4. La prima volta che mangiarono insieme

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Da un lato del tavolo l'Hellsing, dall'altro la famiglia Phantomhive. Divisi, separati, spaccatura netta di due posti e mezzo, sedie rovesciate sul tavolo per delimitare il confine. Era un confine geografico: le Alpi.

Alucard dispose le forchette sottoforma di due linee a zig zag nel bel mezzo del tavolo e scrisse, con il pennarello nero rubato dalla tasca di Elizabeth senza che lei se ne accorgesse, "territorio degli Hellsing: beware to the vampire".

Dall'altro lato era tutto fiocchetti rosa e blu di raso. Anche se le sedie erano infiocchettate e vestite come esseri umani, avevano le scarpe, quattro ciascuna, e qualcuno gli aveva disegnato degli occhi dolci con la maionese. Ciel Phantomhive sedeva su un trono alto due volte lui e la pasta era arrivata al livello del suo petto solo perché sotto il piatto c'era una pila di libri sull'arte dell'ikebana.

Entrambi i maggiordomi si erano dati da fare per servire al meglio le loro famiglie: Walter aveva portato, su un piatto d'argento così i vampiri non lo potevano toccare, un pollo arrosto grosso come un giovane tacchino, condito con patate gialle farinose e sugo denso e rosso come sangue arterioso. Della fazione Hellsing, solo Integra mangiava cibo umano: il pollo spettava a lei.

Dal lato dei Phantomhive era comparsa sul tavolo una vellutata di carote e dolci frullati. Era un piatto solo e doveva bastare per tutti: come credete, sennò, che avrebbero potuto essere tutti così magri?

Ciel trangugiò una cucchiaiata di vellutata, poi si massaggiò lo stomaco con una mano

«Ah! Come sono pieno!» commentò, mentre la servitù litigava come un branco di cani rabbiosi per quel che rimaneva del piatto, picchiando selvaggiamente Lizzie «E adesso, Sebastian, visto che sono pieno portami il dolce, così finiamo!».

Sebastian si inchinò ancora una volta

«Ghyoi» disse, poi si allontanò.

«Mangiate ben poco» Commentò Alucard, incuriosito e stravaccato a terra con una vacca bianca e nera, come quelle della pubblicità, al guinzaglio «Come fate a sopravvivere?»

«Scherzi? Io sono pienissimo!» Ciel, come al solito, se la prese e si alzò di scatto, ringhiando «Sono così pieno e sazio che ho paura di ingrassare!»

«Se lo dici tu ...» ribatté Alucard, ironico, poco prima di affondare le sue zanne affilate nel collo della vacca.

Seras si avvicinò timidamente al vampiro che si nutriva

«Mastah» disse «Anche io ho fame! Posso mangiare?»

«Accomodati!» ruggì Alucard, comparendo da sopra il collo del bovino con il sangue che gli colava dalle labbra sporche «Ce n'è in abbondanza in un animale come questo!».

Seras morse con gentilezza dall'altro lato del collo, mentre la mucca si limitava a scodinzolare. Era quella che Alucard chiamava "una vacca da sangue", corpulenta, abituata ormai da tempo ad essere salassata da un mostro come lui.

Ciel, osservando la scena macabra, era sul punto di vomitare l'unica cucchiaiata di vellutata che aveva mangiato quando comparve Sebastian, trascinando come un mulo un carrello sormontato di ventiquattro torte da dodici chili l'una con glasse colorate e ciliegie di tutti i tipi, forme, colori e dimensioni. C'era una ciliegina che pesava due chili e un'altra che sembrava un uovo di storione.

Ciel aprì la bocca come un forno e Sebastian ci versò dentro le torte rovesciando il carrello. Beh, forse non fu proprio così, ma quasi ... Ciel si faceva imboccare e mangiava come un velocissimo maiale. Integra era disgustata dalla presenza di tanti dolci e di un bambino che se li ingurgitava a velocità industriale, come quando entra la spazzatura negli inceneritori.

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