Obsolete (pt2)

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-Quindi... Non consentite l'accesso a nessun androide, inclusi quelli domestici?- domandò Hank, con le braccia intrecciate sul petto e lo sguardo pensieroso. La neve che si era sciolta sul suo giaccone aveva formato delle ampie macchie di umidità intorno al colletto ed alle spalle.
  -Nessuno, assolutamente- rispose il proprietario del NightDetroit bar, che sembrava piuttosto scocciato da quell'ennesima interrogazione alla quale era stato sottoposto all'interno del suo locale. Molto probabilmente anche Gavin lo aveva interrogato non molto tempo prima, ma ovviamente il tenente non aveva alcuna fiducia in eventuali dati forniti da quell'imbecille.
  - A quanto pare uno vi è sfuggito- commentò con lieve ironia. -Va bene, grazie- concluse infine il tenente, facendo un piccolo movimento in verticale con la testa. Voltandosi  indietro, notificò la presenza di Connor alle sue spalle, che sembrava aver atteso con pazienza la fine di quella conversazione con le braccia dietro alla schiena e lo sguardo fisso.
  - Beh? Qualche novità?- esclamò l'uomo in tono leggermente ironico.
L'androide tuttavia rispose ponendo a sua volta una domanda. -Possiamo richiedere una visita alla vittima? Vorrei interrogarla-.
Hank sollevò le sopracciglia. - La ragazzina?- domandò - Non saprei... È minorenne. Ma perché?-.
  -Sospetto che la violenza sessuale non sia mai avvenuta- rispose lui, in tono così deciso che quel suo sospetto suonava più simile ad un'affermazione certa.
Il tenente iniziò a camminare avanti e indietro con lo sguardo basso, avvolto da una lunga serie di pensieri. Connor poteva avere ragione, e si era stupito di come nonostante la sua personale lunga carriera da investigatore non vi fosse arrivato lui stesso a tirare una possibile conclusione di quel tipo. Stava investigando dando quasi per scontato che la ragazza fosse effettivamente una vittima innocente, ma forse la mente razionale e matematica dell'androide poteva aver colto in quel preciso caso ciò che la sua esperta mente ma semplicemente umana aveva lasciato indietro.
  -Chiederò un permesso- disse, rivolgendosi al più giovane collega -Forse potrebbe essere una buona idea fare quattro chiacchiere con lei-.
L'abitazione della vittima, Jasmine Morrison, distava dal bar circa dieci minuti a piedi; per questo motivo i due detective decisero di non prendere l'auto, continuando a godere del parcheggio libero nel quale Hank era riuscito a posteggiarla; in centro città, trovare parcheggio era una fortuna non da poco. 
La famiglia della quindicenne aveva acquistato un appartamento all'interno di una palazzina a cinque piani piuttosto moderna, e vi si era stabilita da prima della nascita di Jasmine. Quando i detective furono giunti dinnanzi al portone principale, Connor premette il dito sul citofono e subito fu accolto con ben poca grazia da una voce femminile, probabilmente quella della madre.
  -Cosa volete?-.
  - Mi chiamo Connor, dipartimento di polizia di Detroit- rispose l'androide in tono pacato.
Hank, lì accanto, si fece una risatina sottovoce. -Da quando ti hanno assunto?- sussurrò.
  -Signora, avremmo necessità di parlare con Jasmine- continuò l'altro avvicinando la bocca al citofono -Dobbiamo solo fare qualche  dom...-.
  - Mia figlia è già anche troppo sconvolta... Vi prego, andatevene- lo interruppe bruscamente  la voce femminile, che nel frattempo pareva essere diventata meno astiosa. 
Connor lanciò un'occhiata pensierosa ad Hank, prima di fare un'altro tentativo. -Signora, comprendo molto bene la situazione ma le garantisco che non ci vorrà molto e che sua figlia starà bene-.
Un lungo silenzio dall'altro capo del citofono precedette il suono improvviso ed acuto del portone automatico che veniva azionato, permettendo così ai due di accedere al palazzo.
  -Secondo piano- disse freddamente la donna prima di interrompere la comunicazione.
Hank intrecciò le braccia sul petto e fece una smorfia, mentre si apprestava a seguire il collega che già aveva iniziato a salire la prima rampa di scale.
  -Niente male Connor... Forse è il caso che lo lasci fare a te questo interrogatorio, sei in gamba ed io.. Inizio a perdere i colpi- concluse con una risata amara.
L'androide annuì vagamente e continuò a salire, prima di fermarsi dinnanzi ad una porta socchiusa.  Non appena vi si avvicinò, quest'ultima si aprì rivelando la figura di una donna intorno ai quarantacinque, lunghi capelli neri e faccia tonda, il corpo coperto da una lunga vestaglia azzurra.
Il suo sguardo si sollevò, fino a posarsi sul led azzurro che pulsava lentamente sul viso di Connor. A quel punto, improvvisamente, si fece più fredda.
  - Ma sei... Un androide- esclamò. 
Connor rimase immobile con lo sguardo fisso su di lei, senza dire una parola.
  - Sei un androide- ripetè - Prima stavo parlando con una cazzo di macchina?!-.
  - Signora, sono un modello specializzato per le indagini di polizia- disse infine lui - Questa è la mia funzione e sono quì per svolgerla-.
Hank, appena dietro di lui, osservò la scena in silenzio. Avrebbe voluto intervenire, ma voleva che fosse Connor a svolgere quella parte di indagine e dunque non avrebbe aperto bocca se non si fosse ritenuto necessario.
  -Cristo...- borbottò la donna, portandosi le mani alla testa - Mi dispiace ma no, non posso più farvi entrare-.
  -Perché?- ribattè subito Connor, scuotendo lievemente la testa -Signora, abbiamo bisogno di informazioni per venire a capo a quest...-.
  - Se ne vada e porti via con sé questo affare!- gridò la donna, questa volta rivolgendosi direttamente ad Hank -Non lascerò che si avvicini a mia figlia dopo quello che...-. Le parole le morirono in gola, e non riuscì ad impedire alle lacrime di riempire i suoi occhi.
Cercò di trattenersi, si asciugò le guance con la manica e scosse la testa. -Nessuna macchina si avvicinerà mai più a mia figlia- concluse.
A quel punto Hank fece un passo avanti, posizionandosi al fianco di Connor.
  - Signora Morrison...- iniziò a dire, cercando di mantenere la calma; cosa che subito dopo si accorse di non riuscire a fare. - Questa non è una macchina, è il mio collega e nel caso non se me sia accorta è quì per aiutarvi. Quindi prima di aprire bocca...- si interruppe, lanciandole un'occhiataccia -Pensi bene a ciò che dice-.
La donna restò in silenzio, messa con le spalle al muro da quella risposta aggressiva che per niente si aspettava da parte dell'uomo.
- Cinque minuti- disse Connor, mostrando il palmo aperto della mano destra -Mi dia solo cinque minuti-.
A seguito di un breve teso silenzio, la donna annuì brevemente e si spostò di lato, facendo cenno ai due detective di entrare.
  - La sua stanza è quella laggiù, vi sta aspettando- disse vagamente, abbassando lo sguardo.
Connor si voltò in direzione della porta indicata, e vi si diresse senza dire niente, mentre Hank si sedeva stancamente sul divano della sala.
La donna guardò la scena con estrema preoccupazione. -Lascia... Lascia il robot andare da solo?- domandò al tenente.
Lui fece sì con la testa, stringendo le labbra. -Gli lasci fare il suo lavoro- si limitò a dire -Garantisco io per lui-.
Connor posò la mano sulla porta e la aprì lentamente; all'interno, le pareti tinte di rosa catturarono subito la sua attenzione. La stanza era piccola e caotica, piena di pupazzi e cianfrusaglie; la ragazza non pareva avere un particolare interesse per l'ordine. Era seduta sul letto con i gomiti poggiati sulle ginocchia, ed aveva sollevato un poco lo sguardo al momento dell'ingresso di Connor. 
  -Ciao, sono Connor- disse l'androide, richiudendo la porta dietro alle sue spalle -Lavoro per la polizia di Detroit, avrei bisogno di farti qualche domanda-.
Jasmine emise un breve sospiro, prima di intrecciare le gambe sul letto assumendo una posizione più comoda.
Il led dell'androide si colorò di giallo, mentre iniziava ad elaborare i primi dati. Nessuna espressione di paura o tensione alla vista di un robot, reazione apparentemente incoerente con la vicenda da poco accaduta.
  -Andavi spesso al NightDetroit Bar?- le chiese, con la voce più mite ed accomodante che poteva fare, frutto del suo sofisticato software di comunicazione ed interazione con gli umani.
La ragazzina scosse la testa. -Solo qualche volta... Con qualche amico-.
  -Come.. Come si chiamava il vostro androide?- chiese ancora Connor, guardandola dritta negli occhi.
La risposta tardò qualche secondo ad arrivare. -Mark... Si chiamava Mark-.
L'investigatore aggrottò la fronte.
//Lieve stato di tensione rilevato. Battiti cardiaci normali. Pressione sanguigna stabile//
  -E Mark viveva... Da molto tempo con voi?-.
La ragazzina spostò lo sguardo sul vetro della finestra, dal quale si intravedeva il cadere dei fiocchi di neve. - Sì... Un bel pò-.
//Tensione emotiva in aumento. Sta mentendo//
  -E... Tuo padre?- esclamò ancora l'androide, piegando lievemente la testa di lato.
La ragazza sembrò innervosirsi.  - Che c'entra lui??- esclamò - Non è certo stato mio padre a...- si interruppe e tornò a guardare il pavimento.
Connor annuì lievemente. -Ok, parliamo ancora di Mark. Aveva mai manifestato comportamenti insoliti?-.
Jasmine fece una piccola risata carica di nervosismo. -Ultimamente pare che tutti gli androidi stiano impazzendo... È semplicemente successo anche al nostro- rispose. Fece una breve pausa, poi il suo volto si fece più freddo. - Non mi stupirei se impazzissi anche tu... Dannati affari, non sapete quanto...Vi odio-. La sua voce tremava.
//Comportamento non attinente alle circostanze. Possibile incompatibilità con le informazioni sul caso//
//Battito cardiaco accelerato. Pressione sanguigna stabile//
Connor restò in totale silenzio per una manciata di secondi, mentre il led giallo sulla sua tempia continuava a lampeggiare. Infine, simulò un piccolo sospiro, mentre finiva di scaricare informazioni riguardo alla famiglia Morrison direttamente dall'immensa rete virtuale alla quale era connesso.
  - So che i tuoi genitori sono separati- disse. -Da circa tre mesi- aggiunse.
La ragazza sollevò di colpo la testa. -E allora?-.
  -Suppongo che acquistare quell'androide... Sia stato un tentativo da parte di tua madre di ricostruire la famiglia-. Connor osservò con attenzione la reazione di Jasmine, la quale parve improvvisamente sull'orlo del pianto. Stava per dire qualcosa, ma non lo fece e preferì mordersi il labbro fin quasi a far uscire del sangue.
A quel punto, Connor valutò che fosse giunto il  momento di applicare una pressione maggiore per ottenere le informazioni che stava cercando.
  -Mark non ti ha violentata- disse, questa volta con un tono di voce decisamente più freddo.
La ragazzina spalancò gli occhi.
  - Volevi farlo fuori ed assicurarti che tua madre non avrebbe mai più comprato altri robot, ecco perché hai inscenato tutto questo- esclamò ancora, in tono sicuro. -È andata così, non è vero?-.
//Battiti accelerati. Rilevata sudorazione. Stato di tensione alto//
La bocca della ragazza si aprì lentamente; la mandibola tremava, le labbra erano secche. -Dimostralo..- fu tutto ciò che disse.
Ma prima ancora che Connor potesse dire altro, la porta della stanza si aprì improvvisamente.  -I cinque minuti sono già scaduti da un pò- disse freddamente la madre di Jasmine, che lanciò ad entrambi uno sguardo pensieroso. -Adesso tu e il tuo collega di là dovete andarvene-.
Senza farselo ripetere, l'androide abbandonò la stanza incrociando per l'ultima volta uno sguardo con la ragazza, restando in totale silenzio.
In salotto, Hank lo aspettava in piedi davanti alla porta d'uscita con aria stanca.
  - La ringrazio del suo tempo- disse poi il tenente, rivolgendosi alla donna.
Connor lo seguì fin fuori dalla porta, ed in pochi secondi entrambi si ritrovarono di nuovo soli lungo le rampe di scale che conducevano fin fuori dell'edificio. Neanche un accenno di saluto cordiale fu dato a nessuno dei due.
  -Allora? Com'è andata?- domandò il tenente, mentre scendeva gli scalini con lo sguardo basso, intento a non inciampare.
L'androide, che procedeva con una scioltezza di certo maggiore, rispose a bassa voce per assicurarsi di non essere sentito. - Avevo ragione... La violenza è stata inscenata-.
Dopo aver udito quell'affermazione, il volto di Hank assunse un'espressione stupefatta.  - Che diamine... Sul serio?- esclamò -Roba da pazzi-.
  - La ragazza non accettava che il padre fosse stato sostituito da una macchina- spiegò Connor, che nel frattempo era appena uscito dal portone principale accompagnato dal collega.
La tormenta di neve pareva essersi, almeno temporaneamente, placata; dunque il loro cammino a ritroso verso il bar fu di certo più piacevole di quello dell'andata.  Molti cumuli di neve ai lati della strada si erano sporcati di fango, motivo per cui Hank cercava disperatamente di evitarli per non sporcare l'unico paio di scarpe decenti che gli erano rimaste nell'armadio.
  -Dovremmo riattivare Mark- annunciò all'improvviso Connor, sollevando le spalle. -Potrebbe darci la conferma definitiva-.
All'improvviso, da una traversa laterale della via che stavano percorrendo a piedi, spuntò la figura di Gavin seguito dal suo nuovo collega androide, con il quale non pareva andare esattamente d'accordo. 
  -Dannata macchina... Puoi dirmi almeno dove è localizzata l'abitazione?-.
Rk900, fermo in posizione statica con lo sguardo fisso sul suo collega, aveva il comportamento tipico di un vero e proprio robot, totalmente privo di qualsiasi genere di emozione. -James Morrison risulta essere residente nella periferia sud di Detroit, trentanove chilometri dalla nostra posizione attuale- esclamò.
Non appena udì la sua voce, Connor sentì uno spiacevole brivido pervadere il suo corpo. Era paura, quella?
  -E va bene... Diamoci una mossa allora-.
Fortunatamente Gavin pareva non aver notato la presenza di Hank e Connor, motivo per il quale i due poterono evitarsi una delle sue solite patetiche sceneggiate. Non si poteva però dire lo stesso dell'androide vestito di bianco, che lanciò all'altro robot una fredda occhiata prima di seguire il suo collega.
  - Non fare caso a lui-. La voce di Hank giunse in quel momento alle orecchie di Connor come qualcosa di estremamente rassicurante.
I due, che avevano finalmente una più che valida pista da seguire, ritornarono a passo svelto fino al bar, appena prima che la neve non ricominciasse a cadere dal cielo più fitta di prima.

Detroit Became Human - RaccoltaWhere stories live. Discover now