100. Viaggio all'Inferno e dintorni

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Cap. 100

Il centesimo capitolo

Viaggio all'Inferno e Dintorni (Un capitolo veramente troppo lungo e caotico)


E siamo arrivati al centesimo capitolo, il centesimo spezzone di reality trasmesso dalla nostra beneamata casa di produzione di cui nemmeno conoscete il nome.

Intendiamo dunque festeggiare questo importantissimo traguardo rendendo tutto più... passionale e movimentato. Dando le giuste atmosfere.

In poche parole, faremo si che questa sia la giornata più incredibile di tutte quelle mai per i nostri cari concorrenti del reality.

Era l'undici Gennaio. Come già sapete, Ciel era stato rapito. E, come avreste dovuto intuire, bisognava ritrovarlo, perché sennò non si poteva andare avanti, e lo sciopero non era consigliato considerando quanto erano spaventosamente sadiche le autrici.

Sebastian camminò piano lungo il corridoio. Il segnale che li legava si era spento tutto d'un botto, ma, curiosamente, non dal Lato Oscuro della Casa.

Il misfatto era avvenuto proprio lì, dove nessuno avrebbe mai potuto sospettare. In casa della vittima. Sebastian annusò l'aria, portandosi una mano sotto il mento in un gesto riflessivo tipico del maggiordomo. Si ritrasse, come se fosse stato elettrificato da un campo di forza invisibile, spalancando gli occhi. Quell'odore ...

«Signor Sebastian! Signor Sebastian! Venite qui, presto!».

Il demone si girò.

Finnian era semi-chinato per terra e indicava qualcosa ai suoi piedi. Sebastian si avvicinò al giardiniere e si chinò anche lui.

Era tanto piccola, tanto lucente, tanto innocua e splendida da pensare che fosse in un certo senso sbagliata in quella casa di orrori. Ed era questo che la rendeva tanto orribile

«Signor Sebastian, che ci fa una perla bella come questa in questa casa di cartone e plastilina? Sarà mica di cartone colorato?».

Il demone annusò l'aria. Non sembrava odorare di polvere da sparo, ma le diavolerie moderne erano così diaboliche da fregare anche un diavolo.

«Stai indietro, giardiniere. Potrebbe non essere di cartone, ma neppure innocua. Potrebbe essere una bomba che reagisce ad uno stimolo tattile. Non la toccare» ammonì Sebastian, serio. La piccola sfera continuava a mandare una luce lieve sotto la lampada, quasi come una specie di fantasma.

«Capito, signor Sebastian. Non la toccherò» annuì Finnian, con un sorrisone.

«Sei stato bravo a mostrarmela. Ora và a dire agli altri di...».

Proprio in quel momento, Mey Rin decise che era il momento giusto di inciampare nei propri piedi, avvolgersi tutta nella propria gonna, lasciare dietro di sé gli occhiali, e atterrare malamente di faccia davanti all'amore della sua vita bellissimo perfettissimo fantastico la cui attenzione lei non avrebbe mai potuto attirare se non per un rimprovero o per una mansione casalinga Sebastian.

Finnian tremò.

«S-signor S-seb-bastian?» balbettò il biondo, alzando piano le mani come per pararsi da un'esplosione.

Mey Rin era caduta nel posto sbagliato al momento sbagliato

«Lo so, lo so» rispose il demone, pronto a scattare. Doveva ragionare, ragionare in fretta, prima che tutti morissero... Mey Rin sarebbe morta per la sua stupidità, non c'era altra via, ma...

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