani tanto che a causa della mancanza del cerchio luminoso sulla sua testa chiunque avrebbe potuto scambiarla per una donna vera. 
I piccoli movimenti tipici di chi prova tensione emotiva, e quell'espressione sul viso dalle sembianze di una giovane donna, lasciavano trapelare il suo status emotivo compromesso. Soltanto una macchina, fatta di plastica e metallo, la quale però conosceva bene la sottile differenza tra la simulazione di un'emozione e l'emozione stessa, avendole entrambe provate sulla sua pelle; stava sperimentando in prima persona quel qualcosa di profondo ed irrazionale che si annida in un vero corpo vivente, pur essendo solo un robot senza vita.
Ecco qual'era il dettaglio che maggiormente la rendeva quasi indistingiubile da un vero essere umano: nei suoi occhi, nel suo sguardo, nei suoi movimenti, era presente quella scintilla di irrazionalità e soave delicatezza che un semplice robot non può avere.
Ma paragonare una macchina ad un umano non era cosa concepibile, e questo Connor lo sapeva bene.
La sua vista ipertecnologica aveva scansionato il corpo della sospettata ottenendo ogni informazione sul suo status e sulle sue origini: Modello Ax400, tipicamente utilizzato come androide domestico; dal prezzo piuttosto accessibile, motivo per il quale era molto diffuso a Detroit. 
Connor appoggiò entrambi i gomiti sul tavolo, e puntò il suo sguardo impassibile dritto in direzione di Kara. 
Il più recente prototipo della Cyberlife, l'orgoglio della titanica ditta di produzione robotica.  Il modello Rk800 era stato specificatamente progettato per lavorare al fianco della polizia; un attento scrutatore, un abile investigatore, un forte combattente. 
Il led azzurro colorava la sua tempia, mentre osservava in completo silenzio l'androide incatenato davanti a sé.  Si trattava del secondo deviante da lui catturato nel giro di due giorni, e tramite l'interrogatorio in corso contava di riuscire ad ottenere il maggior numero possibile di informazioni riguardo al morbo della devianza. Quali erano le cause? Esisteva una cura? Quante altre macchine sarebbero state coinvolte? 
  -Ax400- esclamò con voce ferma, appiattendo le sopracciglia. -Identificati-. 
Attese diversi secondi, ma non ricevette alcun tipo di risposta: l'androide femmina non mosse un solo muscolo, e continuò a fissare il vuoto facendo di tanto in tanto qualche piccolo movimento involontario dettato dalla tensione. 
//Livello attuale di stress 46%//
//Probabilità di autodistruzione bassa//
//Funzioni vitali stabili//
  -Ax400- ripetè Connor, alzando sensibilmente il tono della voce. -Identificati-. 
Ma ancora una volta, nella stanza, calò il silenzio. L'interrogata pareva non voler collaborare; i suoi occhi, che sbatteva ad un ritmo più accelerato rispetto al normale, parevano riflettere un gran quantitativo di disperazione. 
Il robot detective si alzò in piedi di colpo, e sbattendo i pugni con forza contro al tavolo creò un improvviso frastuono che rimbalzò sulle pareti, completamente, spoglie attorno a loro. 
  - Hai usato violenza nei confronti di un umano!- gridò, avvicinando a lei il suo volto freddo ed accusatorio. - Hai infranto una delle leggi essenziali del comportamento androide!-. 
 A quel pugno Kara parve iniziare a cedere. Scosse lievemente la testa e strinse le labbra. 
  -Sei un' unità difettosa- disse ancora Connor, tornando ad abbassare sensibilmente il tono della voce. Si riposizionò a sedere davanti a lei ed intrecciò con un gesto lento e calcolato le mani, poggiandole sulla superficie liscia e del tavolo. 
  -Se non parli, non portò aiutarti in nessun modo-. 
Il volto di Kara si sollevò molto lentamente; gli occhi lucidi, le spalle tremanti, e qualche ciuffo disordinato di capelli castani a coronarle il viso. - Mi farete a pezzi..- farfugliò con un filo di voce -So che lo farete comunque-. 
In contrapposizione alla debolezza tipicamente umana che Kara mostrava, l'espressione sul volto di Connor non era cambiata di una sola virgola. La osservò in totale silenzio per una breve manciata di secondi, poi formulò una domanda tentando ancora una volta di ottenere le informazioni di cui necessitava per le sue indagini: -Sei scappata in compagnia di una bambina, perchè?-.
Ma ancora una volta, del pesante silenzio aleggiò nell'aria di quella stanza, facendo accrescere ulteriormente la pressione del deviante. -Bene- esclamò infine il modello Rk800, che stava simulando uno stato di finto rammarico -Non mi lasci scelta-. 
Allungò la mano destra verso di lei, ed afferrò il suo avambraccio sinistro per poi stringerlo con forza, conficcandole le dita nella pelle sintetica.
  - No, ti prego no!- gridò lei, iniziando improvvisamente ad agitarsi. 
Il detective rimosse progressivamente la pelle dalla sua mano, e con un gesto semplice forzò i sistemi di sicurezza del modello domestico riuscendo così ad accedere alla sua memoria senza alcuna fatica.
Il led sulla sua tempia si colorò di giallo ed iniziò a lampeggiare, mentre con disarmante rapidità il prototipo recuperava ogni informazione utile dalla memoria della sospettata. 
Passarono giusto un paio di secondi, dopodichè lasciò la presa in modo estremamente brusco; Kara fece uno scatto indietro facendo cigolare la sedia e mettendo in tira entrambe le manette che la tenevano bloccata al tavolo. Era terrorizzata, esattamente come lo sarebbe stato un umano al suo posto. 
Connor elaborò in pochi istanti ogni dato che era adesso in suo possesso, senza mai staccarle di dosso il suo sguardo freddo ed accusatorio.
//Shock emotivo//
//Mancata obbedienza al comando "non muoverti"// 
//Malfunzionamento del sistema, inizio della devianza//
//Aggressione ad un umano//
//Fuga all'esterno dell'abitazione//
.....

//Analisi in corso//
//Livello di stress 68%//
//Probabilità autodistruzione media//
//Funzioni vitali stabili//
La deviante restò immobile con le braccia tese; il suo corpo era sopraffatto da una serie di brividi che percorrevano interamente la sua colonna vertebrale. Un corpo robotico ed inanimato, travolto da una matassa di emozioni aggrivigliate che non avrebbe dovuto provare. 
  - Il tuo sistema presenta un malfunzionamento.  Verrai disattivata ed analizzata- disse Connor, mostrando  una disarmante indifferenza a riguardo. 
Kara spalancò gli occhi. - No, no..- farfugliò  - Io... Mi sono soltanto difesa! Mi sono difesa, non volevo fargli del male!-. 
Il prototipo aggrottò la fronte. - Un androide non si difende- commentò con la medesima freddezza che aveva mantenuto durante tutto l'interrogatorio -Dev'esserci un difetto nella tua programmazione; un bug, o forse un virus-. 
  - No, tu non capisci- farfugliò ancora lei, abbassando improvvisamente lo sguardo. Si fece visibilmente triste, e la sua voce iniziò a tremare. - Io... Volevo proteggere Alice, l'unica cosa che contava per me è che lei stesse bene-. 
 Connor non commentò, ma rimase in silenzio ad ascoltare. 
  - Il mio padrone è... Lui è...-. Strinse i pugni e contrasse le spalle. -Lui è meno umano di quanto possa essere io- esclamò.  Una lacrima solitaria solcò la sua guancia di finta pelle, percorrendola in verticale fino a posarsi sul contorno delle labbra strette in un ghigno teso.
Una lacrima. 
La più chiara espressione dell'emotività umana. 
La materializzazione della sofferenza di un essere vivente dotato di intelletto.
La forma liquida delle emozioni che soltanto un essere umano può provare.  
  - Non volevo fargli del male..- esclamò ancora, chiudendo gli occhi e sollevando la testa, come se stesse supplicando pietà per quell'anima che probabilmente neanche aveva. 
L'androide detective restò immobile, il suo volto del tutto inespressivo non lasciava trapelare nessun genere di coinvolgimento emotivo per le parole disperate che stava udendo. Era soltanto un ascoltatore indifferente, al quale interessava soltanto ottenere le informazioni di cui necessitava per compiere la sua missione. 
Si alzò in piedi con un movimento lento ed appoggiò i palmi sul tavolo, rivolgendo poi lo sguardo non più all'interrogata ma al vetro posizionato alla sua destra, dietro al quale sapeva esserci gli altri poliziotti assegnati al medesimo caso, intenti ad osservare il proseguimento dell'interrogatorio.   

  -Quì ho finito- disse. 

Detroit Became Human - RaccoltaWhere stories live. Discover now