8. La prima notte

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Mentre gli umani si ritiravano nelle loro stanze per dormire, la notte calava ed iniziava il periodo in cui erano le creature demoniache a farla da padrone. Il momento di Sebastian, certo, ma anche di Alucard e di Seras.

Questi ultimi camminavano per il corridoio del piano superiore. Alucard era ancora schiumante di rabbia, Seras saltellava con i capelli sparati che saltavano insieme a lei (e non solo).

All'improvviso spalancò gli occhi rossi e lanciò un acuto e lunghissimo «MASTAAAHH!» e si voltò verso il suddetto, provocando la caduta di un mobile e il gemito di Walter nella stanza vicina

«Cos'hai, Police Girl?»

«Seras» corresse automaticamente lei «Ho un impegno urgente, Mastah!»

«Ma mi avevi promesso che giocavamo insieme!»

«Non posso, Mastah, è urgentissimo!»

«Va bene» sbuffò «Di che si tratta?»

«Di un impegno» disse, guardandolo con incredulità, come se fosse strano che il suo Mastah non afferrasse subito ciò che doveva fare

«Cosa? Così ti aiuto»

«Noooo!» Seras levò la mani a palmo aperto contrò il Master, come a dire "Stop!" «Non puoi, Mastah!»

«Perché?»

«Perché no» la Police Girl iniziò a indietreggiare «Perché no ... significa perché no, perché no, perché no perché no ... perché no, perché no, perché no ... perché no, perché no perché no ... perché no» disse titubante, poi abbozzò un saluto alzando velocemente la mano e sorridendo imbarazzata. Poi la vampira svanì nei corridoi bui. Alucard si grattò una tempia. Scrollò le spalle e sbadigliò, poi si voltò e cominciò a camminare, anzi a caracollare dall'altro lato.

Nel frattempo, Sebastian stava vegliando sul suo Bocchan. Era divertente. In realtà, a insaputa del suddetto, parlava nel sonno e diceva un mucchio di cose che nella realtà non avrebbe, quasi sempre, mai detto. Una specie di modo di liberarsi, per lui, ma per Sebastian uno spettacolino divertente, seppure lui si limitasse a sorridere sdentatamente. No, non stentatamente, proprio sdentatamente.

Osservava con divertita premura il suo piccolo padroncino che si agitava nell'enorme letto matrimoniale a baldacchino, munito di tende bianche con lenzuola bianche e materasso bianco. Invece, Ciel aveva un pigiamino morbido azzurro chiaro con la sua faccia gigantesca chibi stampata davanti e dietro il Totengrammaton, il simbolo del patto stipulato fra lui e Sebastian.

Il maggiordomo stava seduto su una semplice sedia accanto al letto.

«Ti voglio bene!» continuava a urlare a squarciagola il conte, con il viso tondeggiante dalla tipica espressione "X3" «Lizzieee!»

Sebastian rise argentinamente a bassa voce, incapace di ridacchiare.

All'improvviso il piccolo Phantomhive abbracciò il cuscino e assunse un'aria seria «Sebastian. Ti ordino di prepararmi il thè, ora!» e detto questo stese il braccio tirando un pugno micidiale in bocca a Sebastian che, se non avesse avuto i denti per fatti suoi, li avrebbe persi o avrebbe rischiato di fare male alla manina delicata del suo teinomane Bocchan.

Sebastian si ritrasse con gli occhi spalancati, temendo di aver svegliato il signorino. Era solo colpa sua se Ciel tirava pugni mentre dormiva!Solo colpa sua se lo aveva preso in faccia!Solo sua se abbracciava un cuscino ... mentre ordinava a lui di portargli un the?!

Il Phantomhive riprese a strizzare il cuscino urlando «Lizziee!».

Dall'altra stanza un mugolio sommesso. Poi una vocina. Dall'altra stanza si udì «Kawai?». Poi piccoli passi.

KuroshihellsingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora