17. Conigli

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Circa verso le sei meno un quarto, i nostri ragazzi della casa del grande macello, si alzarono dai loro comodi lettini, che consistevano per Alucard in un pavimento duro, per Ciel in un materasso cucito male e assortimenti vari di cose simili per il resto dei presenti.

Erano finalmente tanto, tanto riposati, pimpanti e pronti a svolgere la loro prova giornaliera.

Si riunirono tutti, com'era normale, al tavolo per la cena, ma all'improvviso una voce tuonò dagli altoparlanti «No! Prima dovete fare la vostra prova, oggi!»

Riluttanti, tutti i concorrenti si alzarono dal tavolo e si diressero verso il salone per capire in cosa consistesse mai la nuova prova, visto che se la dovevano sorbire di prima mattina, mentre Meirin continuava a mangiarsi instancabilmente le dita.

«Bene. Diciamo che l'esito di questa prova non vi sarà dato immediatamente, bensì alla fine della prova in caso di uccisione degli altri o alla fine del reality ...»

Finnian alzò spasmodicamente una mano «Uccisione di chi?»

«Dei morbidi coniglietti rosa».

Alucard si pulì un orecchio con il mignolo, poi si guardò la punta del dito immacolata. Se non aveva le orecchie tappate, allora come mai aveva appena sentito morbidi coniglietti rosa?.

La voce degli altoparlanti rise piano

«Venite avanti» disse, ma quando tutti fecero un passo verso la fonte del suono, la voce li rimbeccò seccamente «Non voi ... non voi! Adesso limitatevi a guardare».

Il pesante portone a due ante che sigillava l'uscita della casa si aprì lentamente e vennero avanti degli uomini in divisa verde. Sembravano un pò dei netturbini, ma avevano tutti una fascia nera, come di lutto, al braccio.

Seras si sorprese

«Mastah!» gridò «Guarda cosa stanno portando!».

Gli uomini reggevano una gabbia ciascuno. E in ogni gabbia vi era un piccolo animale rotondetto, con occhi neri e grandi, teneri, e lunghe orecchie reclinate all'indietro che ogni tanto si muovevano. Erano tutti ricoperti da una folta, morbidissima, pelliccia panna con sfumature rosa e intorno al collo recavano, per l'appunto, un laccetto rosa con un cartellino.

Lizzie saltò in avanti, scoppiante di gioia

«Ah, come sono kawaii! Sono bellissimi! Uh, come sono teneri! Li voglio tutti, li voglio tutti!»

«Calma Lizzie» suggerì la voce dagli altoparlanti «C'è un coniglietto per ciascuno di voi, porta il nome giusto impresso nel cartellino. Ora i coniglietti verranno liberati dalle gabbie e gli addetti se ne andranno, sigillandovi di nuovo dentro casa. Voi dovrete acchiappare il coniglietto giusto oppure, eventualmente, scambiare il coniglietto che avete preso con quello che ha preso il vostro. Insomma, dovete mettervi d'accordo e ognuno dovrà badare al proprio coniglio. Uccidere i conigli altrui proprio oggi, che saranno liberi ed indifesi, è vietato e vale la bellezza di venti punti in meno per la squadra del trasgressore. Bene, siete pronti? Eee, go!».

Gli addetti, con sincronismo perfetto, posarono a terra le gabbie e aprirono le porticine. I coniglietti misero fuori i loro corti musetti spaesati e annusarono l'aria, poi, uno dopo l'altro, si fecero avanti a brevi balzi.

Quando tutti gli animali furono fuori dalle gabbie, gli addetti chiusero le gabbie, girarono sui tacchi con un sincronismo da ballerini e se ne andarono, sbattendo la porta e chiudendola a chiave a doppia mandata.

Adesso i conigli se ne andavano in giro tranquilli, dimenando il batuffolo che era il loro codino e annusando, innocui e ingenui, l'aria.

Sebastian ne afferrò uno, lesse il cartellino dorato attaccato al fiocchetto rosa e lo consegnò al suo padroncino

KuroshihellsingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora