Soave Meccanina (Pt. 4)

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La fabbrica in questione era un edificio grigiastro di modeste misure, il cui aspetto sciupato e corroso dava da pensare che non fosse più attiva da diverso tempo. In realtà, come tutta la gente del posto avrebbe potuto confermare, il piccolo mostro di calcestruzzo che tanto rovinava il panorama cittadino era ancora attivo nella produzione di mattonelle. 
A

ll'arrivo di Hank e Connor la struttura era stata ovviamente evacuata, per assicurare l'incolumità di tutti coloro che si sarebbero dovuti trovare all'interno a quell'ora. Il portone di ingresso, grezzamente costituito da ferro battuto che col tempo si stava ricoprendo di ruggine, era stato lasciato socchiuso ma non era comunque possibile vedere pressoché nulla all'intero, a causa dello spessore della porta stessa e della semi oscurità che avvolgeva lo spazio retrostante. 
Hank poggiò una mano sulla fondina e recuperò il suo revolver, impugnandolo con fermezza mentre si avvicinava all'ingresso. Volse poi uno sguardo a Connor, posizionato proprio affianco a lui ed intento a scansionare l'ambiente. 
  -Ce l'hai un'arma?- gli chiese freddamente. 
L'androide ripose senza neanche voltarsi. -Agli androidi non è concesso l'uso delle armi, tenente-. 
L'uomo scosse la testa. -Merda...- farfugliò -Vado avanti io allora...-. 
Subito dopo aver pronunciato quella frase, si domandò dentro di sé per quale motivo avesse fatto quella scelta. Dopotutto si trattava di una macchina, forse sarebbe stato più saggio sacrificarlo in modo da garantire la propria incolumità. 
Nonostante questo, tuttavia, il tenente non riuscì a dar credito a quel pensiero e decise di fare come aveva detto ed entrare per primo; per qualche ragione, nonostante il collega fosse solo un robot e neanche poi tanto simpatico, non gli piaceva affatto l'idea di utilizzarlo come sacco da boxe esponendolo volontariamente al nemico. 
Poggiò un palmo alla porta gelida e le diede una energica spinta, facendo sì che si spalancasse da sola mentre lui, con la pistola puntata avanti, scrutava con estrema attenzione il corridoio che adesso gli si parava davanti. 
L'ambiente all'interno era molto silenzioso; il pavimento, consumato negli anni da tutte le suole che lo avevano calpestato, era illuminato parzialmente dalla luce che veniva proiettata dalle finestre in alto. 
Connor fece un paio di sicuri passi avanti, osservando attorno a sé con la sua vista ipertecnologica. -Lasci andare avanti me, tenente- disse, voltando la testa verso Hank. - Non sappiamo quale sia la localizzazione esatta del deviante, potrebbe nascondersi dietro una qualunque di queste porte-. 
L'uomo scosse energicamente la testa, facendo dondolare i suoi capelli grigi. 
  - No, stammi dietro- si limitò a dire. 
 Ma l'andoride cocciuto parve non comprendere facilmente quella decisione, probabilmente perché si trattava di una cosa per lui semplicemente illogica e disfunzionale. - Mi scusi tenente ma devo insistere, sono una macchina, dovrei aprire io la strada-. 
A quel punto Hank inchiodò a terra i piedi e si voltò verso il collega con aria pesantemente irritata, quasi come se quella situazione lo stesse mettendo fortemente a disagio. -Fai come ti dico, chiaro? Stammi dietro, è un ordine-. 
Il robot taque di colpo. 
//Elaborazione...//
//...//
//Nuovo ordine //Seguire il tenente Anderson//
//Fermare il deviante//
//Rilevata instabilità software//
Quell'ultima segnalazione che Connor rilevò nel suo sistema catturò la sua attenzione. Cosa stava succedendo? C'era forse qualche malfunzionamento? 
L'androide eseguì una rapida scansione del suo intero sistema, ma non riuscì a rilevare nessuna anomalia. 
  -Vieni o no?-. 
La voce del tenente lo riportò con violenza al suo obbiettivo primario, e così Connor cessò di cercare una spiegazione a quella strana segnalazione e si incamminò con la massima concentrazione dietro i passi lenti e sicuri del tenente. 
Controllarono tre stanze, ogni volta con la stessa procedura: calcio alla porta e pistola puntata avanti. Tutte e tre, però, si rivelarono essere vuote, fatta eccezione per qualche pila di mattonelle e scatoloni contenenti probabilmente la stessa cosa. 
Proseguirono il loro cammino lungo il corridoio, con tutti i sensi allertati e lo sguardo che vagava in ogni angolo alla ricerca di qualcosa che potesse muoversi.
Il tenente apriva la fila, con il revolver saldamente stretto con entrambe le mani e la fronte corrucciata, subito seguito dell'androide detective che procedeva con la schiena dritta e lo sguardo impassibile.  I due procedettero fino a giungere alla fine del corridoio, ove si trovavano delle ampie scale sporche che salivano fino a condurre al piano superiore. 
Giunti di sopra, si trovarono dinnanzi ad una porta di ferro munita di un grosso maniglione rosso. Il tenente non esitò troppo a farci leva con la mano destra, per poi calciare la porta e riprendere in pugno l'arma. 
Ciò che gli si parò davanti fu una grossa sala illuminata da una serie di grandi finestre impolverate, ricolma di pile e pile di mattonelle di ogni genere e grandezza. L'atmosfera era molto silenziosa; neanche un singolo fruscio giunse fino alle orecchie di Hank. Qualche granello brillante di polvere danzava nell'aria vicino al suo volto, pizzicando le narici.
  -Stammi dietro- farfugliò l'uomo mentre iniziava ad avanzare, a piccoli passi, in quello spazio troppo ampio per essere ritenuto sicuro. 
Avanzò silenziosamente fino a metà della stanza, e proprio quando i suoi nervi iniziavano a rilassarsi qualcosa si mosse dietro ad una delle pile di mattonelle. 
Il tenente puntò istintivamente la pistola in direzione del suono, mentre Connor scanzionava l'ambiente alla ricerca di un possibile nemico; mentre il suo led si colorava di giallo, la sua vista cibernetica scrutava ogni centimetro si quella stanza silenziosa. 
Il rumore era provenuto dall'area est, ma a colpo d'occhio lì pareva non esserci nessuno, e non vi erano molti possibili nascondigli che avrebbero potuto celare la presenza di un androide di dimensioni umane. 
Hank compì un giro su sé stesso, iniziando a pensare che si fosse trattato di un ratto qualche altro animale, ma proprio mentre stava traendo questa conclusione un secondo rumore, più forte e decisamente più vicino, giunse alle sue orecchie. 
Percepì un colpo alla spalla sinistra, e fu disarcionato a terra; il revolver che stringeva in pugno scivolò sul pavimento lontano dalla sua portata. 
  -Non muovete un solo passo- recitò una voce maschile.  -O gli farò saltare la testa-. 
L'individuo che adesso si trovava in piedi davanti al tenente Anderson era un androide di sesso maschile, sul metro e ottanta, con una capigliatura corta e la pelle scura. Uno dei più diffusi modelli di androide domestico, venduto a prezzo stracciato in moltissimi negozi Cyberlife.  
La macchina aveva un volto adirato; le labbra strette e la fronte aggrottata, il led che brillava nella sua tempia di forte luce rossa. Saldamente stretta nel suo pugno una piccola pistola da difesa personale; di economica manofattura, ma certamente letale quando molte altre armi da fuoco. 
  -Okay, stai calmo- balbettò Hank alzandosi in piedi con movimenti estremamente lenti, mantenendo sempre entrambe le mani bene in vista per dimostrare la sua volontà di non difendersi.
Nel frattempo Connor si occupava di identificare il nemico, facendo uso del suo sofisticato software. 
//Modello PJ500 anno 2031//
//Proprietario Jason Bennet// 
//Analisi...//
//Livello di stress 62%//
//Probabilità autodistruzione media//
//Funzioni vitali stabili//
L'androide dalla pelle scura iniziò a puntare l'arma sia su Hank che si Connor, adesso in piedi l'uno accanto all' altro, con rapidi movimenti dettati dalla paura. 
Le sue mani tremavano, il livello del suo stress aveva iniziato a salire vertiginosamente aumentando di quasi una percentuale al secondo. 
  - Non... Non vi avvicinate. Andatevene! Lasciatemi in pace!- gridò. 
Connor lo osservò con estrema attenzione senza dire una sola parola; ma i suoi muscoli robotici erano tesi, pronti a scattare appena si sarebbe ritenuto necessario. 
Lui sapeva per certo che quella macchina avrebbe presto premuto il grilletto. 
//Selezione priorità// 
//Eliminare il deviante//

Detroit Became Human - RaccoltaWhere stories live. Discover now