43.

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Sto finendo di sistemare il casino che ho fatto in camera, quando mio fratello entra, al suo solito, senza chiedere il permesso.

<Come stai? >

<Come vuoi che stia?
Sto bene, sembra che mi abbia preso in pieno un treno, ma sto bene.
Però, se mai ci sarà una prossima volta, che non ci sarà, non mi date più nulla, grazie.>

<Dovevamo Mia.
Ma ti rendi conto che stavi per bruciati con un cucchiaio?
Un cucchiaio Mia, nemmeno nei film horror si vedono certe cose. >

<Bravo, stavo ma non l'ho fatto e non credo che sarei riuscita a farlo. >

< No? Intanto ti sei graffiata tutta convinta che lo potevi togliere.
Ascolta Mia... >

<No Giacomo, non cominciate.
Non voglio sentire e ascoltare niente e nessuno.
Io so cosa devo fare, e potranno anche scendere i cavalieri dell'apocalisse, non mi frega, io ho già deciso. >

<A me non frega nulla, tu mi ascolti.
Mentre dormivi è venuta Francesca insieme a Domenico, mi hanno raccontato cosa è successo... >

Non lo lascio continuare.

<Primo, quello qui dentro non deve più mettere un piede.
Secondo, le sue minchiate le può rifilare a chi vuole perché io non gli credo.
Terzo, sono fatti miei e me la sbrigo io, se mai vorrò farlo. >

< Sono dalla mamma. >

<Cosa? > urlo, correndo il rischio di soffocarmi con la mia stessa saliva e non lo faccio nemmeno continuare che mi ritrovo a correre da un'ala all'altra della casa entrando come una furia nella cucina di mia mamma.

È di spalle, ma anche così non nascondo che che mi fa un certo effetto, ma non voglio che stia qui.

< Vattene via. >
Sono le uniche parole che gli dico prima che lui si volti verso di me.

<Mia, ti prego ascoltami. >

<Vattene ora. Devi uscire da questa casa e dalla mia vita subito. >

<No, non uscirò dalla tua vita almeno non lo farò fino a quando non avrò la possibilità di spiegarti. >

< Non voglio sapere più niente.
Hai avuto interi mesi per dirmi le cose e non l'hai fatto. >

<Non ho fatto niente, cazzo Mia! >

< Blablabla... Parole, parole, parole, solo inutili parole sono le tue ed io non voglio più ascoltarle.
Dedicale a chi vuoi, ritorna pure a casa tua, fai come vuoi non sono più cose che a me interessano. >

Sto per uscire dalla cucina di mia madre, quando sento la sedia strofinare a terra e mi ritrovo con le spalle al muro e con Domenico che mi tiene bloccata.

<Lasciami. > ringhio e nonostante le sue labbra siano a poche centimetri dalle mie, quasi a volermi tentare, riesco a resistere e a spingerlo lontano da me.

<Non ti azzardare mai più.
Non hai più il diritto di sfiorarmi. >

<Starò anche una vita intera ad aspettare che tu mi ascolta Mia e anche sperare che tu mi perdoni.
Non ho fatto nulla, non ho mai parlato con Rachele in privato e non ho mai scritto nulla per lei.
Non le ho dato il permesso di leggere i miei pensieri e, tutto questo, l'ha organizzato lei.
Io come un cretino ho solo pensato che volesse semplicemente parlare.
Rachele ha architettato tutto,  dal momento che ci ha visti quella sera al locale.
Chiedilo a Francesca se non mi credi, c'era anche lei. >

Un enorme nodo si forma alla gola e non riesco a deglutire, ma non voglio e non posso cedere, quindi resto a guardarlo, facendogli capire che può continuare a parlare, mentre cerco di restare il più impassibile possibile.
E nonostante tutto riesce ancora a capirmi, ma non mi basta, non più.

Nessuno può giudicarti! Completa🙈Where stories live. Discover now