Obsolete (pt1)

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-Pronto, Hank?- domandò Connor con aria palesemente entusiasta, mentre sistemava la cravatta sul petto.
L'uomo, ancora intento ad infilarsi i pantaloni, fece una faccia irritata. - Ti sembro pronto?- grugnì -Dammi un minuto, cazzo-. Chiuse la zip, poi afferrò la giacca e se la sistemò sulle spalle, infilando le braccia una alla volta mentre emetteva un paio di abbondanti sospiri. Si voltò poi in direzione di Connor, e le sue palpebre si spalancarono. -Aspetta, non vorrai mica venire con quella roba addosso!- esclamò, indicando l'abbigliamento formale indossato dell'androide.
Il suo vestiario era quello che era stato progettato e creato dalla Cyberlife; la giacca ufficiale, con il numero di modello e di serie impresso sopra e la scritta "android " a caratteri cubitali sulle spalle, la cravatta che aveva sempre il vizio di sistemare, ed i pantaloni scuri a completare la divisa.
  -Perché?- chiese Connor aggrottando la fronte -È il mio completo da investigazione, mi sento più a mio agio con...-.
  -Vabbè non importa- lo interruppe l'altro, dando una carezza sulla testa di Sumo prima di aprire la porta d'ingresso - Non dovresti neanche venire... Diamine, ora sì che sei furtivo. Pure un cieco saprebbe riconoscerti-.
L'androide restò fermo a guardarlo senza dire niente, finché Hank non gli fece cenno con le mani di darsi una mossa ad uscire.
Fuori, la città era avvolta dal manto bianco della più recente nevicata, avvenuta quella stessa notte e tutt'ora in corso. Innumerevoli fiocchi candidi cadevano giù dal cielo grigio ed iniziavano a posarsi sui loro vestiti, mentre si affrettavano a salire a bordo della vecchia auto.
  -Merda... Il vetro si è tutto ghiacciato- sbuffò Hank con le mani aggrappate al volante, tentando di far scorrere il tergicristalli sul parabrezza pieno di neve.
  -Dove dobbiamo andare esattamente?- domandò Connor, osservando il collega con aria pensierosa.
L'altro emise un lungo sospiro. -Cazzo, non me lo ricordo... Controlla il fascicolo, l'ho infilato nel cruscotto-.
L'androide aprì lo sportello ed estrasse una piccola cartella, composta circa da una decina di pagine e bloccata grossolanamente da un paio di graffette.
Senza sfogliarlo, gli fu sufficiente scannerizzare in numero di fascicolo accedendo così virtualmente a tutte le informazioni sul caso; quasi istantaneamente ottenne così l'esatta localizzazione della scena del crimine, nonché tutto il resto delle informazioni al momento nelle mani della polizia.
  -Una ragazzina di quindici anni stuprata all'interno di un bar, alle ore 23:47 di ieri- esclamò, mentre analizzava mentalmente i dati adesso a sua disposizione.
Hank sollevò le sopracciglia. -Stupefacente. Come lo sai se non hai neanche aperto il fascicolo?-.
  -Devi girare a destra Hank- risposte l'altro, indicando con in dito una traversa che si allungava in direzione ovest. - Il bar è da quella parte-.
  - ..Pazzesco- commentò l'uomo, girando così bruscamente da far strindere le ruote sull'asfalto freddo.  - Sei veramente pazzesco-.
Connor piegò i lati della bocca in un piccolo sorriso, mentre osservava con attenzione fuori dal finestrino.
Il bianco manto di neve ricopriva i marciapiedi, i tetti, le auto posteggiate ai lati della strada e perfino la carreggiata stessa, laddove difficilmente andavano a finire i pneumatici durante la marcia.
Lo sguardo dell'androide si posò infine su un'insegna luminosa, quella del bar che era stato segnalato come luogo della violenza. Sempre su base delle informazioni ottenute dal fascicolo, sapeva che la polizia di Detroit aveva già fatto delle investigazioni, e che l'androide probabilmente deviante che aveva consumato la violenza era stato eliminato proprio da un poliziotto, che gli aveva sparato in testa salvando così la vittima. Risultava che il corpo spento della macchina si trovasse ancora all'interno del bar, che era stato momentaneamente chiuso per permettere l'esecuzione delle indagini, mentre la ragazza era stata interrogata e riportata presso l'abitazione dei suoi genitori.
  - Non scendi?- domandò Hank guardando in direzione dell'androide, con la portiera aperta ed un piede già fuori.
  - Certo- rispose lui, scuotendo la testa come per ricollegarsi con la realtà. Scese rapidamente dalla macchina e sollevò lentamente lo sguardo, scrutando con attenzione l'insegna luminosa ancorata alla facciata della piccola palazzina, la quale riproduceva la classica forma di un bicchiere da cocktail con un'oliva all'interno; e proprio lì accanto, un'altra insegna più piccola riportava il nome "NightDetroit Bar".
  - Qualche volta mi è capitato di venire quì a bere un goccio- esclamò Hank, arricciando le labbra. - Mi pareva un posto abbastanza tranquillo... Per quanto lo possa essere un luogo del genere-.
Connor gli lanciò un'occhiata pensierosa ma non disse niente, incamminandosi tuttavia in direzione dell'ingresso nella totale incuranza della tempesta di neve che si stava abbattendo sulla sua giacca.
  -Dove vai? No No fuori!- esclamò un poliziotto, non appena lo vide varcare la porta. -Niente androidi sulla scena-.
  -È con me- controbattè Hank, che aveva accelerato il passo per raggiungerlo.
  - Non ci era stato detto che avrebbero mandato due andoidi...- rispose il poliziotto sistemando il cappello sulla sua testa -Dopo quello che è successo mi sono stufato di questi dannati affari-.
Il tenente, visibilmente alterato, fece un balzo mettendosi davanti a Connor, e potendo così guardare il poliziotto dritto in faccia. -Lui è il mio androide, chiaro? Lavoriamo insieme. Adesso ci lasci andare cortesemente? Non ho tempo da perdere-.
L'uomo sollevò le mani in segno di resa ed annuì. - Ma certo, andate, andate-.
Ma mentre Hank si incamminava lungo il piccolo corridoio che precedeva il salone, Connor restò fermo.
  -Ha detto che hanno mandato due androidi?- domandò, con aria confusa.
Il poliziotto annuì ed emise un lungo sospiro. -Sì cazzo, due. E già uno soltanto era di troppo... Ora segui il tuo tenente e levati dalle palle-.
Il salone, ampio circa cinquanta metri quadri, era di forma circolare, illuminato da luci fioche di innumerevoli tonalità di verde, blu e rosa. Al centro della stanza vi era un piccolo palco che fungeva probabilmente da pista da ballo, mentre ai lati vi erano ben due banconi da bar, una grossa postazione da dj ed una serie di poltrone in pelle munite di piccoli tavoli. Un grosso lampadario dalla forma curiosa era appeso al soffitto proprio al centro, mentre sui muri rotondi si contavano ben sei palle da discoteca elettriche, che da accese dovevano creare dei fantastici giochi di luce.
  -Dove si trova l'androide?- domandò Hank, rivolgendosi ad una coppia di poliziotti che, seduti ad uno dei tavoli, stavano consultando dei fascicoli.
  -Laggiù, nel bagno- rispose uno di loro, indicando una porta posta al lato opposto della stanza.
Connor la osservò con la fronte aggrottata per qualche istante, per poi dirigersi velocemente in sua direzione.
  - Aspettami, Connor- grugnì Hank - Non stiamo facendo una maratona. E non penso che il cadavere possa scappare-.
Quando l'androide poggiò la mano sulla maniglia ed aprì la porta, lo sguardo di entrambi cadde immediatamente verso il basso, dove quel che restava del deviante giaceva immobile sul pavimento.
La zona toilette era piuttosto stretta, presentava solo una piccola anticamera dalla quale si poteva accendere a due stanzini, rispettivamente i bagni degli uomini e delle donne. Stando alle informazioni contenute nel fascicolo, la ragazza era stata stuprata nel bagno delle donne, dopodiché il poliziotto intervenuto sulla scena aveva buttato giù la porta e sparato all'androide, che cadendo con la schiena indietro era finito per spegnersi nella posizione nella quale si trovava al momento.
Connor ricostruì l'accaduto in modo grossolano, facendo uso del suo sofisticato software di investigazione, e poté notare come tali informazioni parevano corrispondere alla realtà dei fatti.
  -Merda... L'hanno preso proprio in fronte- commentò Hank, chinandosi sopra al robot spento. Portò una mano al mento e parve pensare per una lunga manciata di secondi; poi si voltò verso il suo collega.
  - Che ne pensi, Connor?-.
L'altro rispose mentre continuava a guardarsi attorno con attenzione. -A giudicare dalla posizione del cadavere mi pare che la ricostruzione sia esatta. Il deviante si trovava all'interno del bagno quando è stato sparato, lo si nota anche dal foro di pallottola sulle piastrelle-.
Il tenente annuì, continuando ad osservare il robot che giaceva a terra. -Questo sarebbe il primo caso in cui un deviante abbia effettivamente voluto fare del male di sua spontanea volontà, e non in reazione ad una violenza subita-. Si grattò distrattamente la barba. -Questa faccenda tuttavia mi pare strana... Che io sappia i robot non dovrebbero avere pulsioni sessuali-. Si voltò in direzione di Connor, come se la sua non fosse proprio un'affermazione ma bensì una timida domanda.
L'altro, del tutto impassibile, spostò a sua volta lo sguardo sul cadavere.
  -Infatti è così- disse. -Seppur si tratti di un modello adatto anche ai rapporti sessuali con umani, dovrebbe agire in tal modo solo in risposta ad un ordine-.
Hank sollevò le sopracciglia. -Come sai che è un modello adatto a questo?-.
Connor intrecciò le braccia dietro alla schiena. -Innanzitutto, come vedi, ha i genitali. E inoltre... Questo stesso modello viene spesso utilizzato negli strip club-.
  - Oh.. Curioso- commentò il tenente con ironia. Tornò in posizione eretta e si rivolse ancora al collega, con una buona dose di imbarazzo leggibile nello sguardo. - Mi stai dicendo che non tutti gli androidi hanno i genitali?- chiese.
L'altro annuì brevemente, prima di mettersi in ginocchio ed osservare il corpo del robot spento, scannerizzando con attenzione ogni possibile segno di colluttazione. -Ne sono muniti solo i modelli che operano in alcune specifiche circostanze-.
  -Quindi tu...- continuò l'alto sempre più in imbarazzo. A metà discorso, però, si interruppe. -Anzi lascia stare. Non lo voglio sapere-.
Si recò all'intero del bagno delle donne, ed osservò gli schizzi di thirium che ne imbrattavano le pareti.
Connor, nel frattempo, aveva immerso un dito nella stessa sostanza prelevandola da cadavere, e lo aveva portato alla sua bocca per analizzarlo. 
  - Che cazzo, no! Andiamo, di nuovo a fare quella cosa schifosa!- esclamò il tenente non appena se ne accorse - Sei maledettamente disgustoso, Connor-.
Ma prima che l'altro avesse il tempo di rispondere, la porta che dava accesso al salone si aprì in modo improvviso catturando l'attenzione di tutti e due i detective.
Oltre la porta adesso spalancata comparve la figura di Gavin, l'insopportabile collega che lavorava al distretto di Detroit.  L'uomo, con il solito volto distorto in un altezzoso ghigno di rabbia, varcò la soglia con le braccia intrecciate sul petto e le labbra strette.
  -Fantastico- commentò Hank sottovoce.
Gavin lanciò un'occhiata piena di disprezzo a Connor, per poi rivolgersi al tenente. - Mi avevano detto che il caso non era affidato soltanto a me- disse - Ma speravo proprio che l'altro detective non fossi tu, Anderson-.
  - Ma davvero- rispose lui -E come mai la mia presenza ti turba tanto?-. Sentiva già un forte nervosismo invadere il suo corpo, ma si stava sforzando con tutto sé stesso per mantenere la calma.
  -Vi consiglio di stare da parte- ribattè l'altro, facendo una piccola risata che apparve estremamente odiosa -Sarò io a risolvere questo caso-.
Connor si ripulì il dito sulla giacca e stava per alzarsi in piedi, quando una seconda figura comparve alle spalle di Gavin. Un androide di statura piuttosto imponente, vestito di bianco, il cui volto non esprimeva alcun tipo di emozione.
Il cuore robotico  di Connor sussultò nel momento stesso in cui realizzò chi fosse quell'androide.
"Rk900" era il codice inciso sulla sua giacca.
Il nuovo prototipo della Cyberlife, il modello più recente della serie Rk nonché colui che rendeva Rk800 una macchina obsoleta.
Il suo volto era molto simile a quello di Connor ma leggermente più rotondo, e dotato di un paio di iridi azzurre che alla sola vista facevano raggelare il sangue.
  -Pare che abbiano affiancato anche a me uno di questi cosi- commentò Gavin, lanciando un'occhiata di disprezzo al robot che adesso si trovava al suo fianco. -Sfortunatamente non ho potuto rifiutare ma... Coglierò di certo l'occasione per farvi il culo-.
Connor si mise lentamente in posizione eretta ed indietreggiò, fino ad appoggiare la schiena contro al muro che separava i due bagni, mentre Hank che ormai aveva esaurito la pazienza aveva deciso di avanzare avvicinandosi a quel fastidioso individuo.
  - Il caso è affidato ad entrambi- esclamò in tono minaccioso, gesticolando nervosamente -Quindi vedi di fare il tuo lavoro senza metterti in mezzo-.
Gavin, del tutto incurante di ciò che gli era appena stato detto, si fece una fragorosa risata ed abbandonò la stanza seguito dall'androide, che non proferì parola.
Solo quando si erano allontanati e la porta si era richiusa automaticamente, Hank rivolse nuovamente lo sguardo al suo collega.
  - Connor, tutto bene?- domandò preoccupato - Mi sembri.. Spaventato-.
L'androide, con le mani dietro la schiena incollate al muro, teneva la testa bassa e le palpebre spalancate. Sembrava estremamente teso, anche se in quel momento non sembrava poi tanto chiaro il perché.
  -Quell'androide..- farfugliò con un filo di voce. -È il nuovo modello di... di... di me stesso-.
Nella piccola stanza calò il silenzio per una manciata di secondi. L'espressione sul viso di Hank si fece più cupa, mentre si avvicinava a lui. Gli poggiò con tenerezza una mano sulla spalla, facendogli una piccola timida carezza.
  -Tu non sei solo un modello- disse. - Non sei soltanto questo-.
Nonostante il suo atteggiamento rassicurante, anche il tenente era in realtà rimasto molto colpito da quel nuovo androide che gli si era appena parato davanti; ciò che lo aveva più scosso era l'evidente somiglianza con Connor.  Non pensava che la Cyberlife si sarebbe data da fare così in fretta nel creare un nuovo modello, dopo che in teoria per loro Rk800 aveva fallito la missione diventando a sua volta un deviante. La presenza di questo nuovo androide, tuttavia, lo faceva sentire allo stesso tempo molto rassicurato: adesso che avevano un nuovo giocattolino da testare, non c'era più il rischio che sarebbero venuti a cercare Connor.
L'uomo ritrasse la mano e fece un sorriso. -Dai, diamoci da fare. Non vorremmo mica davvero lasciar vincere quello stronzo di Gavin, vero?-.

Detroit Became Human - RaccoltaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant