11.

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Sembra una persona abbastanza tranquilla e non sembra avere secondi fini con me, ma il mio cuore  vuole uscire fuori dalla cassa toracica,e non per lui.

La paura di essere riconosciuta e vista da qualcuno, non mi fa stare serena, e così sono costretta ad alzare il cappuccio della felpa, sulla testa.

Domenico si volta verso di me

<Perché ti nascondi?
Non devi vergognarti.>

<Non lo faccio, cerco solo di non farmi riconoscere da qualcuno.>

<Non capisco Mia.>

<Il problema è che non mi capisco nemmeno io ormai.>

Stiamo per entrare, ma noto subito un collega di Alessio, così tiro Domenico per un braccio, facendolo uscire fuori.
Mi guarda, perché effettivamente non è stato normale trascinarlo via in quel modo, ma spero e prego che nessuno abbia fatto caso a noi.

<Andiamo da un altra parte per favore.
Dentro ci sta un collega di mio marito e non voglio che lui sappia che sono scesa qui oggi.>

<È stato lui a farti questo?> dice indicando il mio viso.

<Sì.>dico sotto voce

<Posso sapere oppure è troppo?>

<Non era così, non fino a qualche anno fa.
Poi una mattina mi sono svegliata e dell'uomo che ho conosciuto anni prima, non è rimasto nulla.>

Domenico sembra perdersi nei suoi pensieri mentre guarda l'orizzonte.

<È sempre così, almeno per me lo è stato.> mi dice

Sembra che anche lui abbia voglia di raccontarsi a qualcuno e rimango zitta ad aspettare che continui il suo discorso, ma con la mente è lontano mille milia, così comincio a fare strada verso un bar più piccolino e poco frequentato.

Restiamo in silenzio, mentre io continuo a guardarlo per cercare di capire cosa si nasconde dietro quel sorriso che, non ha mai lasciato il suo viso, tranne ora.

Arriviamo al bar e facciamo le nostre ordinazioni, andando a sederci in un angolo.

Appena arriva il caffè

<Cosa l'ha spinto ad alzare le mani su di te?
È una cosa che non tollero  e non concepisco assolutamente.>

< Sapevo sarebbe potuto succedere e non ho mai cercato di fermarlo.> gli dico mescolando quel po di zucchero che ho messo nel caffè e continuo.

< È tornato a casa prima di me.>

<Che?> quasi urla, alzandosi pure gli occhiali sulla testa.
<Ti ha picchiata per questo? Perché non eri a casa?
Sai che non è una valida scusa? Lo sai?>

Sembra che si stia pure agitando e ha ragione, ma cosa posso fare?

<Lo so che non è una scusa, che in ogni caso non sarebbe una scusa, ma non riesco ad evitare tutto questo, non ci riesco.
Pensi sia facile per me?
Tornare a casa e avere perennemente paura di fare qualcosa di sbagliato?
Ti assicuro che non è per niente facile.>

Abbasso il viso cominciando a giocherellare con le unghie.
Lui sospira e cerca di prendere la mia mano, e glielo lascio fare.

Lui sospira e cerca di prendere la mia mano, e glielo lascio fare

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<Scusami Mia, non volevo in nessun modo aggredirti.>

<Non è colpa tua.
Io so di sbagliare, ma non ho scelta, almeno non ancora.>

<Come vi siete conosciuti?>

Mi nasce un sorriso sincero, mentre tiro via la mia mano, ripensando a come è nato tutto.

< Lavoravo in un locale insieme a suo fratello.
La sera veniva sempre, lui diceva di controllare il fratello, ma controllava me.
Aspettava la fine del turno e mi accompagnava a casa, solo che a me sta cosa dava troppo fastidio.
Ero abbastanza indipendente e mi piaceva esserlo,  la sua presenza mi faceva mancare l'aria, però lui mi piaceva e pure tanto.
Una sera, dopo il mio turno, ci siamo fermati a bere qualcosa insieme e abbiamo cominciato a discutere su una canzone di Ligabue.
Lui era convinto di una cosa, io ero convintissima di quello che stavo dicendo e così abbiamo scommesso, chi perdeva pagava una cena.
A me stava bene questa cosa perché sapevo che avrei vinto io e fu così.>

<L'hai portato alla rovina allora> mi dice sorridendo

<Effettivamente avevo quella intenzione, ma non lo feci.
Mi sono sempre accontentata di poco, e quindi una pizza andava benissimo.
Era giugno del 2008 e  da quella sera, che ci siamo baciati per la prima volta, non ci siamo più lasciati.
Solo che, puoi programmare quanto vuoi, ma la vita ti farà sempre uno sgambetto.
Quello non era uno dei miei periodi migliori, stavo sempre a guardarmi le spalle dalla cattiveria che la gente è capace di tirarti addosso, e in quel momento lui è stato il mio sostegno.
Per una volta, non ero sola a lottare.
Poi...>

Sono costretta a fermarmi per via  del mio telefono che mi avvisa di una notifica e quando la apro...

<Mia, stai bene?
Che succede?>mi chiede alzandosi e venendo verso di me.

Mi passo una mano sul viso.

<È Alessio...> riesco a dire solo questo e mi alzo facendo tremare le tazzine.

<Devo andare, mi dispiace.
Spero tu possa fare una buona permanenza.>

<Aspetta, non scappare.> mi blocca per il braccio
<Ci vediamo domani al bar?>

Mi sta chiedendo di rivederci?
No, non posso, non credo.

<Non lo so, non credo.
Adesso lasciami andare, ti prego.>

Comincio a correre verso la macchina, con il cuore che sembra impazzire.

<Mia, ti aspetto domani mattina.>

Mi urla Domenico da lontano, riesco ad alzare la mano in cenno di saluto, e corro a prendere la macchina.

Quando entro dentro, mi fermo un attimo per riprendere fiato, e poggio la testa sul sedile, mentre comincio a sorridere e pensare.

Sono stata bene con lui, sapevo che sarebbe riuscito a farmi parlare, e si, ho anche voglia di rivederlo e forse non sono tutti come quelli che ho conosciuto.

Ma di colpo mi vengono in mente le immagini di Alessio mentre alza le mani su di me, così metto in moto e parto, sperando che non sia a casa e sperando soprattutto che non sia venuto a sapere nulla.

Il tragitto dura poco più di dieci minuti, e quando sosto la macchina sotto casa, noto che la moto di mio marito è nel cortile.
Mi manca il fiato e comincio a tremare sapendo già come andrà a finire.
Cerco di pensare a cosa fare e come fare, ma più perdo tempo a trovare soluzioni, più sarà grande la rabbia di mio marito.

<Ti prego, fa che non mi faccia niente.> prego chiunque mi possa ascoltare, ma nessuno mi sente.

Vedo Alessio correre verso di me, come un pazzo, apre lo sportello e prova a farmi uscire, senza dirmi o spiegarmi cosa gli passa per la testa.

Comincia a strattonarmi, finché riesce a tirarmi fuori dalla macchina, mentre io comincio ad urlare per la troppa paura.

Buonasera...
Ecco un altro capitolo, sperando che vi possa piacere.
Da qui, verranno raccontate tante cose da Mia in cui si capirà il perché resta succube di suo marito.
Ma come mi vengono tutte sceme ste protagoniste😭😭😭😭😭.
Una buona lettura e ancora tanti auguri di buon compleanno a RitaSantoru4 e cordadichitarra🎂🎂🎂🎂
Una buona serata e al solito gli orrori🙈🙈🙈🙈.
Baci Chiara❤

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