37.

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Siamo seduti intorno al tavolo a casa di mia madre e l'unico a mancare è mio fratello con la sua famiglia.
Da quando l'ho colpito non ci siamo più parlati e non ha permesso, nemmeno a mamma, di vedere Angelo se c'ero io nelle vicinanze.
Capisco il suo rancore nei miei confronti ma, i nostri genitori, non hanno nessuna colpa, io sto per i fatti miei nella mia metà di casa, non passo da mia madre senza prima telefonarle, e non capisco perché debba far pagare a loro le nostre divergenze.

Mi alzo dalla tavola senza dare spiegazioni e mi avvio verso casa sua, seguita da, un Domenico che non riesce a capire e da mia madre preoccupata, che prova a fermarmi senza riuscirci.

Quando sono davanti alla sua porta non ci penso due volte ad aprire ed entrare, trovando mia cognata seduta sul divano che prova a calmare mio nipote che sembra disperato, ma che si calma subito, appena mi vede, facendo un enorme sorriso.

<Mia, che ci fai qui?>
Io mi avvicino prendendo Angelo tra le mie braccia e baciando il suo faccino da birbante e poi mi rivolgo a lei.

< Mamma ha preparato per un esercito, al suo solito, ma voi non ci siete.
Ora vai con lei a casa e aspetta lì, io devo parlare con Giacomo.>

<Non abbiamo niente da dirci e se vuoi scusarci stavamo per uscire.> dice mio fratello uscendo dalla camera da letto.

<Fa niente, vorrà dire che rimanderete ad un'altra volta, anche perché non credo che con quelle pantofole rosse ti lasceranno entrare da qualche parte.>

Mio fratello si sbatte una mano sulla fronte, convinto che non mi sarei accorta del suo abbigliamento, ma non demorde.

<Milena per favore vai con mamma, io faccio cambiare questo burbero e vi raggiungiamo.>

Non sembra tanto convinta, ma senza aggiungere nulla, esce fuori insieme a mia madre, mentre Domenico rimane fuori.

<Senti Giacomo, mi dispiace e dico sul serio.
Non avrei dovuto colpirti e me ne sono pentita, ma tu ci sei andato giù pesante con le parole.
Ciò non giustifica la mia reazione e mi dispiace.>

<Non ci siamo mai colpiti Mia, mai, eppure quel giorno l'hai fatto e scusami tanto se sono incazzato con te.>

<E ti capisco, però non puoi far pagare a mamma e papà i nostri sbagli.
Non puoi privarli di vedere il bambino solo perché sai che sono a casa.
Sei incazzato con me e va benissimo, ma ragiona però.
Se la mia presenza è così fastidiosa per te, posso anche non rientrare durante il giorno...>

<E dove te ne vuoi andare?
Vuoi stare fuori tutto il giorno e tutti i giorni? Ma hai sbattuto la testa per caso?>

Rido mentalmente, dopo tutto conosco mio fratello e so che si preoccupa per me, e questo suo modo di reagire è la conferma,ma mi sento un po stronza e continuo la mia scena.

<Beh il tuo problema sono io, e visto che anche Angelo ha il diritto di stare con i nonni, io resto fuori non ci stanno problemi.>

<Da quando Domenico è partito, ti si è fuso il cervello.> dice avvicinandosi a me e tirandomi in fortissimo abbraccio.

<Sei la mia sorellina e ti voglio bene.
Hai fatto bene a colpirmi, ho sbagliato io a dire quelle cose, non avevo nessun diritto.
Milena mi ha raccontato cosa ti è successo qualche anno fa, e ti assicuro che mi sono pentito di averti detto che scappi dai problemi.
Sei la persona più coraggiosa e forte che abbia mai conosciuto.>

<Ti voglio bene fratellino, te ne voglio tanto.
Adesso andiamo da mamma, ma magari ti cambi quelle ciabatte che sono davvero orrende.>

Si scosta da me guardandosi i piedi
<Dici che sono così orrende?>

Nessuno può giudicarti! Completa🙈حيث تعيش القصص. اكتشف الآن